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Nel "giardino di casa" degli USA

Nel giardino di casa degli USA

(5 Ottobre 2010) Enzo Apicella
Elezioni presidenziali 2010. Il Brasile si sposta a sinistra.

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(13 Settembre 2008)

Finalmente,invece dei viscidi bizantinismi diplomatici, si ode dall’America Latina qualche parola autentica, che definisce il ruolo degli Usa, che continuano, come nel resto del mondo, ad intromettersi negli affari interni di altri paesi, cercando di creare situazioni a loro gradite, appoggiando golpisti e dittatori, in una storia che comincia nel 1973 con il colpo di stato in Cile, appoggiato appunto da quelle mierde di americani, contro il presidente Allende, democraticamente eletto.

Un ex dipendente del Dipartimento di Stato, William Blum, nel suo libro “Con la scusa della libertà”, ci parla diffusamente dei colpi di stato programmati in America Latina, del ruolo dei servizi segreti, addirittura dell’addestramento a Fort Benning, negli Usa, di ufficiali di paesi latino-americani sul come torturare e creare disordini,

La gloriosa storia delle ingerenze in America Latina continua oggi cercando di destabilizzare Bolivia e Venezuela i cui governi hanno finalmente deciso di espellere gli ambasciatori Usa dal loro territorio, dove stanno portando soldi e consigli per rovesciare regimi ritenuti ostili.

Anche l’Argentina e l’Honduras sono sotto l’attenzione di Bush, e in queste ore stanno pensando di espellere anche essi gli ambasciatori statunitensi.

Credo proprio che per far finire per sempre questa inaudita e vigliacca prepotenza degli Usa si dovrebbero accelerare alcune decisioni da parte dei più importanti paesi latino-americani, Brasile in testa, per fare una Confederazione di tutti i paesi sud-americani, tipo UE, che parli con una voce sola, abbia una sola moneta e si integri economicamente e politicamente, e soprattutto che tutte le materie prime, petrolio venezuelano per primo, non vengano più vendute agli Usa, men che meno il biocarburante che il presidente brasiliano Lula si era impegnato a fornire nell’ultima visita di Bush, e che tutte le proprietà degli Usa vengano nazionalizzate come risarcimento dei decennali eccidi compiuti dai dittatori appoggiati dalla Casa Bianca e dal Pentagono.

Cacciare per sempre i nord-americani dalla America Latina significa avere un futuro per quelle popolazioni. D’altronde sarebbe una risposta a quel muro d’acciaio, che nessuno ricorda, costruito dagli yankee ai confini con il Messico, che diventi invalicabile anche per chi l’ha costruito, e ognuno si faccia il proprio destino a casa propria.

L’incredibile, cinquantennale, embargo verso Cuba è un provvedimento contro una nazione che non poteva minacciare in alcun modo gli Stati Uniti, eppure lo presero solo per odio politico di fanatici religiosi intolleranti, che non ammettono democraticamente che vi possono essere organizzazioni sociali diverse dal capitalismo. La giusta risposta, simmetrica, deve essere quella di non avere più rapporti di alcun tipo con gli Usa, restituendo pan per focaccia, una sorta di contrappasso storico, in cui si restituisce quello che si è subito.

Spero proprio che la strada sia questa, anche se costerà sacrifici, ma niente di ciò che conta si ottiene facilmente.

13 settembre 2008

Paolo De Gregorio

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