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Ventiquattro ore senza di noi

Ventiquattro ore senza di noi

(1 Marzo 2010) Enzo Apicella
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il razzista precisa

(30 Settembre 2008)

Qualche giorno mi sono beccato del “razzista” perché sostenevo che l’immigrazione aveva spostato a destra le classi subalterne che hanno patito sulle loro spalle un mercato del lavoro più difficile, una guerra tra poveri, e vissuto il disagio della coabitazione difficile nelle periferie.
La destra economica e imprenditrice, che ha beneficiato in Europa di questo esercito pronto a tutto pur di lavorare, è la stessa che sul fronte politico ha giocato la carta xenofoba promettendo a quelle stesse classi subalterne di liberarle dalla immigrazione.

Ieri in Austria si è confermato questo gioco politico con la vittoria della destra che il più importante politologo austriaco, Anton Pelinka, ha commentato così: “hanno conquistato i nuovi poveri e i perdenti, sono maschi, operai, era sbagliata l’analisi marxista classica che diceva che le classi proletarie e l’impoverimento avrebbero portato il sorgere automatico del socialismo. E’ vero il contrario, portano gli elettori all’estrema destra”.

Dico io: capitale e lavoro sono due facce della stessa medaglia e sono intimamente legati nei loro destini. Se non vi è un partito che in modo convincente lotta per il superamento del lavoro salariato, per eliminare i padroni e il capitalismo, gli operai scelgono il padrone.

In Austria, come nel resto d’Europa, vi è un partito socialdemocratico privo di identità, come tutti quelli europei, che dovrebbero rappresentare la sinistra, l’alternativa, e invece è un partito velleitario, che vorrebbe mettere solo qualche regoletta allo strapotere capitalista e conservare il ruolo di rappresentante e mediatore dei conflitti sociali. Sulla questione immigrazione, come Veltroni in Italia, questi partiti la accettano supinamente e non vogliono tener conto della montante rabbia di quelli che teoricamente dovrebbero rappresentare.

La destra europea sta vincendo sulle ambiguità e debolezze di queste pseudo sinistre che appoggiano l’immigrazione, senza tener conto della stagnazione economica che non crea più un solo posto di lavoro e trasforma molti immigrati da potenziali lavoratori in sbandati papponi spacciatori, di cui nessuno sentirebbe la mancanza.

29 settembre 2008

Paolo De Gregorio

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