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Un percorso partecipato e una alleanza dei movimenti per i conflitti dell'Autunno. Sostegno allo sciopero del 17 ottobre, assemblea il 5 ottobre

Comunicato sulla riunione del 9 settembre a Roma promossa da Cobas,
Collettivi Universitari, Rdb, Rete dei Comunisti, Sinistra Critica

(11 Settembre 2008)

Un'assemblea nazionale dei vari movimenti e conflitti sociali in corso il 5 ottobre, il pieno sostegno allo sciopero generale del 17 ottobre promosso dal sindacalismo di base, l'avvio di un percorso partecipato per una manifestazione nazionale a novembre che sia il punto di approdo di una nuova unità dei movimenti. E' questo il risultato della partecipata riunione che si è svolta martedì pomeriggio su iniziativa di Cobas, Collettivi universitari di Roma, Rdb, Sinistra Critica, Rete dei comunisti ma anche di Giorgio Cremaschi e Marco Bersani, e a cui hanno partecipato circa 200 persone e diverse organizzazioni.
L'assemblea ha sostenuto l'importanza dello sciopero del 17 ottobre come importantissima giornata di lotta a partire dai luoghi di lavoro e come unica iniziativa, finora, di sciopero contro il governo. Una giornata che verrà allargata anche a strutture non direttamente sindacali come centri sociali, associazioni e collettivi studenteschi, comitati di lotta territoriali.
Ma prima del 17 ottobre si terrà un'assemblea nazionale, la data proposta su cui fare eventuali verifiche è il 5 ottobre, come momento vero di confronto tra varie strutture oggi impegnate in vertenze e conflitti sociali; un'assemblea che sia in grado di mettere in relazione tra loro lavoratori e lavoratrici, reti migranti, studenti, collettivi lgpt e femministe, reti contro la guerra e comitati territoriali per la difesa ambientale.
Per la riuscita di questa assemblea è essenziale che se ne cominci a discutere con appuntamenti e luoghi di discussione a livello locale e settoriale.
Scopo dell'assemblea del 5 è quello di analizzare la insidiosa situazione politica del paese, l'attacco profondo portato dalle destre al governo, dalla Confindustria, dal Vaticano, gli effetti della subalternità del PD al governo ma soprattutto creare le condizioni per una vera opposizione sociale, favorire la convergenza e il coordinamento delle situazioni in lotta e valutare la fattibilità e utilità di una manifestazione nazionale per il mese di novembre.
Consapevole che solo un percorso partecipato e collettivo, trasparente e democratico, fondato sull'autonomia e l'organizzazione dei soggetti sociali può oggi costruire un'opposizione duratura al governo Berlusconi e non solo una rappresentazione istantanea del conflitto – come è stata la manifestazione dello scorso 20 ottobre - l'assemblea, a grande maggioranza, ha escluso che l'11 ottobre possa diventare una data utile e anzi ha sottolineato in molti interventi come quella scadenza sia esplicitamente calata dall'alto e imposta dalla necessità dei partiti dell'Arcobaleno di ridare forza e senso alla propria esistenza piuttosto che innescare una dinamica di confronto con i movimenti sociali e i sindacati di base. Un grave errore politico, dunque, che esplicita, obiettivamente, un disprezzo nei confronti della stessa giornata di lotta del 17 ottobre indetta da diverso tempo e scaturita da una rilevante assemblea di delegati e delegate sindacali tenuta a Milano lo scorso 17 maggio.
Sulla base dell'introduzione dell'assemblea del 9, dunque, tutte le strutture interessate, verranno coinvolte nell'indizione dell'assemblea del 5 e sollecitate a offrire il proprio contributo di analisi, idee e proposte.

La relazione introduttiva della riunione del 9 settembre a Roma

La riunione di oggi è l'apertura di un confronto sull'urgenza e le caratteristiche di una mobilitazione politica e sociale nel nostro paese – per l'autunno ma non solo per l'autunno – ma è anche un passaggio del percorso che alcune soggettività politiche e sociali hanno avviato dal 9 giugno 2007 a oggi.

In questo percorso ci sono stati dei risultati minimi ma importanti. Abbiamo infatti contribuito alla nascita e alla continuità del Patto contro la guerra che – sia con il governo Prodi che con quello Berlusconi - ha tenuto in piedi l'iniziativa antimilitarista e un livello di analisi avanzato sul ruolo dell'Italia dentro la guerra permanente. Abbiamo anche contribuito a creare le condizioni per il superamento della frammentazione del sindacalismo di base che si appresta a dare battaglia a tutto campo nelle prossime settimane. Sono risultati minimi ma veri che hanno tenuto in piedi la mobilitazione e il dibattito quando la sinistra era appiattita sul governismo a fianco di Prodi operando una rottura con i movimenti sociali e lo hanno fatto anche quando la sinistra di governo ha smobilitato dopo la sconfitta elettorale di aprile seminando disorientamento e demoralizzazione

Con l'incontro di oggi intendiamo lanciare la sfida affinché i movimenti sociali e un'area della sinistra anticapitalista (che ci auguriamo possa e sappia ampliarsi) entrino in campo dandosi un percorso e una agenda di mobilitazione e confronto politico sui temi di fondo che richiedono una opposizione al nuovo governo e una alternativa alla coazione a ripetere che ci viene riproposta dalle forze politiche della sinistra che non sembrano aver tratto lezioni dagli avvenimenti politici di questi anni. Questo atteggiamento a fronte della diffusione e penetrazione di una egemonia culturale reazionaria e fascista nei settori popolari e giovanili diventa ancora più grave. I fascisti che accoltellano i compagni si sentono alle spalle un senso comune reazionario che incontra scarsa resistenza e di cui i partiti della sinistra portano enormi responsabilità .

