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Vicenza: venduta la centrale del latte

un attentato alla nostra terra, ai contadini, alla sicurezza alimentare di tutta la collettività

(15 Marzo 2002)

Ieri, con la leggerezza e la superficialità che di solito accompagna le cattive azioni, il Comune di Vicenza ha venduto la sua storica centrale del latte. E' questa una cattiva azione che produce grave danno alle filiere zootecniche, impoverisce il nostro patrimonio economico e culturale e provoca un pesante passo indietro sul terreno della sicurezza alimentare per i consumatori.

La centrale del latte di Vicenza, rappresentava e rappresenta ancora una colonna portante per la difesa dell'agricoltura e della nostra sovranità alimentare, un bastione capace di impedire, con al sua organizzazione capillare sul territorio, alle multinazionali del settore lattiero caseario di prendersi il cuore del veneto per imporre, come già fatto in altre zone d'Italia e d'Europa, la loro politica che distrugge le entità territoriali, il lavoro contadino e le produzioni tipiche.
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"A comprare la Centrale è una società costituita dalla Granarolo (che ha il 18 per cento) e da un'altra nuova società che ha l'82 per cento della Centrale, ma al cui interno la centrale di Torino e Brescia sono al 50 per cento ciascuno. Come dire - a scanso di qualsiasi questione targata Antitrust - che a governare è la coppia Torino-Brescia, e Granarolo è solo ed esclusivamente socio di minoranza della società messa in piedi.

La cordata si è impegnata a rispettare i vincoli posti dal Comune e in particolare - l'assessore Ancora legge testualmente la lettera giunta - la "costruzione dello stabilimento nell'area di proprietà della Centrale del latte e il mantenimento di tutti i posti di lavoro", che sono una sessantina, la protezione dei marchi storici, dei produttori locali e della produzione di qualità.

"Direi che abbiamo centrato l'obiettivo", conclude l'assessore Ancora. Sei parole per dichiarare chiusa una battaglia lunga anni ed estenuante.
Cosi riporta il giornale di Vicenza

La dichiarazione fatta dall'assessore Ancora dimostra che questo signore non riesce a capire niente d'agricoltura, di difesa delle produzioni a ciclo corto, di difesa del territorio, di valorizzazione del lavoro dei nostri contadini.

Il Comune di Vicenza ha centrato l'obiettivo:


  • di vedere sparire fra non molto tempo, le produzioni tipiche locali giudicate non interessanti dai nuovi padroni, falsamente camuffati dietro le centrali di To e Bs;
  • di assistere all'abbandono delle campagne da parte dei nostri allevatori, che non troveranno il modo di vendere il loro latte, soppiantato dal ben più economico latte Tedesco o Polacco;
  • di non sapere com'è prodotto quel latte che la grande Granorolo metterà nelle confezioni destinate al consumo anche del suo comune, quindi con evidente minor sicurezza alimentare per i consumatori.


Le dichiarazioni di dell'assessore Ancora sono, come per miracolo, uguali a quelle della Granarolo.

"Anche loro hanno centrato l'obiettivo", cosa ovvia per la direzione di una multinazionale, ma molto strana per chi, come il sindaco di Vicenza Enrico Hüllweck, amministra un Comune, si sperava, per garantire un bene superiore, quello dell'interesse della collettività.

Ma se l'assessore Ancora ed il sindaco del comune di Vicenza hanno centrato il loro obiettivo certo non è la stessa cosa per l'assessore regionale all'agricoltura Conta e per il suo strumento d'intervento nel territorio l'Azienda Veneto Sviluppo che dispone di paurosi finanziamenti pubblici.
L'assessore Conta, infatti, in disaccordo con il sindaco di Vicenza Enrico Hüllweck dichiara invece che lui "e dispiaciuto".

L'assessore Conta capisce bene che la vendita della centrale di Vicenza, alla multinazionale Granarolo, rende assolutamente impossibile la costruzione di un polo veneto del settore, capace di difendere le tante realtà locali che non potranno reggere in competitività con le multinazionali.
Conta sa bene che tenere la centrale di Vicenza era la line del Piave, persa questa battaglia le libere attività produttive del settore saranno indifendibili con danni enormi per la perdita di tradizioni alimentarie di formaggi, di saperi e di gusti.

Si può comprendere il suo rammarico personale ma, crediamo, che ogni onesto cittadino si rende conto che questa dichiarazione è l'evidente riconoscimento del suo fallimento politico, la palese incapacità di svolgere il suo operato.
Un persona di buon senso presenterebbe le dimissioni, come, sempre per correttezza, le dovrebbe porgere il presidente ed il direttore di Veneto Sviluppo.

Chi perde una battaglia cosi importante, cosi decisiva, per la nostra regione, per al sua economia in un comparto cosi delicato come il settore zootecnico, con le sue implicazioni ambientali, di lavoro e di tutela della salute non ha motivo etico di restare sulla sedia dell'assessorato all'agricoltura.

L'assessore Conta deve rassegnare le sue dimmissioni.

Altragricoltura chiede ai contadini, ai consumatori, alle forze politiche e sindacali, quelle che hanno veramente a cuore il nostro patrimonio regionale agricolo, una mobilitazione per:


  • Ricorrere al Tar per invalidare l'operazione d'acquisizione avvenuta, perché è palesemente inquinata, come già rilevato dall'antitrust nel precedente tentativo d'acquisto da parte della Granarolo;
  • Impugnare politicamente la questione e farla rientrare al più presto per imboccare con decisione la strada di un Consorzio capace di tutelare e valorizzare le produzioni lattiero casearie dell'intera Regione Veneto.


Padova, 14 marzo 2002

Altragricoltura,
via M.Sabotino,2 35100 PD
e-mail g.donadello@mangimipuliti.it

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