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Contro l’impianto Wisco, contro la logica del profitto sulla pelle dei lavoratori dell’arsenale e dei cittadini di vicenza

(28 Settembre 2008)

La maggior parte dei lavoratori dello stabilimento OMC di Vicenza è contraria alla costruzione dell’impianto Wisco e capisce i rischi per la salute dei lavoratori e dei cittadini e anche quelli di perdere il posto di lavoro, come è stato spiegato in diverse occasioni, ad esempio nell’assemblea organizzata da Primomaggio il 19 aprile scorso al quartiere Ferrovieri.

All’interno dell’Arsenale c’è anche chi, come la CISL, è favorevole alla costruzione dell’impianto voluto da Trenitalia ed Enel, azionisti unici della Wisco. Perché?
Evidentemente perché si fidano del fatto che Trenitalia tutelerà la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini di Vicenza.

Noi invece non ci fidiamo. E non ci fidiamo perché sappiamo che Trenitalia, invece di migliorare le condizioni di sicurezza dei lavoratori e degli utenti delle ferrovie, licenzia i delegati che denunciano i rischi per la vita e la salute di tutti.
Forse qualcuno avrà già sentito parlare, ad esempio, della vicenda di Dante De Angelis, macchinista e rappresentante per la sicurezza, licenziato da Trenitalia per aver denunciato pubblicamente che dietro le continue rotture dei treni italiani, a partire dai due Eurostar spezzatisi a Milano, potrebbe esserci un problema di usura.

I lavoratori sanno che se vogliono tutelare la loro salute e la loro sicurezza non possono fidarsi di queste aziende, ma devono mobilitarsi in prima persona.
Se Trenitalia, invece di preoccuparsi di correggere i problemi di manutenzione e di sicurezza dei treni, licenzia chi li denuncia, è chiaro che non si preoccupa minimamente degli effetti che un impianto di smaltimento di rifiuti tossici e nocivi può procurare a lavoratori, abitanti e ambiente.

Perché questo avviene? È semplice. Perché Trenitalia, come Enel, devono fare profitti. Non importa come. La manutenzione dei treni e degli impianti costa cara? Si riduce e si sub-appalta. Invece, siccome il business dello smaltimento dei residui nocivi è molto vantaggioso, ci si butta su quello.

Prima il profitto e poi la sicurezza dei lavoratori.
Prima il profitto e poi la salute delle persone.

Non stupisce poi che Trenitalia sia dentro la Wisco insieme a Enel, che produce energia anche con tecnologie fortemente inquinanti (come ad esempio le centrali a carbone di vecchia generazione).

È chiaro che Trenitalia sta andando in una direzione che è quella di aumentare il suo impegno nell’affare dei rifiuti, perché permette di realizzare molti profitti.
Trenitalia non si occupa di far funzionare i treni, di farli arrivare in orario, di tenerli puliti, di mettere un numero sufficiente di carrozze per permettere a studenti e lavoratori pendolari di avere un posto a sedere invece di essere costretti a pigiarsi come sardine, non fa funzionare gli impianti di climatizzazione…

No, Trenitalia aumenta costantemente i prezzi dei biglietti, taglia posti di lavoro, precarizza ed esternalizza le attività, riduce la manutenzione e la sicurezza, licenzia i delegati onesti e… si butta nell’affare dello smaltimento dei residui industriali nocivi.
Taglia la sicurezza, la salute, i diritti di lavoratori, utenti e cittadini solo per realizzare profitto a tutti i costi.
Queste sono cose di cui bisogna tenere conto e non limitarsi solo a desiderare lo spostamento dell’impianto da un posto all’altro (anche se ovviamente se proprio gli impianti si devono fare sarebbe molto meglio farli dove non possono avere impatto sulle persone, come nel centro di una città). Spostare il problema non è risolverlo.

Cittadini del quartiere e lavoratori devono continuare a collaborare in questa battaglia.

I lavoratori continuano a morire perché nella società in cui viviamo i valori della ricchezza e del potere predominano su quelli della vita e della salute. Finché il profitto delle imprese sarà un valore prioritario rispetto alla tutela della vita dei lavoratori, i lavoratori continueranno a morire, ad ammalarsi, a farsi male.

Noi ovviamente la pensiamo all’opposto e ci battiamo affinché i diritti delle persone vengano prima dei profitti delle imprese ben sapendo che affinché ciò possa realizzarsi effettivamente è necessario costruire una società del tutto nuova.
Ecco perché sosteniamo i lavoratori e i cittadini in lotta per la difesa del lavoro e della salute, ma nello stesso tempo diciamo che non basta dire no agli effetti di questa società: bisogna dire di sì alla costruzione di una nuova società, non capitalistica, non basata sul profitto di pochi a scapito di molti, dove siano quelli dei lavoratori e dei cittadini gli interessi prioritari da tutelare.

Vicenza, 26 settembre 2008

PRIMOMAGGIO Foglio per il collegamento tra lavoratori, precari e disoccupati

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