La situazione sociale è pesantissima sotto ogni punto di vista. Ad esempio, un recente sondaggio rivela che ormai carovita e disoccupazione sono i primi problemi per la società, mentre la sicurezza è scesa al quinto posto. La "lotta di classe" che governo e Confindustria praticano contro i lavoratori rivela ormai una arroganza che riporta il paese agli anni cinquanta. Licenziamenti politici e licenziamenti di massa, sottrazione diretta di quote di salario dalle buste paga, aumento del comando e degli apparati coercitivi sui posti di lavoro e nella società, abolizione della contrattazione collettiva sono sotto gli occhi di tutti. Questo scenario economico-sociale è estremamente vulnerabile anche sulla base degli scossoni della crisi internazionale.

Il processo regressivo messo in campo sul piano economico e sociale è reciprocamente connesso con l'emergenza democratica e la restaurazione culturale. Il governo e le amministrazioni locali (di centro-destra e di centro-sinistra) riducono sistematicamente gli spazi di libertà individuali e collettivi alimentando tra l'altro un razzismo che produce guasti profondi. Il PD scatena una competizione a destra con il governo su tutti i terreni e il Vaticano approfitta della ritirata politica e culturale per ipotecare ogni aspetto della vita sociale e dei diritti civili.

Parallelamente, in uno scenario che vede acutizzarsi la competizione tra le varie potenze (vedi la guerra nel Caucaso) e i rischi di guerra, l'Italia rimane pienamente attiva nella sanguinosa occupazione dell'Afghanistan (ormai diventato un mattatoio per la popolazione civile), non recede dalla militarizzazione del territorio (a Vicenza ma non solo) e reintroduce il militarismo come fattore di egemonia culturale nella società ostentando capillarmente pattuglie di militari nelle aree metropolitane.

Ci sarebbero dunque tutte le condizioni obiettive per cercare di avviare una controtendenza politica, sociale e culturale che dia battaglia nei prossimi mesi. Ma con quali strumenti, quali interlocutori, quale agenda? E' questo il senso del confronto di oggi

La prima questione da discutere sono i punti su cui ingaggiare la sfida del conflitto sociale reale e non accontentarsi più della rappresentazione del conflitto sociale stesso. Questo è un punto dirimente. Intorno a questo programma di opposizione è possibile o no creare una convergenza, una alleanza attiva di forze sociali, politiche e intellettuali che riescano a pianificare un percorso di iniziativa legato ai settori sociali e non ai riti della politica? Qui c'è da discutere, valutare e decidere collettivamente sulla base dell'analisi concreta della realtà concreta. Si tratta di operare una rottura culturale con il modo di discutere e di procedere seguito in tutti questi anni che ha portato alla crisi i partiti della sinistra e che oggi rischia di essere riproposto come coazione a ripetere e che mette a disposizione come orizzonte politico solo le elezioni europee e non la ripresa, la crescita, il consolidamento di una opposizione politica e sociale effettiva nel paese.

Nella piattaforma ampia che proponiamo ci sono ovviamente le questioni su cui in questi anni e in questi mesi ci siamo opposti prima con il governo Prodi ed ora con il governo Berlusconi: la questione del salario e del carovita, la difesa dei servizi pubblici a cominciare dalla scuola e la difesa della contrattazione collettiva; la difesa attiva dei diritti dei migranti; il no alla guerra e alla politica militarista dell'Italia, per il ritiro delle truppe e la chiusura delle basi militari, a partire da Vicenza; la difesa delle vertenze territoriali contro la devastazione ambientale a partire dalle lotte contro gli inceneritori e le discariche; la difesa delle libertà civili e la conquista di nuovi diritti contro le ingerenze vaticane ; la difesa delle libertà democratiche contro la repressione verso i movimenti sociali e il razzismo.

Da questo punto di vista, lo sciopero generale del 17 ottobre è un appuntamento significativo che può e deve assumere il carattere di un appuntamento collettivo e non solo dei lavoratori che scenderanno in sciopero.

La seconda questione è il percorso. Riteniamo importante il passaggio di una assemblea nazionale a ottobre che discuta la proposta di alleanza, l'agenda politica e i punti di programma della mobilitazione ed entri in campo pubblicamente con una grande manifestazione nazionale dell'opposizione sociale e dei settori in lotta a novembre. Su questo chiediamo esplicitamente di far convergere le proposte di manifestazione che stanno circolando in queste settimane.

Per quanto riguarda la proposta di una manifestazione l'11 ottobre riteniamo davvero incomprensibile, e grave, che si voglia far ripartire un ciclo di lotta adottando una data così prossima e sovrapposta allo sciopero generale del sindacalismo di base indetto per il 17 ottobre. Sciopero che scaturisce da un'importante, e riuscita, assemblea nazionale lo scorso 17 maggio e che può spingere a una riattivizzazione del conflitto direttamente nei posti di lavoro. Non disconosciamo le ragioni e l'importanza di una mobilitazione strettamente politica che auspichiamo con il percorso qui proposto (assemblea agli inizi di ottobre, il 5, e manifestazione nazionale entro novembre) ma pensiamo che una data calata improvvisamente dall'alto rappresenti oggi una coazione a ripetere da parte della sinistra, gli stessi errori che ne hanno decretato la sconfitta elettorale e la marginalità sociale.

Si tratta infine di preparare la discussione sulle forme possibili dell'alleanza come sperimentazione concreta di un percorso unitario e come rottura culturale con la modalità che ha portato alla crisi la sinistra nel nostro paese.

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