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Contratto europeo dei lavoratori: ecco l’unico modo per rilanciare il contratto nazionale di lavoro

(3 Ottobre 2008)

Operaie, operai,

se i padroni vogliono distruggere il Contratto Nazionale per ridurlo ad uno locale o addirittura individuale, è ora che la classe operaia, per allargarlo, si ricomponga in un sol blocco e pretenda a suon di scioperi e mobilitazioni il Contratto Europeo del Lavoro, preludio al Contratto Mondiale del Lavoro.

Difendersi dalla globalizzazione significa attaccare i padroni con un contratto internazionale!

Il salario non dipende semplicemente dalla contrattazione, ma anche e soprattutto dall’offerta e dalla domanda di manodopera presente sul mercato del lavoro. Nessuna contrattazione, nazionale, europea o addirittura mondiale, potrà più di tanto se, per una miserabile offerta di lavoro da parte dei padroni, ci saranno sempre troppe braccia pronte a scannarsi al prezzo più basso per accaparrarsela. La mobilitazione per qualunque contratto, quindi, deve essere anticipata e accompagna dalla lotta senza tregua per la riduzione internazionale dell’orario di lavoro da 40 a 30 ore settimanali. Il 25% in meno del lavoro individuale, corrisponderà grosso modo ad un aumento assoluto del 25% del salario e dell’occupazione generale, cioè ad una diminuzione netta del precariato.

Morale: meno lavoriamo singolarmente e meglio stiamo tutti!

Questa elementare verità economica, i padroni la sanno bene, è per questo che da quando sono nati fanno i pensionati sulle spalle dei lavoratori. È ora che i lavoratori se li scrollino di dosso per andare in pensione anticipata sulle spalle della loro tecnologia! Infatti non sono, come scrivono i padroni sulle loro gazzette di regime, i giovani operai a mantenere i vecchi, perché entrambi sono mantenuti dalla tecnologia che lavora e produce in poche ore la ricchezza necessaria per mantenere le famiglie di entrambi. E generazione dopo generazione ne manterrà sempre di più. Dunque, per ridurre ancora il numero di braccia disponibili del mercato, sarà bene togliere dalla sua piazza quelle che hanno superato i 30 anni di anzianità lavorativa e mandarle in pensione. E i contributi? Tra aumento del salario e dell’occupazione, con la riduzione dell’orario e del numero dei lavoratori attivi disponibili, i contributi cresceranno così tanto da poter garantire pensioni quasi d’oro per tutti.

Tecnologia al servizio dell’operaio non del profitto del padrone!

Ma non sono possibili oggi simili richieste, dirà qualche scettico. Utopia gli farà eco il realista! È possibile – ribatteranno i più coscienti – tutto ciò per cui gli operai avranno la forza di lottare. Prima scenderanno in campo per queste rivendicazioni, prima le porteranno a casa. Aspettare tempi migliori equivale a lasciare l’iniziativa ai padroni. E dai padroni verrà solo l’aumento, mai la riduzione dell’orario di lavoro. Tutti uniti e compatti i lavoratori spezzeranno come un grissino le pretese dei padroni. Ma di fronte a un capitale transnazionale, unire i lavoratori italiani o spagnoli, vuol dire unire una sola parte dell’intera classe operaia. Finché il Capitale potrà scappare in questo o quel paradiso fiscale senza diritti, gli operai avranno vita dura. Solo riunendo le varie parti nazionali in un’unica lotta, gli operai metteranno all’angolo i padroni.

Lavoratori d’Europa (almeno) unitevi!

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