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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
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Lo spettro di Chianciano

(7 Agosto 2008)

Ammettiamolo: l’esito del VII Congresso di Rifondazione Comunista è diverso da quello che un po’ tutti avevamo immaginato, e questo impone alcune riflessioni. Nessuna riflessione, invece, merita il Congresso del PdCI, dove il gruppo dirigente responsabile del disastro si è mantenuto saldamente incollato al posto di comando. A Chianciano, non ha vinto la mozione continuista del proconsole pugliese, nonostante le migliaia di cammelli fatti affluire per l’occasione in molti congressi del centro-sud, secondo la migliore tradizione bertinottiana e democristiana. Non solo: a Chianciano non si è nemmeno consumato quell’accordo fra le due principali mozioni congressuali, cosa che veniva ritenuta l’ipotesi più probabile, sia per motivi politici, che per motivi oggettivi.

I motivi oggettivi riguardano principalmente il patrimonio del partito, che – nonostante la dissoluzione della rappresentanza parlamentare – rimane piuttosto consistente, in termini di sedi, rimborsi elettorali e per la stampa, liquidità, ecc. Un patrimonio difficilmente divisibile. Quanto ai motivi politici, l’ipotesi dell’accordo era legittimata, oltre che dai comuni trascorsi governisti dei contendenti, dai continui appelli alla gestione unitaria lanciati dai dirigenti della mozione 1 (quella di Ferrero, Grassi e Mantovani) e dai per niente sotterranei tentativi di accordo a tutti i costi portati avanti da Claudio Grassi, che in migliaia hanno potuto seguire in diretta attraverso le centinaia di messaggi freneticamente inviati dai delegati al forum di Rifondazione su Politica On Line, messaggi che hanno reso più di ogni documento ufficiale il clima di effettiva tensione del Congresso. Una tensione sfociata nei cori e in un “Bandiera Rossa” cantato a squarciagola che hanno preceduto, accompagnato e seguito l’intervento di Paolo Ferrero, così come hanno di fatto oscurato l’intervento del più odiato dei contractors bertinottiani, il ben noto gennarino migliore, capozona partenopeo.

Alla fine, quindi, la mozione di maggioranza relativa è stata messa in minoranza dall’accordo raggiunto da tre mozioni di minoranza, che ha consentito di approvare un documento politico contrapposto a quello bertinottiano e di eleggere il nuovo segretario, nella persona di Paolo Ferrero. Un particolare curioso: sia il primo che il secondo documento sono stati illustrati e presentati da napoletani, uno (giovanni russo spena, ancora lontano dal riconquistare il diritto alla maiuscola) ex capogruppo al Senato, l’altro (gennarino migliore, uno che le maiuscole può pure scordarsele) ex capogruppo alla Camera.

La reazione del proconsole pugliese alla sconfitta non è stata propriamente britannica: escludendo ogni collaborazione con il nuovo segretario e la nuova maggioranza, vendola ha coperto di insulti quello che dovrebbe essere ancora il suo partito e quelli che dovrebbero essere ancora i suoi compagni, ancorché in dissenso da lui. Di seguito, un piccolo florilegio di eleganti dichiarazioni del “poeta”:

- "Questo non è un partito, ma una comunità terapeutica"

- "Ci sarebbe da chiamare il 113 per come si comportano"

- "Una cosa raccapricciante: sono peggio della destra"

- "Hanno preparato un documento delirante: vogliono fare la costituente comunista"

- "Potrei fare la secessione della Puglia..."

- "Rifondazione, un fardello di reazioni di pancia"

- "Rifondazione ora è un’aggregazione informe di gruppi minoritari"

- "Lancio un appello per una campagna di iscrizioni per arrivare a capovolgere la linea di maggioranza"


E non abbiamo riportato le più becere, che comunque potete trovare integralmente su www.bellaciao.org, da dove abbiamo ripreso questo florilegio e da cui apprendiamo che l’ex segretario ed ex Presidente della camera dei Deputati, fausto bertinotti, nello scendere dal palco ha salutato simpaticamente Ferrero con un “Vaffanculo”, per poi commentare: "Questi sono peggio di Antonio Di Pietro: riapriranno tutte le galere". Non si capisce perché a bertinotti & compari Di Pietro andasse bene come ministro del governo Prodi e faccia schifo come oppositore del governo Berlusconi… misteri dell’arcobaleno. Da notare anche un sobrio commento di gennarino migliore: "E’ stato compiuto un delitto politico", che ricorda quello con cui la sua comare patrizia sentinelli, nel lontano 2000, definì il voto con cui la Federazione romana la mise in minoranza, facendo dolorosamente saltare la sua nomina come assessore nell’allora giunta Rutelli: “E’ stato un colpo di mano”. Chissà perché, quando i bertinottiani vengono democraticamente messi in minoranza, le maggioranze diventano delittuose e golpiste.

Naturalmente, la bruciante sconfitta delle comari e dei compari di bertinotti non può che rallegrarci, e l’approvazione di un documento politico che sposta decisamente a sinistra il PRC non può che farci piacere. Altrettanto naturalmente, manteniamo una sana diffidenza verso chi fino a ieri pendeva dalle labbra del piccolo guru in cachemire e collaborava attivamente all’emarginazione ed all’allontanamento di chi pensava ed agiva diversamente, cioè da comunista. Riconosciamo a Paolo Ferrero l’onestà dell’autocritica e della pubblica ammissione di avere sbagliato in prima persona, comportamento più unico che raro in un Paese dove i dirigenti non sbagliano mai e le sconfitte sono sempre colpa degli elettori che non capiscono o del destino cinico e baro. E’ decisamente troppo presto per un’apertura di credito e di fiducia, ma – se non altro – possiamo portarci in vacanza l’immagine dei volti lividi dei maneggioni sconfitti e quel canto liberatorio che ha rimbombato nella sala dove si doveva celebrare il funerale del comunismo e dove, invece, il vecchio spettro si è nuovamente e prepotentemente manifestato.

Arcipelago

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