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Psicocomunista

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(14 Novembre 2010) Enzo Apicella

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    A proposito dell'11 ottobre

    lettera aperta inviata a Manifesto, Liberazione, Carta.

    (17 Settembre 2008)

    Siamo singole persone, impegnate da sempre contro la guerra, per una pace nutrita di giustizia sociale, rispettosa del pianeta su cui siamo tutti confinati.

    Abbiamo partecipato alle mobilitazioni che hanno gridato che un altro mondo è possibile e necessario, anzi, indispensabile.

    Siamo tra quelle persone che hanno avuto molti dubbi sull'accordo che ha portato alla nascita e alla vittoria risicata del governo Prodi.

    Siamo quelle/i che, fin dai primi atti del governo Prodi, hanno detto che una politica antisociale, contro l'ambiente, che accettava la guerra era incompatibile con gli ideali e i valori della sinistra.

    Abbiamo sostenuto, fin dall'inizio di quella sciagurata esperienza di governo, che l'orizzonte della politica non poteva essere solo la tenuta di Prodi.

    Abbiamo gridato che una politica così misera avrebbe spianato la strada al trionfo della destra.

    Siamo stati accusati di non capire il pericolo che rappresentava Berlusconi e adesso ci troviamo un Parlamento dove la destra ha la maggioranza assoluta, Silvio a capo del governo, i deliri razziali e securitari al primo posto delle cronache politiche, una crisi economica che divora le classi più deboli, il paese in guerra, il degrado ambientale che cresce.

    Non possiamo tacere: avevamo ragione noi.

    Alcuni stanno faticosamente cercando di far rinascere, dalle macerie della sinistra, un'opposizione sociale: i sindacati di base, finalmente in modo unitario, hanno indetto uno sciopero generale nazionale contro le politiche di questo governo per il 17 ottobre. Crediamo e speriamo sia un segnale forte che gli Italiani, non solo i lavoratori, vogliano cogliere per ricominciare a ricostruire una speranza.

    Adesso vediamo un appello per una manifestazione nazionale per l'11 ottobre, meno di una settimana prima dello sciopero. Francamente ci pare una iniziativa più in competizione che in appoggio alle lotte che stanno nascendo.

    Ci preoccupa che tante intelligenze della nostra sinistra stiano sotto un appello nato in seno a quella sinistra che tante responsabilità ha avuto col governo Prodi e che è, in parte, causa del disastro attuale.

    Ci chiediamo con quale autorità morale si chiede di aderire ad una piattaforma che, fino a pochi mesi fa, si è pesantemente e violentemente contraddetta: pace e disarmo: il passato governo ha aumentato le spese militari come nessun altro nella storia repubblicana...

    retribuzioni e precariato: i redditi da lavoro e pensione hanno avuto una contrazione ulteriore durante il biennio prodiano, la precarietà è cresciuta ancora...

    scuola: la sudditanza dell'istruzione al modello aziendale è proseguita imperterrita...

    vertenze territoriali: le pugnalate che i vari comitati hanno ricevuto in tutta Italia dal governo passato sono troppe per le capacità di qualunque memoria; una spicca su tutte per chi, come noi, si oppone alla guerra: Vicenza.

    tentazioni autoritarie: ancora non si è capaci di rompere con il Partito Democratico responsabile, in questi ultimi mesi, delle più incredibili misure repressive - come quelle sui lavavetri o sulla persecuzione dei mendicanti - che hanno definitivamente sdoganato i peggiori istinti razzisti che la destra teneva in gola e non era ancora capace di esternare senza pudore; adesso il pudore l'ha perso e siamo la favola d'Europa.

    Ma la sinistra che ha contribuito a questo disastro pensa di ritornare in gioco dicendo semplicemente "scusate abbiamo sbagliato"? Noi crediamo non ci sia ancora la percezione del disastro in cui siamo: il problema non è l'assenza dal Parlamento della sinistra, è soprattutto che la tradizionale base della sinistra si è rivolta a destra sperando disperatamente di trovare una risposta al problema di sopravvivere giornalmente. La vittoria della destra non è solo elettorale; purtroppo è culturale e la sinistra che si è illusa di mitigare la globalizzazione ne è in parte responsabile.

    Come persone fortemente convinte delle ragioni della pace e della giustizia vi chiediamo se non temete che questa iniziativa dell'11 ottobre sia vista da lavoratori, precari, disoccupati, come una prova di superficialità. Vi chiediamo accoratamente se non temete di proseguire ulteriormente nella perdita di credibilità senza che venga fatta una vera e seria autocritica (che vada anche ben oltre l'esperienza del passato governo).

    In gioco non è solo la sopravvivenza di partiti e partitini, poltroncine e strapuntini, ma i valori stessi della sinistra.

    Ripensateci, vi preghiamo.

    Rete semprecontrolaguerra

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