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Le guerre non cadono dal cielo

adesione alla manifestazione del 15 febbraio del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia

(13 Febbraio 2003)

Le crisi internazionali "esplodono" sui giornali ed alla TV come se piovessero dal cielo. Staccate dal contesto, esse sembrano ciascuna un episodio a se' stante, un "impazzimento della Storia".

Questa visione delle crisi internazionali e' mistificatoria. Questo rimandare alla "pazzia" - di Saddam o di Milosevic o dei fondamentalisti islamici - e' ridicolo, e non accontenta ne' convince piu' nessuno. In queste ultime settimane, assistendo al "balletto degli ispettori" le opinioni pubbliche hanno avuto la percezione che si stesse lavorando alacremente per escogitare dei puri pretesti, per poter aggredire l'Iraq a tutti i costi.

Strano. Con l'abbattimento del Muro di Berlino ci avevano forse raccontato favole sull'"era di pace e di progresso" che si stava per aprire? E' proprio da allora, infatti, che gli episodi di guerra si sono moltiplicati, susseguendosi con un ritmo sempre piu' incalzante, senza risparmiare nemmeno il cuore dell'Europa.

La Jugoslavia "e' stata suicidata"

In Europa, per adesso, sono gli jugoslavi a dover pagare il prezzo piu' caro di una ristrutturazione geopolitica decisa a loro insaputa e contro di loro. A partire dal riconoscimento diplomatico delle Repubbliche secessioniste (1991) l'Occidente ha fatto il "doppio gioco" con la Jugoslavia, proclamandosi pompiere mentre gettava benzina sui focolai di crisi. Un "doppio gioco" che ha causato indicibili tragedie umane, ridisegnando i Balcani secondo protettorati coloniali come ai tempi dell'occupazione nazifascista, trasformandone i territori in servitu' militari occidentali e bacini di sfruttamento delle risorse e della forza-lavoro, devastando le basi della convivenza civile e della cultura comune di quelle genti.

Il voto del Parlamento Federale Jugoslavo del 4 febbraio scorso ha rappresentato un compimento simbolico di questo progetto revanscista e sanguinario. Realizzato su procura delle consorterie occidentali da indegni rappresentanti politici locali, esso ha portato da ultimo alla cancellazione dello stesso nome della "Jugoslavia" dalle cartine geografiche dell'Europa, ed alla nascita di una provvisoria "Unione di Serbia e Montenegro" destinata ad ulteriormente spezzettarsi nel giro di tre anni. Il nuovo status e' infatti transitorio, ed e' funzionale solo all'ulteriore disgregazione del paese, dunque alla creazione di nuove frontiere a dividere gli abitanti di quelle terre.

Il voto del Parlamento Federale viene accolto con grande giubilo dal suo piu' grande "sponsor", Xavier Solana, gia' ben noto alle popolazioni locali per avere comandato la aggressione militare del 1999. Aggressione cui l'Italia prese parte, e che fu condotta con mezzi impari e modalita' vigliacche. Da chilometri di altezza furono colpite infrastrutture civili e militari, causando centinaia di morti civili. Gli jugoslavi hanno estratto i cadaveri di concittadini, amici e parenti nelle piazze dei mercati, dalle lamiere dei treni sventrati, dai resti dei convogli di profughi, dagli ospedali, dalle abitazioni. La NATO ha colpito per mettere in ginocchio tutto il paese, devastandone le infrastrutture. Hanno bombardato obiettivi situati a molte centinaia di chilometri di distanza dal Kosovo-Metohija che dicevano di voler "salvare"... In Kosovo-Metohija hanno bombardato con l'uranio impoverito. Hanno bombardato il petrolchimico di Pancevo, a pochi chilometri da Belgrado, intenzionalmente per causare la fuoriuscita di gas altamente venefici. Attraverso l'effetto di lunga durata degli agenti cancerogeni, la NATO sta uccidendo ancora oggi.

La popolazione locale e' oggi allo stremo

Hanno bombardato le fabbriche, incuranti degli operai che le presidiavano. Hanno ridotto la popolazione in condizioni misere. Con il nuovo governo filo-occidentale, che ha interrotto gli sforzi di ricostruzione ed ha messo in svendita tutte le ricchezze del paese, la disoccupazione in Serbia ha raggiunto livelli record ed e' in continua crescita. Il maggior polo industriale, la "Zastava" di Kragujevac, e' stato offerto su di un piatto d'argento ad un piccolo imprenditore statunitense. Intanto, le famiglie dei lavoratori patiscono la fame: l'aiuto che arriva dall'Italia, grazie al movimento delle "adozioni a distanza", e' per loro adesso piu' indispensabile che mai.

