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Giustificazionismo razzista

(7 Ottobre 2008)

Riflettendo sulla frase di Schifani secondo il quale in Italia non esisterebbe il razzismo, perchè non sarebbe nel DNA degli italiani, mi chiedevo in se fossi io ad essere un OGM o i vari leghisti e fascisti di ogni sorta.

La questione è rimasta in sospeso per pochissimo tempo. Infatti, è intervenuta Fiamma Nirenstein a dare una risposta, con un suo articolo apparso su Il Giornale del 05/10/2008 e riportato anche nel blog della giornalista.

Ho letto attentamente l'articolo della scrittrice. Ed anche se il titolo non promette bene ("Io, razzista democratica nel nome dell’identità"), ho provato comunque a cercare nell'articolo una qualche idea originale e magari di qualità. Niente di tutto questo, ma almeno ho trovato la risposta alla domanda a cui ho fatto riferimento prima: l'OGM sono io. E naturalmente chi è nei fatti non razzista e non xenofobo.

La sostanza dell'articolo della Nirenstein è in queste due frasi che riporto testuali: "noi italiani proseguiamo il nostro corpo a corpo col razzismo, componente purtroppo rocciosissima della nostra storia; noi cantiamo razzismo, cuciniamo razzismo, leggiamo razzismo (Dostoevskij! Sant’Agostino!); esso è parte congenita della storia occidentale come lo schiavismo, che tutte, proprio tutte le culture, hanno praticato." e "il nostro [degli europei] razzismo, esistente, è di carattere prossemico e forse parzialmente etnico".

Non è che mi aspettassi da Fiamma Nirenstein parole che potessero avere il sapore dell'accoglienza, dell'incontro con altre culture diverse dalla propria e nemmeno di tolleranza. Basta leggere qualche suo intervento sulla questione israelo-palestinese per rendersi facilmente conto che sarebbe stata un'ipotesi dufficilmente realizzabile. Ma quanto scrive la deputata del PDL lascia comunque esterrefatti.

Cosa dice sostanzialmente la Nirenstein? Dice che il razzismo è proprio del mondo occidentale. Non possiamo farci niente. E' così, da secoli e così ci trascineremo. Non c'è spazio per l'integrazione, intesa come conoscenza dell'altra cultura e della sua accettazione.

Non è possibile perchè il razzismo, (che - ricordiamolo - è quell'atteggiamento discriminatorio che distingue l'essere umano in razze superiori e razze inferiori) è proprio dell'identità degli occidentali, degli europei, degli italiani. Di più: per la Nirenstein non c'è niente di male nell'essere razzista, nel momento in cui lo si è in difesa della propria identità. Un'identità (come al solito) minacciata dal (solito) ingresso indiscriminato di stranieri in Italia. Viene da chiedersi a questo punto, se Fiamma Nirenstein non voglia difendere anche quel particolare carattere peculiare che dice essere proprio degli europei (e perciò parte della loro identità), cioè il razzismo stesso.

Qui non si tratta più di rivendicare il diritto a mantenere vive le proprie tradizioni, il proprio dialetto, i propri costumi, nel senso di ricerca delle proprie origini come difesa da un sistema economico e sociale che tutto omologa. Nel suo articolo la Nirenstein parla di difesa della propria identità, che si vorrebbe impermeabile a qualunque "intrusione". Nessuna contaminazione può essere concessa. Quella contaminazione che prevede di accettare consapevolmente la possibilità di modificare i propri costumi, i propri usi e le proprie idee. Si rifiuta l'arricchimento delle proprie esperienze e delle proprie conoscenze, perseguito attraverso la contaminazione culturale ed umana. E questo concetto la Nirenstein lo ha riaffermato alla vigilia del 70esimo anniversario della "dichiarazione sulla razza" emessa dal Gran Consiglio del Fascismo.

In quell'articolo si oltrepassa l'abusato politicamente scorretto, per approdare ad uno stomachevole ed irresponsabile giustificazionismo, in nome del quale ogni cosa può essere in qualche modo accettata. Chissà cosa scriverà e cosa giustificherà la Nirenstein, quando si accorgerà anche di essere una bestia. Nel senso di appartenere al regno animale. Ovviamente.

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