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Rifugiato o clandestino?

Rifugiato o clandestino

(5 Aprile 2011) Enzo Apicella

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    (La tolleranza zero)

    L'Italia al tempo del razzismo

    Quando, dove e come, c'è razzismo in Italia

    (22 Settembre 2008)

    Quando a Verona il giovane Nicola Tommasoli viene ucciso con un brutale pestaggio da cinque skinheads di estrema destra.
    Quando una coppia gay, Federico e Cristian, perché si tengono per mano a Roma vengono insultati, e presi a sassate e sputi.
    Quando vicino Verona, tre famiglie italiane di origine rom, parcheggiano e vengono successivamente sequestrate e torturate dai carabinieri per ore.
    Quando Stelian Covaciu, rom e missionario cristiano evangelico subisce a Milano un violentissimo pestaggio, con insulti razzisti e minacce da parte di due poliziotti in divisa.
    Quando a Milano un giovane italiano, Abdul, viene aggredito e ucciso da due uomini che pronunciano insulti razzisti e lo colpiscono con spranghe.
    Quando dei giovani, dopo la commemorazione per Renato Biagetti, vengono aggrediti da due militanti di estrema destra feriti con lame e catene.

    È evidente che questa violenza proviene anche da quella xenofobia, latente e culturale, riposta in angoli remoti del più nero passato del popolo italiano. Se ci si aggiunge certa dialettica e direzione politica dettata dal puro sciacallaggio elettorale ne vengono fuori, adesso, le cruenti conseguenze. Se in passato erano solo episodi oggi sono purtroppo quotidiana cronaca nera.

    L'elenco è volutamente breve ma si potrebbe continuare per ore. Episodi similari negli ultimi mesi in Italia se ne possono trovare tanti, troppi.

    Possiamo continuare a non vedere, a sminuire o a mistificare la reale dimensione del problema, ma i fatti e le drammatiche cronache continueranno a rimbalzarci davanti agli occhi e a rimbombarci nelle orecchie.
    Nessuno vuole sentirsi dire la verità, ma bisogna vedere in faccia la realtà e cominciare ad interrogarsi e confrontarsi su di essa.

    Nessuno può difenderci dal seme dell'odio verso l'altro, il diverso. Al razzismo, purtroppo, non possiamo prendere le impronte digitali e ricacciarlo indietro da dove è venuto. E' un qualcosa che sta pervadendo la nostra quotidianità da tempo. Il non scandalizzarsi più di tanto nei confronti di fatti del genere è già sintomo di quell'indifferenza, humus ideale su cui prolifera l’intolleranza.

    L'iniziale modo per combatterlo può essere riconoscerlo e contrastarlo, riconoscere il razzismo lì dove si manifesta. Contrastarlo culturalmente evitando, poi, che continui a manifestarsi in violenza in ogni ambito e settore della società italiana.

    Riconoscere e individuare i sintomi di una malattia è il primo necessario passo per poterla debellare. Lasciamo all'alta politica il problema “sicurezza”; chi fa informazione cominci seriamente a chiamare i fatti con i nomi che meritano, e a stimolare l'opinione pubblica ad un proficuo confronto.

    Cesare Piccitto

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