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Emergency. Gli italiani hanno confessato.

Emergency. Gli italiani hanno confessato

(12 Aprile 2010) Enzo Apicella
Il governo fantoccio dell'Afghanistan dichiara che i collaboratori di Emergency "hanno confessato". Il ministro Frattini prega che non sia vero "perché sarebbe una vergogna per Italia"

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    (Imperialismo e guerra)

    Due bersaglieri feriti accidentalmente in Afghanistan.

    (1 Settembre 2008)

    La notizia è stata lanciata quest’oggi, 31 agosto 2008, dalle agenzie e confermata dal portavoce dello Stato Maggiore Esercito che comunque ha assicurato che i soldati non erano gravi, che il fatto era stato un incidente dovuto ad un fusto di carburante lanciato con il paracadute da un C130 che aveva investito, forse a causa del vento, i nostri due soldati.

    Si faceva sapere che il tutto era avvenuto in una FOB nel distretto di Bagdis ad occidente di Kabul.

    Per chi non è esperto in cose militari quanto avvenuto può sembrare una cosa banale in un contesto quale quello dell’Afghanistan, dove attentati ed attacchi in quest’ultimo anno si sono moltiplicati facendo cadere la Nato nel terrore di essersi invischiata in un conflitto infinito e sempre più costoso.

    Eppure il piccolo incidente di oggi ha nelle poche striminzite dichiarazioni dell’esercito elementi molto interessanti e che confermano quanto la situazione sia grave e sempre più gravosa anche per le tasche dei contribuenti italiani.

    Esaminiamo il primo punto: la presenza di nostri bersaglieri in una FOB in una parte del territorio abbastanza lontano dalle zone un tempo ritenute infestate da talebani e che invece ora , a quanto pare, necessita di avere distaccamenti sul territorio, presidiati anche da piccole unità, pur col rischio di rimanere isolati a causa del l’aumento della presenza della guerriglia.

    L’urgenza di un aviolancio di qualche fusto di carburante è sinonimo di una situazione di emergenza in cui l’alto costo dell’invio di un C130 per rifornire di qualche centinaio di litri di carburante una Base Avanzata è stato messo in conto ( nelle nostre tasche di contribuenti) pur di rifornire uomini e mezzi che altrimenti avrebbero dovuto attendere tempi lunghi e altro pericolo per la colonna rifornitrice.

    E’ quindi evidente che anche in quella zona un tempo sicura sta divenendo sempre più zona di guerra a tutti gli effetti e l’immagine dei nostri soldati e soldatesse che distribuiscono pannolini e fanno vaccinazioni dovrà a chiare lettere essere cancellata per essere sostituita a quella di una lunga e usurante guerra in un territorio in cui l’Armata Rossa negli anni 80 perse un numero impressionante di uomini e mezzi e la reputazione di essere un esercito invincibile.

    Questo lo sa la NATO e per questo motivo le richieste di rinforzi a tutti i Paesi e nuove regole d’ingaggio che vedano una maggiore libertà nell’uso di artiglierie e mezzi aerei su zone anche abitate da civili: lo sa anche il governo italiano che dovrà trovare giustificazione per i futuri costi in uomini, mezzi e denaro se vorrà mantenere gli impegni presi.

    Cos’è una FOB?

    Ce lo dicono i manuali dell’esercito italiano: la Forward Operating Base è una base avanzata temporanea (o meno) avente scopo di fornire supporto sanitario, munizioni, carburanti ecc per le operazioni tattiche di comando e controllo e comunicazioni su una certa area. Solitamente è fornita di una aviosuperficie o un eliporto. ( in parole povere è un posto avanzato di combattimento, quasi direttamente al contatto con il nemico!)

    Solitamente , aggiungiamo noi, essa è il “tentacolo” di una Fire Base ovvero di un campo trincerato difeso da potenti artiglierie quale per esempio è stato quello che accolse gli alpini della task force Nibbio , a Khost , sempre in Afghanistan nel 2003 e che li vide coinvolti in uno scenario ben diverso di quello una operazione “umanitaria” bensì quello di una difficile operazione di controguerriglia tra i monti e sotto gli attacchi dei mujhaeddin. In quell’occasione fecero bella mostra i nostri mortai da 120 mm nuovi di zecca che tirarono alcune centinaia di colpi (umanitari) contro gli attaccanti la Fire Base “Salerno”.

    Un’operazione tenuta al pubblico quasi segreta per molti mesi e che solo alla sua conclusione il ministro Martino disse che aveva tirato un bel sospiro di sollievo.

    Allora ce la cavammo bene anche se tutte le problematiche dell’operare con automezzi in zone dove le rotabili sono scarse e mal ridotte e dove dietro ogni masso ci può essere un guerrigliero furono ben evidenziate.

    Fu cosi che ufficiali e soldati italiani si ritrovarono ad assaporare gli stessi problemi del rifornimenti di carburante che facevano ricordare quelli della seconda guerra mondiale nel deserto libico.

    Spesso questo carburante al quale si approvvigionano i nostri nelle Fire Base o nelle FOB è trasportato da autisti locali o affittati da compagnie private americane e spesso quel carburante stranamente è inquinato e di una cattiva qualità che manda in tilt il motore dei nostri VM90 che sono la spina dorsale dei movimenti veloci sulle rotabili afgane.

    In caso di dubbi sulla veridicità di quanto detto, chiedetelo agli autisti della task force degli alpini che tra il 30 aprile e 4 maggio 2003 si ritrovarono letteralmente appiedati e bestemmianti sul carburante che gli americani gli avevano rifornito in una FOB nella Bermel Valley in pieno di una operazione di caccia al talebano!

    Quanto è avvenuto oggi potrebbe esser visto in questo contesto o comunque è anche sinonimo di operazioni militari difficili su un terreno che sempre più sta divenendo “difficile”...

    Antonio Camuso
    Osservatorio sui Balcani di Brindisi
    http://www.pugliantagonista.it/osservatorio.htm

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