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L’autunno della sinistra. Errare è umano, ma perseverare è diabolico!

(13 Settembre 2008)

L’autunno è ancora lontano e ad arroventare il clima ci stanno pensando le alte temperature più che le annunciate e mai convocate mobilitazioni della sinistra ex arcobaleno. Ma in compenso su giornali e siti internet ad impazzare è la polemica proprio sull’autunno caldo: la data della discordia sembra essere quella dell’11 ottobre. Nel mese di ottobre infatti alcune forze politiche della ex sinistra radicale vorrebbero giocare la carta dell’adunata identitaria e folcloristica, per contendere il campo a quella annunciata ormai 4 mesi fa dal Partito Democratico che si terrà il 25 di ottobre. Se le correnti vendoliane del Prc sconfitte sul filo di lana nel congresso estivo del partito che fu di Bertinotti sembrano aver scelto di aderire direttamente al grande happening ‘democratico’ del 25, non è ancora chiaro chi ci sarà all’appuntamento dell’11. Convocato parecchie settimane fa da Marco Ferrando in nome dell’unità delle sinistra di opposizione contro le nefandezze del Governo Berlusconi, fino a pochi giorni fa sembrava scontata la partecipazione sia della maggioranza ferreriana del PRC che del Partito di Diliberto. Un’adesione pesante che avrebbe trasformato l’appuntamento in una grande festa colorata di rosso per mettere finalmente la testa fuori dal bunker e rinfrancare militanti e simpatizzanti dopo la batosta elettorale dello scorso 14 aprile. Diciamo sembrava perché qualche giorno fa una nota dello stesso Ferrero ci teneva a precisare che il suo partito non aveva convocato nessun appuntamento di piazza alla quale poi far aderire altre forze della sinistra. A gettarsi nella mischia ci ha pensato nel frattempo quell’Antonio Di Pietro che già prima dell’estate aveva organizzato il No Cav Day a Piazza Navona quando le ex sinistre arcobaleno ancora si stavano leccando le ferite rintanati nelle loro sedi a preparare i congressi.

A questo punto non è chiaro se la manifestazione ci sarà o no, chi la promuoverà e chi vi parteciperà. Soprattutto non è chiaro quali saranno i suoi contenuti. Fatto sta che da questa vicenda emerge una curiosa quando inopportuna coazione a ripetere da parte di una sinistra che stenta a comprendere le cause e le conseguenze del terremoto del 13 e 14 aprile scorso. A settori sociali e politici che continuano a chiedere risposte chiare e coerenti ai loro bisogni le direzioni dei partiti sembrano rispondere riproponendo la trita ritualità della manifestazione autunnale. Nessuna progettualità politica, nessuna mobilitazione concreta e incisiva, nessuna proposta di alleanza nella società che permetta di risalire la china dopo la caduta nel baratro. Solo una sfilata, e chi s’è visto s’è visto. Poco importa che il 17 ottobre, neanche una settimana dopo, tutto il sindacalismo di base abbia indetto una importante giornata di sciopero generale ben prima che dal cilindro di qualche partito uscisse il coniglietto della scampagnata autunnale.

E’ la realtà dei fatti ad indicare come la mancanza di autonomia e di indipendenza politica e culturale da parte dei partiti della sinistra non possa che condannarli a subire ancora la situazione piuttosto che a esserne protagonisti, ad essere oggetti piuttosto che soggetti della dinamica politica del nostro paese.

Di fronte alla pesantissima crisi sociale che attraversa il paese, ad una crisi politica della sinistra talmente devastante da agevolare in molti contesti sociali l’affermazione di un’egemonia reazionaria e apertamente fascista, i partiti della sinistra cosa propongono ai propri militanti disorientati e avviliti?

Le bandiere rosse, ci è sembrato di capire, non bastano più. Il 20 ottobre dell’anno scorso furono in centinaia di migliaia a scendere in piazza a Roma in nome dell’orgoglio ‘comunista’. Ma poi tornarono a casa, mentre i loro dirigenti e i loro rappresentanti in parlamento votavano leggi tra le più antipopolari della storia recente dell’Italia. Errare è umano, ma perseverare è diabolico!

editoriale di lunedì 8 settembre

Radio Città Aperta

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