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... e nemmeno Suleiman

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Meglio falliti che in mano a 'sti banditi

(21 Settembre 2008)

Ma come ... centinaia di pennivendoli, da settimane ci cantano le lodi dei “16 capitani coraggiosi” che, come nelle favole a lieto fine, vengono a salvare una compagnia in dissesto, il lavoro di tanti padri di famiglia disperati, le sorti del “sistema paese” e il buon nome della nazione italiana … e questi “ingrati” applaudono alla loro ingloriosa fuga?
Ma come … il gotha del capitalismo italiano trattato come si tratterebbero dei volgari truffatori o dei banditi da strada.
C’è da fare schizzare il culo dalle sedie ai tanti direttori di giornali che vendono le loro menzogne a chili, ai tanti politici preoccupati per le sorti della loro prossima campagna elettorale, ai tanti sindacalisti dalla firma facile, e soprattutto ai tanti estimatori del santone di Arcore che questa volta il miracolo non l’ha fatto.
E sarebbe stato un miracolo coi fiocchi. Meglio di quello fatto da D’Alema ai tempi della Telecom (una società in attivo comprata dal cavaliere Colaninno a metà del suo valore e lasciata indebitata per 30 miliardi di euro).

Ora la delusione è grande. E l’invettiva, il livore, il “fateli fallire”, la racconta lunga sulle simpatie (e sull’odio) di classe dei tanti bacchettatori degli applausi di Fiumicino.
Eppure in quegli applausi qualcosa ha fatto capolino, un fantasma che si pensava fosse stato esorcizzato da tempo, uno spettro, lo spettro di chi non si arrende allo sfruttamento e alla rapina del proprio lavoro anche di fronte al ricatto vigliacco del licenziamento. La dignità di chi non vuole essere venduto a una cordata di banditi.
E quei lavoratori, confusi, isolati, sbandati, ci hanno dato una lezione. Il loro istinto ha colto la sostanza di quello che stava accadendo più di tante analisi e di tanti discorsi.

Banditi. Sono questi i padroni. Banditi pronti a approfittare di ogni minima occasione per aumentare i loro profitti. Speculatori che costruiscono le loro fortune sull’insicurezza, sulle crisi (vere o presunte), sulla distruzione di risorse umane e materiali. Corpo estraneo accampato all’interno di un mondo che lavora e si guadagna il pane onestamente. La causa prima, NON la cura della malattia.
Banditi che volevano guadagnare sulla parte appetibile di Alitalia lasciando alla collettività l’onere di pagare i debiti e di sostenere quei lavoratori lasciati per strada, secondo la logica di un capitalismo ormai vecchio e malato che socializza le perdite e privatizza i profitti.

Certo si potrebbero socializzare anche i profitti, rinazionalizzare Alitalia, farne una società NON quotata in borsa e non costretta a inseguire le leggi della remunerazione del capitale, si potrebbe ristrutturarla e renderla efficiente, e siamo sicuri che quei lavoratori di Fiumicino accetterebbero pure di farli i sacrifici per un’azienda che sentirebbero loro (e magari un buon ragioniere ci spiegherebbe che a conti fatti costerebbe molto meno alla collettività). Si potrebbe … ma nazionalizzare è roba di comunisti … meglio il massacro sociale e il saccheggio di tutto ciò che ha valore … anche se questa volta non riceveranno gli applausi delle vittime e – chissà – forse qualcosa cambierà nella coscienza di tanti, e un piccolo granello di sabbia farà stridere fastidiosamente gli ingranaggi su cui si basa l’egemonia culturale della classe dei “16 capitani coraggiosi”.

20 settembre 2008

Gattoselvaggio a cura di Mario Gangarossa

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