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Il 15 febbraio a New York: i pacifisti sono traditori!

editoriale del New York Sun del 6 febbraio

(11 Febbraio 2003)

Paragonate questo editoriale del New York Sun (quotidiano conservatore fondato l'anno scorso) alle dichiarazioni di tanti "illustri" esponenti del governo italiano.

Forse che Berlusconi e Bush non stanno solo concordando una comune politica estera di guerra, ma anche una comune politica interna di repressione e criminalizzazione?


Il Sindaco Bloomberg e il Commissario di polizia Kelly stanno rendendo alla gente di NY e al popolo iraqeno un grande servizio, ritardando e ostacolando la protesta contro la guerra prevista per il 15 febbraio. Quanto più a lungo ritarderanno il rilascio dei permessi ai manifestanti e meno tempo gli organizzatori avranno per organizzare l'assembramento, e meno gente ci sarà.

E non vorremmo sopravvalutare la questione, ma in un certo senso meno gente in piazza più facilmente il Presidente procederà ai piani di liberazione dell'Iraq. E più facilmente il popolo iraqeno verrà liberato e i cittadini newyorkesi saranno salvati dalla minaccia di un attacco terroristico d'ispirazione iraqena.

L'Unione per le Libertà Civili, che rappresenta i dimostranti contro la guerra, cita in un'azione legale il Primo Emendamento della Costituzione statunitense, sollecitando un'ing iunzione del tribunale che consenta ai dimostranti di marciare in First Avenue vicino alla sede delle Nazioni Unite, aggiungendo che un obiettivo importante del 15 febbraio è convogliare il messaggio di opposizione alla guerra proprio alle Nazioni Unite.

Ma il diritto di assembramento pacifico nella Costituzione fa riferimento al diritto di indirizzare una petizione al governo per la valutazione delle rivendicazioni. I manifestanti sarebbero su un terreno più solido se volessero inviare un messaggio alla delegazione statunitense alle Nazioni Unite, se in altre parole volessero mandare una petizione al governo, e non alle Nazioni Unite.

I manifestanti probabilmente rivendicano il diritto di libertà di parola. Non è questo a cui la città obietta, ma il marciare nelle strade bloccando il traffico e impegnando massicciamente le forze dell'ordine.

Dato che i dimostranti invocano la Costituzione, dovrebbero leggersi l'Articolo III che dice "il tradimento contro gli Stati Uniti d'America consiste nel muovere guerra contro di essi o nel sostenere i loro nemici, dando loro aiuto e conforto. Nessuno potrà essere accusato di tradimento se non per la testimonianza di due testimoni dei suoi atti, o per la confessione in un tribunale." Non c'è dubbio che Saddam Hussein è un nemico dell'America. L'Iraq è stato l'unico Stato mediorientale che non ha condannato gli attacchi dell'11/9. Un commento della posizione ufficiale iraqena affermava che l'America "stava raccogliendo i frutti dei suoi crimini contro l'umanità".

Un funzionario governativo iraqeno ha reagito alla recente perdita dello Shuttle Columbia dicendo alla Reuters che "Dio ci sta vendicando". E non c'è motivo di dubitare che i manifestanti contro la guerra - che noi preferiamo chiamare manifestanti contro la liberazione dell'Iraq - stanno come minimo fornendo conforto a Saddam. In una interv ista tel evisiva di qiesta settimana Saddam ha detto "Ammiriamo lo sviluppo dei movimenti pacifisti in tutto il mondo negli ultimi anni. Preghiamo Dio che dia forza a tutti coloro che lavorano contro la guerra e per la causa della pace e della sicurezza basata su una giusta pace per tutti." Dopo l'ultima grande manifestazione il mese scorso a Washington, Saddam ha salutato le proteste pacifiste come prova che gli Americani sostengono più l'Iraq che il Presidente Bush.

"Vi sostengono perché sanno che i malvagi bersagliano l'Iraq per zittire ogni voce di dissenso alle loro politiche malvage e distruttive" Saddam ha detto agli ufficiali anziani incluso suo figlio Qusay comandante della Guardia repubblicana.

Così la polizia di NY potrebbe fare di più, in sostanza, che permettere la protesta, e mandare due testimoni per ogni partecipante, nell'ottica di mantenere almeno la possibilità di un procedimento per tradimento. E questo rispet tando non solo alcuni, ma tutti in blocco, i principi costituzionali.

Per coloro che si preoccupano dei diritti civili, citeremo l'argomento pragmatico preso l'altra sera, fra gli altri, dal tre volte premio Pulitzer T.Friedman: "Io penso che siamo un 11 settembre distanti dalla fine della società aperta" esprimento che se i terroristi colpiranno ancora l'America uccidendo un gran numero di americani, la pressione per frenare i diritti civili sarà enorme e inarrestabile.

Ciò che ne concludiamo è che più successo avranno i manifestanti a New York, meno possibilità avranno di godere della preziosa libertà costituzionale di manifestare qui la prossima volta.

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