Nel Kosovo-Metohija regna oggi un regime del terrore: sotto gli occhi disattenti e complici di decine di migliaia di soldati NATO e' stata pressoche' completata la pulizia etnica ai danni delle nazionalita' non-albanesi e degli albanesi non-secessionisti. I "desaparecidos" sono migliaia, gli attentati a sfondo razzista continuano. La zona e' in mano agli ex-guerriglieri dell'UCK, sostenuti economicamente dai traffici di droga, armi e prostituzione. Le grandissime risorse della provincia, specialmente minerarie, sono state espropriate allo Stato jugoslavo, e la produzione di ogni tipo e' bloccata. Le poche possibilita' di lavoro "onesto" per i giovani kosovaro-albanesi vengono dalle truppe straniere di occupazione: ad esempio nell'immensa base militare USA di Camp Bondsteel, presso Urosevac, il piu' grande insediamento militare USA all'estero dai tempi del Vietnam.

La situazione attuale nei Balcani, non solo in Serbia, e' la dimostrazione clamorosa della ipocrisia delle grandi potenze. In particolare, le "ragioni umanitarie" sempre addotte dagli USA e dai loro alleati per far scoppiare le guerre hanno coperto uno spietato progetto di ricolonizzazione.

La Jugoslavia come l'Iraq

Come in Jugoslavia, anche in Iraq sanno bene che la guerra contro di loro viene preparata ed accompagnata dalla disinformazione strategica, gestita a livello globale da agenzie specializzate e corporation del settore, come la Hill&Knowlton, la Ruder&Finn, la ITN, il Rendon Group, gli istituti legati ai governi occidentali ed alla Fondazione Soros.

Come in Jugoslavia, anche in Iraq la promessa di "dare alla popolazione locale un governo democratico" e' un cinico imbroglio: l'Occidente portera' distruzione, insediamenti militari, disoccupazione e miseria. Portera' nuovi confini a dividere le genti, portera' divisione ed odio "etnico", e regimi coloniali repressivi ed antipopolari.

Come in Jugoslavia, anche in Iraq la guerra "umanitaria" viene combattuta con l'uranio impoverito, con i bombardamenti sulle infrastrutture e sugli insediamenti civili, con conseguenze mortali sull'ambiente e sulla salute.

Come in Jugoslavia, anche in Iraq l'Occidente vuole sottrarre le risorse, le materie prime, il petrolio ed il gas naturale. Vuole controllare militarmente tutte le rotte per il loro transito.

La nostra adesione

Sulla scorta della nostra drammatica esperienza di jugoslavi e di jugoslavisti, ci opponiamo risolutamente alla paventata aggressione contro l'Iraq ed aderiamo alla manifestazione del 15 febbraio 2003 a Roma, invitando tutti a partecipare. Facciamo appello al movimento contro la guerra affinche' si tenga ben presente che prima della guerra all'Iraq ce ne sono state altre, ed altre ancora potrebbero seguire: e' tempo di guardare alle ragioni vere, strutturali, delle guerre scatenate dagli USA e dai loro alleati. Facciamo appello a tutti i cittadini democratici contro la "rimozione" della vicenda jugoslava, per sconfiggere l'omerta' che copre il crimine in atto contro le popolazioni balcaniche. Perche' tutti comprendano, anche attraverso l'emblematico caso jugoslavo, che le guerre non piovono da cielo.

CONTRO LA GUERRA AMERICANA, CONTRO LE SPESE MILITARI
CONTRO L'USO DELLE BASI NATO IN ITALIA
PER IL RITIRO DEI SOLDATI ITALIANI ALL'ESTERO

PER LA PACE E LA SOLIDARIETA' FRA TUTTI I POPOLI
NO ALLA GUERRA, SENZA "SE" E SENZA "MA"

Appuntamento a Roma, sabato 15/2 alle ore 14, in Piazzale Ostiense, di fronte alla sede dell'ACEA

febbraio 2003

Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia

Fonte

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