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(18 Ottobre 2008)
La proposta del Ministro della Solidarietà sociale del Governo Berlusconi di rendere di fatto inagibile ed inesigibile il diritto di sciopero è –nel merito- eversiva di un preciso diritto costituzionale, poiché mira -nei fatti- a cancellarlo.
Come è stato osservato, già adesso la normativa che regolamenta –limitandolo- il diritto di sciopero non ha eguali in Europa.
La cancellazione per legge del diritto alla manifestazione del pensiero ed al dissenso nei luoghi di lavoro è l’anticamera di uno stato autoritario di tendenza fascista, poiché viola un preciso disposto dell’art. 3 della nostra Costituzione, “impedendo l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica, sociale del Paese”.
Siamo evidentemente fuori del merito tecnico (ammesso che esista) delle regole costituzionali di garanzia di un conflitto tra capitale e lavoratori democratico –perché agito attraverso uno strumento democratico quale il diritto di sciopero-, per negare la stessa possibilità materiale che tale conflitto democratico possa avere luogo.
Di fronte a tutto ciò, occorre regire immediatamente chiedendo non un tavolo di trattativa ma le dimissioni del ministro proponente e la revoca della normativa antisciopero vigente.
Confederazione Cobas, Cub, SdL Intercategoriale, Slaicobas, Rete 28 Aprile ma anche i soggetti partitici e sindacali sinceramente democratici chiedano congiuntamente le dimissioni del Ministro. Occorre farlo subito perché è evidente la scelta del Governo in carica di svolgere un blitzkrieg (guerra lampo) contro i diritti democratici dei lavoratori dipendenti.
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