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(20 Agosto 2008)

L’editorialista Sergio Romano sul Corriere della Sera di oggi 20 agosto: “Russia e UE hanno eccellenti ragioni per andare d’accordo. I russi hanno petrolio e gas, noi abbiamo i capitali, le tecnologie e la cultura economica di cui la Russia ha bisogno. Occorre una Comunità euro-russa per gli idrocarburi e lo sviluppo”.

Osservazione chiara e quasi ovvia, ma non in linea con l’atlantismo spudorato del giornale, che ha parlato di “disegno geopolitico imperiale di Putin” in una vicenda in cui la Russia ha agito solo di rimessa, dopo aver inghiottito per anni l’iniziativa americana in Europa, cominciando con l’aggressione alla Serbia, finita poi recentemente con il riconoscimento di indipendenza del Kosovo, l’estensione della Nato a Ucraina e Georgia, il dispiegamento di missili in Polonia e Repubblica Ceca, l’appoggio alle “rivoluzioni” arancione in paesi ex-sovietici. Tutte iniziative prese unilateralmente solo dagli Usa,senza consultare l’Europa nella cornice ufficiale del suo Parlamento (dove dovrebbe essere tassativo prendere ogni decisione), e senza che dalla Russia venisse alcuna minaccia di qualunque tipo.

Una ingerenza reiterata e inaudita per chi si definisce una democrazia, che ha raggiunto due obiettivi: il primo è quello di aver ridicolizzato l’Europa facendone la politica estera e trattandoci da sudditi, il secondo obiettivo raggiunto è quello di aver interrotto quel processo di reciproca integrazione economica e fiducia tra Russia e Europa, che si basava sul libero mercato e il reciproco interesse.

Senza la presenza militare americana e senza la sua ingerenza politica in questo continente, le cose si sarebbero già evolute, e la Comunità di cui parla Romano si sarebbe già tradotta in una integrazione della Russia nella UE.

Gli americani, capaci solo di fabbricare bugie e nemici (e di esportarci la loro crisi economica), sono in Europa l’unica minaccia alla PACE con lo scopo inconfessabile di impedire questa fusione russo-europea solo perché un polo di questo genere avrebbe un peso mondiale superiore a quello Usa.

In questa chiave vanno anche interpretati tutti i bastoni tra le ruote messi dai loro compari inglesi nell’impedire che la UE si dotasse di strumenti legislativi adatti a farla funzionare come un solo Stato democratico che delibera a maggioranza, anche in politica estera.

Con i poteri giusti e democratici di un vero Parlamento europeo mai la Polonia avrebbe potuto unilateralmente accettare i missili Usa.

L’editorialista Romano, così colto e avveduto nel descrivere la necessità della integrazione tra Europa e Russia, omette però di denunciare il killer di questa storica prospettiva, come se le sue raffinate capacità di analisi politica improvvisamente si oscurassero, anche se ci troviamo di fronte a reiterate e spudorate provocazioni unilaterali di un paese, che tra l’altro con l’Europa non c’entra niente, e che mantiene un apparato militare che nessun cittadino europeo ha deciso con libere elezioni di mantenere o meno.

Sarebbe forse il tempo, di fronte a queste provocazioni Usa che possono provocare reazioni gravi, di fare un referendum europeo se ci conviene o meno mantenere la Nato e le basi Usa sul nostro territorio, perché oggi si parla di guerra, di missili, che fanno parte del gioco imperiale americano che vuole imporci complicità e “nemici”.

Noi desideriamo la PACE, desideriamo farci da soli, come europei, la nostra politica estera, non abbiamo nemici e vogliamo essere liberi di crearci il nostro futuro, con chi ci pare, senza aderire ad alcuna alleanza militare, senza possedere eserciti offensivi, ma con una organizzata ed invincibile difesa europea.

20 agosto 2008

Paolo De Gregorio

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(21 Agosto 2008)

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