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Fincantieri di Monfalcone

Lavoratori obbligati a firmare le dimissioni in bianco

(14 Febbraio 2003)

Paghe da fame, forti ritardi nei pagamenti, condizioni di lavoro assolutamente proibitive.
E l'obbligo di firmare le dimissioni in bianco.
Un "foglietto" indispensabile che consente al "datore di lavoro" di sbattere fuori chiunque e in qualsiasi momento.

E così è avvenuto.
Siamo ai Cantieri navali di Monfalcone della Fincantieri.
La cosa è saltata fuori quasi per caso, da una ricerca scolastica di un gruppo di studenti su un input dell'amministrazione comunale. Vittime di questa mafia del lavoro servile, che tra l'altro prevedeva grazie a un accordo di cartello l'impossibilità a sfuggire dalle grinfie dei "padri-padroni", i lavoratori degli appalti.

Ad alcuni è stato addirittura impedito di partecipare, proprio in questi giorni, alle celebrazioni per la festività dell' "Id Ul Azha".
Quando un piccolo gruppo di loro, tutti extracomunitari del Bangladesh, ha tentato di rivolgersi al sindacato, almeno per avere le buste paga arretrate, per tre è partito il licenziamento.

La competizione internazionale ha portato come esigenza unica il contenimento del costo del lavoro: paghe basse e subordinazione della manodopera sono gli ingredienti del guadagno nella catena del subappalto che prolifera nel cantiere.
La liberatoria è una delle tante forme di vessazione che costringe il lavoratore a non poter nemmeno cambiare ditta quando lo desidera.
Se non ottieni questo documento dal tuo "vecchio" datore di lavoro nessuno vorrà assumerti.

Ed è un sistema che Fincantieri conosce benissimo. La dottoressa Di Giannantonio racconta altri particolari raccapriccianti: "Ci hanno raccontato di operai costretti a inginocchiarsi davanti ai capi per ottenere la liberatoria.
Il controllo sulla manodopera si spinge talvolta anche a negare la restituzione del libretto di lavoro in caso di licenziamento volontario".


Masat parla di una "montagna di vertenze individuali e quasi tutte relative alle stesse imprese.
Fincantieri lo sa, ma fa finta di niente".
I lavoratori del Bangladesh, ma ci sono anche Croati e Arabi, vengono impiegati nelle lavorazioni più pericolose.
Come la coibentazione, per esempio.
E' qui che vengono impiegati materiali come la lana di vetro, altamente tossico.

Ritmi di lavoro e orari non hanno limiti. Senza parlare degli utensili necessari.
Manca tutto, dalle mascherine ai caschi, dalle scale ai guanti.
In caso di rifiuto cosa cambierebbe per ciascuno di loro? E' per questo che vengono accettate paghe a forfait, dove le ore straordinarie e festive non vengono retribuite al giusto costo.

La rete degli appalti e dei subappalti di Fincantieri è una realtà in cui i diritti dei lavoratori non esistono e in cui occorre ricostruirli a partire dal più elementare, quello a non essere licenziati ingiustamente

13 febbraio 2003

Centro di documentazione e lotta - Roma

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