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(19 Ottobre 2010) Enzo Apicella
WikiLeaks renderà pubblici nuovi documenti segreti USA. Il Pentagono invita media a non pubblicarli.

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(Il nuovo ordine mondiale è guerra)

Caucaso, estate 2008: giochi di guerra (mondiale)

(24 Agosto 2008)

“Volete la distruzione di ogni odio nazionale? Aspirate alla piena solidarietà dei popoli? Sappiate allora, cittadini, che soltanto con la distruzione dell’ineguaglianza, soltanto con l’eliminazione del capitalismo si distruggerà ogni discordia nazionale”
Dal testo di un volantino diffuso in Georgia nel febbraio del 1905 dai Bolscevichi

L’8 agosto, mentre a Pechino si aprivano i giochi olimpici, le truppe georgiane penetravano nell’Ossezia del Sud, da anni in conflitto con Tiblisi in nome dell’indipendenza e dell’annessione alla Russia, e, in una sola giornata, uccidevano 1500 persone. Ciò provocava un intervento di Mosca che, in un conflitto lampo, sbaragliava l’esercito georgiano, penetrando nella regione filorussa e avanzando nel territorio georgiano, fin quasi alla capitale, fra le proteste della Ue e degli Usa (prontamente taciti invece di fronte al massacro della popolazione dell’Ossezia).

La tendenza alla guerra imperialista non conosce stagioni e tregue olimpiche nell’attuale fase di crisi economica mondiale. In particolare, ancora una volta a essere teatro di conflitti armati è il Caucaso che, assieme al Medio Oriente, è una delle aree dove è sempre più evidente il manifestarsi delle contraddizioni internazionali. Stavolta abbiamo visto contrapporsi la Georgia, satellite statunitense e candidata all’adesione alla Nato, alla Russia imperialista di Putin. A dare fuoco alle polveri è stato un intervento militare di vera e propria pulizia etnica contro l’Ossezia meridionale che dal 1989 rivendica l’unione con la parte settentrionale, compresa nella Federazione Russa, costituendo così, assieme all’Abkhazia, regione ugualmente separatista, una vera e propria spina nel fianco dei governi filoamericani insediatisi a Tiblisi. La tensione negli anni è salita fino ad arrivare al conflitto odierno non tanto per fattori locali, quanto a causa della più generale rivalità tra Usa e Russia, potenze divise dalla necessità per entrambe di controllare le risorse energetiche dell’Asia Centrale e del Caucaso, con la cricca di Bush che lotta per mantenere le posizioni di dominio conquistate dopo il crollo dell’Unione Sovietica e quella di Putin e di Medvedev, rappresentanti di un capitalismo in ascesa il quale intende espandersi e punta soprattutto sul monopolio energetico, come l’affermazione del colosso Gazprom dimostra. A ciò va ad aggiungersi il ruolo della Ue, i cui governi temono la dipendenza energetica dalla Russia e puntano a liberarsene buttandosi anch’essi nella corsa al petrolio e al gas asiatici e caucasici o sostenendo ogni frazione di borghesia che punta a minare il potere moscovita come il caso della Serbia, dell’Ucraina e oggi della Georgia dimostrano. Quest’ultima è, del resto, luogo di passaggio dell’oleodotto Bakù-Tiblisi-Ceyan che dall’Azerbaijan porta il petrolio fino alla Turchia, controllato da capitali occidentali (Eni compreso) e capace di far arrivare in Europa un milione di barili al giorno.

Anche al centro di questa guerra vi è dunque la questione della dominazione delle fonti energetiche come strumento per ridefinire la gerarchia tra gruppi imperialisti rivali. Bush e la sua cricca hanno deciso di iniziare una nuova escalation bellica nel Caucaso, affidandola, per procura, al mafioso Saakashvili per compromettere definitivamente i rapporti con la Russia anche in vista di un ricambio politico alla guida degli Usa. La loro frazione di borghesia imperialista è la più guerrafondaia e strategicamente persegue la linea in base alla quale gli Stati Uniti devono tutelare la loro posizione di supremazia mondiale, nonostante la crisi, attraverso le aggressioni militari dirette o affidandole ai regimi ad essi collegati. La frazione di borghesia imperialista più pragmatica e realista si è invece riunita intorno al candidato del Partito Democratico Obama, il quale intende portare avanti una linea politica che non comporti l’allargamento dell’impegno militare americano a nuovi conflitti prima che la Resistenza in Afghanistan e in Iraq siano sconfitte e che sappia, nel frattempo, mediare con i rivali imperialisti di Russia e Cina.

Di fronte a questo nuovo passaggio della guerra mondiale strisciante, il ruolo dei comunisti nel nostro paese deve essere quello di lottare contro le politiche belliciste del governo Berlusconi che oggi, per bocca del fascista La Russa, ministro della difesa, prospetta addirittura lo schieramento di truppe italiane, sotto la bandiera della Ue, in Georgia, naturalmente a difesa di oleodotti e gasdotti. Una lotta che non può cadere nelle sterili illusioni del pacifismo, le quali hanno già mostrato quali disastri possono provocare: si pensi solo all’assenso del governo Prodi al progetto di scudo spaziale, principale strumento strategico di assedio alla Russia ed elemento concreto di precipitazione delle relazioni est/ovest verso una fase di guerra aperta. Una lotta che deve essere innanzitutto lotta di classe, per togliere le redini del mondo alla borghesia poiché, si presenti dietro le insegne a stelle e strisce, dietro l’aquila zarista o dietro il tricolore, essa è sempre e solo una classe capace di portare l’umanità alla miseria e alla distruzione.

USA, RUSSIA E UE: VIA LE VOSTRE MANI INSANGUINATE DAL CAUCASO!

CONTRO LA GUERRA IMPERIALISTA, PER L’INTERNAZIONALISMO PROLETARIO!

OPPORSI ALLE POLITICHE BELLICISTE DEL GOVERNO BERLUSCONI CON LA MOBILITAZIONE POPOLARE E LA LOTTA DI CLASSE!


Agosto 2008

Collettivo “Tazebao”- per la propaganda comunista (PD)

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