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Scuole "speciali" per bambini non italiani

(15 Ottobre 2008)

Di nuovo questo governo se la prende con i piccoli. Se la prende con i bambini. Dopo le impronte digitali per i bambini rom, questa volta il governo prende di mira la scuola. Quella frequentata da bambini immigrati insieme a bambini italiani. Se la prende, il governo, con quelle classi dove bambini nativi e migranti crescono insieme, imparano a conoscersi, socializzano, si integrano.
Ieri sera (14 ottobre), infatti, alla Camera è stata approvata una mozione del deputato leghista Cota, che prevede le "classi di inserimento" per alunni stranieri. Più dettagliatamente, nella mozione è previsto che il governo si impegni a «rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, favorendo il loro ingresso, previo superamento di test e specifiche prove di valutazione». In caso di non superamento dei test, i bambini stranieri saranno relegati in "classi di inserimento" per «frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana».

Insomma, le distanze tra autoctoni e migranti sono destinate a crescere. Perchè se una prima barriera all'integrazione è sicuramente la conoscenza della lingua, la più importante è l'ignoranza dell'altrui cultura. Quell'ignoranza che genera paure, che provoca l'istinto violento di difesa verso un pericolo inesistente. E certamente le classi separate non aiutano a conoscere gli usi, la vita, le religioni, le esperienze l'uno dell'altro.
Visti i recenti provvedimenti di questo governo e le dichiarazioni sul razzismo di alcuni suoi esponenti, c'è il legittimo sospetto che l'intenzione della mozione approvata sia proprio quella: "educare" al mantenimento delle distanze tra culture diverse. E se si parte dalla scuola elementare, dove i bambini hanno una mente aperta alla conoscenza ma modellabile, si spiana la strada alla crescita di razzisti adulti di domani.

Penso a quello che i bambini di oggi potranno essere. Ed intanto rabbrividisco all'immagine di una scuola dove i bambini provenienti da altri luoghi vengono ammucchiati in classi "speciali", da dove poter osservare i giochi dei bambini italiani, ma senza interferire. Classi speciali dove la lingua italiana non la si impara spontaneamente, naturalmente come è per i più piccoli, ma per percorsi formativi opportunamente adattati. Mentre dall'altra parte i bambini italiani, in normali classi dove l'italianità sarà preservata, guarderanno gli "altri" loro coetanei incuriositi e con crescente sospetto. D'altronde come può non crescere la diffidenza se in quelle altre classi "speciali" per bambini "speciali", si dovrà provvedere alla «educazione alla legalità e alla cittadinanza» (così prevede la mozione approvata)?
Un'ultima nota su questa mozione: non si potrà consentire «ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ciascun anno», per favorire «una distribuzione degli studenti stranieri proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe». Tanto per evitare il rischio di turbativa della cultura italica.

P.S.: il 15 novembre 1938 entrò in vigore il Regio Decreto n. 1779, che all'articolo 5 disponeva che «per i fanciulli di razza ebraica sono istituite, a spese dello Stato, speciali sezioni di scuola elementare ... i libri di testo saranno quelli di Stato, con opportuni adattamenti».
Cosa c'entra con la mozione approvata ieri alla Camera? Forse niente. Ma non fa male ricordare il passato.

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