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Una pericolosa guerra del Caucaso

(13 Agosto 2008)

E’ estremamente pericolosa la guerra che si è riaccesa nel Caucaso tra la Russia (che sostiene le istanze indipendentiste di Ossetia del Sud e Abkhazia) e la Georgia che si è sentita le spalle coperte dagli USA e dall’Unione Europea per scatenare il proprio avventurismo militare.
E’ una guerra pericolosa per moltissimi motivi che sono venuti via via accumulandosi nell’ultimo quindicennio e che hanno mostrato concretamente come il mondo sia ormai entrato pienamente nella fase della competizione globale a tutto campo – inclusa quella militare – tra le varie potenze.

1. Nella drammatica guerra riapertasi nel Caucaso (riaperta perché in realtà è in corso dalla seconda metà degli anni Novanta), la posta in gioco non sono più solo gli oleodotti e le rotte delle risorse energetiche tra Asia ed Europa. Questi ne sono stati il motivo scatenante ma nel tempo si sono accumulati a queste contraddizioni i nuovi squilibri e riequilibri nei rapporti di forza a livello mondiale. In tal senso, il multilateralismo invocato come soluzione a questi squilibri, si rivela più conflittuale di quanto lo fosse stato il bipolarismo USA-URSS prima e l’unilateralismo USA poi.

2. In questi giorni sono in molti a chiedersi le ragioni per cui un satrapo caucasico come l’attuale presidente della Georgia abbia ritenuto di poter scatenare una offensiva militare contro la piccola Ossetia del sud legata alla Russia ed in cui erano presenti centinaia di soldati russi in funzione di peacekeeper sulla base di un accordo internazionale. A questi molti interrogativi sarà bene che se aggiungano altri a chiedersi come mai la data per scatenare la ridicola offensiva militare della Georgia abbia coinciso con quella dell’apertura delle Olimpiadi a Pechino.
La Georgia è un vassallo totalmente dipendente dagli USA. Da essi dipende economicamente, politicamente, militarmente. Dunque gli USA non potevano non sapere le intenzioni di Saakashvili. Perché dunque non hanno fermato l’avventurismo del loro satrapo di turno in un giorno in cui il mondo celebrava un evento di segno completamente diverso come l’apertura dei Giochi Olimpici?
La cerimonia inaugurale delle Olimpiadi a Pechino– organizzata in modo fastoso nel segno della storia imperiale e secolare del paese piuttosto che in quella del socialismo - ha rivelato al mondo lo status di nuova potenza mondiale della Cina. Dopo giorni di crescenti polemiche e attacchi anticinesi, di fronte alla cerimonia dell’8 agosto tutti gli osservatori mondiali hanno dovuto prendere atto che la Cina oggi è una potenza da rispettare, da temere, da studiare, da non sottovalutare, una potenza capace di prendersi la ribalta internazionale anche in un clima da guerra fredda come quello che respiriamo ormai da mesi. Lo scatenamento della nuova fase della guerra caucasica ha ottenuto l’effetto di oscurare questo evento sul piano politico e di ricondurlo alla sua dimensione sportiva.

3. L’avventurismo militare di un presidente-fantoccio come Saakashvili, indotto e coperto dalle complicità USA (ma anche di parte dell’Unione Europea) ha aperto così la nuova fase di uno scontro globale tra gli Stati Uniti verso Russia e Cina. Ed erano non pochi in questi anni ad indicare che il terreno di questo scontro non potevano che essere i territori cerniera tra Europa ed Asia centrale.
E’ dal 1997 che gli USA attraverso il “Silk Road Strategy Act”(Documento strategico per la Via della Seta) hanno di fatto avviato quella offensiva nell’area fatta di accordi economici tesi ad escludere Russia e Iran dal sistema di pipelines che porteranno le risorse di petrolio e gas dall’Asia centrale in Europa, ma fatta anche di accordi militari come il GUUAM (Georgia, Ucraina, Uzbekistan, Azerbijan, Moldavia) e interventi bellici come in Afghanistan, in funzione apertamente antirussa e anticinese.
Il 13 luglio 2006 è stato poi inaugurato quell’oleodotto BTC che ha sancito l’esclusione della Russia e dell’Iran dalla nuova Via della Seta (quella degli idrocarburi) per far arrivare gas e petrolio da Baku direttamente nel porto mediterraneo turco di Ceyhan.
Di fronte al fallimento del GUUAM per la defezione di alcuni stati e la controffensiva russa nell’area, gli USA hanno giocato direttamente la carta dell’ingresso nella NATO di Ucraina e Georgia (vedi il recente vertice di Bucarest) ma si sono trovati di fronte alla riluttanza e all’opposizione delle potenze europee aderenti alla NATO.
In questo caso, i governi europei sono stati più lungimiranti della Casa Bianca, perché se la Georgia fosse entrata nella NATO oggi le truppe e gli aerei dell’alleanza sarebbero già impegnati al fianco di un presidente avventurista nella più pericolosa guerra di questa fase della storia del XXI° Secolo. Assai meno lungimiranti sono stati i governi europei quando si sono resi complici dello smantellamento violento della Jugoslavia e della recente secessione del Kosovo. Sarà bene – in un contesto regionale che tende a farsi sempre più a rischio escalation – non sottovalutare neppure la domanda che si è posto oggi un giornale finanziario: “Quale momento migliore per attaccare l’Iran?”.

4. Con il conflitto nelle aspre montagne caucasiche, siamo entrati a pieno titolo nella fase della instabilità e della competizione. Sarà bene che nessuno a sinistra continui a sottovalutare quanto sta accadendo e venga meno alla funzione che i comunisti hanno sempre avuto durante i conflitti bellici che oppongono tra loro le varie potenze: impedire ogni complicità politica, diplomatica, militare, economica del proprio paese con i disegni geopolitici dell'imperialismo e denunciare le conseguenze sociali devastanti della competizione tra le diverse potenze, nessuna esclusa.

11 agosto 2008

la Rete dei Comunisti
www.contropiano.org

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