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il pane e le rose

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Per una Sinistra Anticapitalista

(23 Settembre 2008)

La situazione del nostro Paese in questa fase mi sembra tutt’altro che rassicurante.

Il numero dei disoccupati, specie nel mezzogiorno, è sempre più alto ed anche per gli occupati le prospettive si fanno sempre più incerte e preoccupanti.

L’offensiva capitalistica non si attenua, anzi le pretese della Confindustria crescono di giorno in giorno, in ciò facilitata dai crescenti e sempre più gravi cedimenti delle centrali sindacali, ivi compresa parte della C.G.I.L. e la deriva centrista del PD e della Sinistra Arcobaleno.

Quindi siamo in una fase obbligatoria di costruzione di una Sinistra Anticapitalista, perché l’esperienza ci insegna che se nel lavoratore, lo sfruttato, il disoccupato subentra la convinzione che per lui non c’è avvenire migliore fuori da questa società, con le sue nefande ingiustizie, cesserà di lottare e cercherà altre strade per sopravvivere, che in genere sono quelle del compromesso col padrone, dell’individualismo .

Molta parte della nostra base sociale di riferimento è già contaminata, come non vederlo nella crescente disaffezione alla partecipazione democratica o nelle affermazioni della destra, dove hanno fatto diventare tuo nemico quello che sta peggio di te, invece di combattere contro chi sfrutta la tua condizione per arrichirsi, te la prendi con l’extra-comunitario, con il barbone, il disperato di turno.

Debbo ricordare che da sempre sinistra e comunista riveste alcuni significati simbolici legati all’essere fuori standard, a guardare il mondo dal lato da cui la maggioranza non guarda.

Dobbiamo di nuovo considerarci di Sinistra stando dalla parte dei giovani, delle donne, degli omosessuali, degli immigrati, dei portatori di handicap, dei vecchi, dei cosidetti malati di mente, dei tossicodipendenti, insomma di tutti coloro per i quali non c’è spazio in un mondo che vive per produrre.

Purtroppo il dibattito a Sinistra tuttora non affronta alla radice la causa dei mali e non offre un’alternativa credibile.

L’identità di massa anticapitalistica senza la quale oggi non c’è la forza di partenza per misurarsi con la brutalità dei meccanismi economici.

Deve elaborare una forma di mobilitazione sociale che sia in grado di trasformare identità e progetto in lotta politica concreta, in movimento.

Bisogna partire contro il colossale e inarrestabile deterioramento dell’ambiente di vita dell’uomo che è giunto a livelli che oggi rendono preoccupanti le prospettive dei prossimi decenni.

Occorre mobilitarsi per la smilitarizzazione del pianeta, cominciando dalla riduzione delle potenze distruttive dei paesi potenti.

IL problema di fondo che ha una Sinistra radicale anticapitalista, oggi è quello di trovare un equilibrio che è assolutamente indispensabile tenere assieme.

In questo momento giudico in modo positivo la proposta di Legge di iniziativa popolare sul salario, avanzata da Sinistra Critica, auspicando che la mobilitazione politica in difesa del potere d’acquisto si diffonda in tutto il Paese.

Ritengo che stipendi, salari e pensioni rappresentano una priorità.

Inoltre reputo importantissima la manifestazione del 17 ottobre indetta dai sindacati di base, come primo grande momento di mobilitazione contro le politiche nefaste del governo Berlusconi.

Interessanti e importanti sono anche le posizioni prese dalla Rete 28 aprile, area programmatica della C.G.I.L. e di tutti i movimenti e associazioni , che si stanno muovendo in modo egregio.

Tutte queste iniziative sono fondamentali, ma per costruire e potenziare la Sinistra Anticapitalista, bisogna coinvolgere tutti i soggetti interessati a tale progetto.

Quindi occorre resistenza sociale alle politiche liberiste e di guerra delle classi dominanti, lavorando oggi più che mai, per una politica e una strategia anticapitalistica alternativa al PD.

Antonello Tiddia
RSU Carbosulcis

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