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Il capitalismo non è acqua!

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    Il nuovo attacco al diritto di sciopero

    (19 Ottobre 2008)

    Il recente annuncio di un provvedimento governativo finalizzato a regolamentare ulteriormente il diritto allo sciopero nei servizi, espresso dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi, rivela un’ulteriore attacco ai lavoratori salariati.

    Già oggi in Italia scioperare è divenuto difficilissimo, tanti sono in vincoli frapposti dalle leggi vigenti al libero esercizio di un diritto fondamentale come lo sciopero e un’ulteriore stretta rappresenterebbe togliere di fatto ai lavoratori uno strumento, garantito dalla costituzione, di legittima difesa sulle loro condizioni di lavoro.

    Il diritto all’esercizio dello sciopero viene di fatto leso ai lavoratori della sanità: la maggior parte di essi viene infatti precettata poichè le reali dotazioni organiche risultano, oramai da anni, ben al di sotto dei “contingenti minimi” previsti in caso di sciopero per garantire la continuità delle prestazioni sanitarie indispensabili.

    Ed è sempre la parte più debole della società, quella del mondo del lavoro dipendente, che oltre all’attacco al salario, al contratto ed ai diritti, sta subendo un feroce definitivo smantellamento di scuola, sanità e previdenza pubblica.

    Con le parole “Welfare integrato”, valorizzazione del volontariato, tanto care al ministro Sacconi, si stanno privatizzando di fatto tutti i servizi pubblici e scaricando completamente sulle famiglie anche pesanti compiti di assistenza.
    Evidenziamo come il settore del volontariato registri, fra l’altro, una grande “fuga”.

    Provocatorie le osservazioni dell’assessore alla Sanità della Regione Veneto in merito ai presunti “disagi” riportati in alcuni ospedali, per la manifestazione con corteo acqueo a Venezia dei lavoratori nel settore della sanità.
    Non sono forse drammatici ed, alcuni irrimediabili, i disagi causati dalla politica sanitaria che la Regione Veneto, ormai da anni ha avviato e continua ad attuare ?

    interminabili liste d’attesa (ad es. un anno per una mammografia);
    riduzione di oltre il 50% dei posti letto, senza investimenti nei servizi territoriali, e contemporaneo aumento dei costi medi per ricovero e per posto letto;
    carenza di posti letto per acuti e mancanza di assistenza per le post acuzie, ciò per perseguire il “modello” delle eccellenze, spesso con lo strumento del “project finacing” e con nuova edilizia sanitaria;
    macchinari non utilizzati o sottoutilizzati (vedi relazione della Corte dei Conti 2007, ed ad es. la nuova struttura dell’Ospedale Pediatrico di Padova);
    megaappalti gestiti dalle Asl capofila delle “aree vaste” senza alcun criterio di trasparenza, anche la ribasso del 75% (vedi le forniture per le diagnostiche);
    aumento vertiginoso della spesa sanitaria in favore delle strutture private convenzionate;
    errori di progettazione e costruzione dell’ospedale “più bello d’Europa”, problemi di impiantistica, per altro ammessi recentemente dalla stessa società concessionaria che ha edificato e che gestirà l’Ospedale sino al 2032 (“effetto serra” della grande vetrata, piazzola dell’elisoccorso “non a norma”, blacKaut sulla rete telefonica, e le mille altre magagne).
    Aumenti dei costi di gestione derivati anche dal sistema di illuminazione e l’impianto di climatizzazione che risultano sprovvisti di strumenti di regolazione e controllo all’interno dei singoli locali.

    I vincoli imposti attualmente dallo Stato sugli organici non giustificano - a differenza di quanto va sostenendo l’assessore Sandri - la drammatica situazione di carenza di personale che si trascina ormai da anni.

    La Regione Veneto non ha scuse sulla attuale situazione di mancato adeguamento delle dotazioni organiche delle 21 Asl, sulla dequalificazione ed impoverimento di tutte le strutture pubbliche, sullo sfruttamento degli operatori sanitari; ha anzi grosse responsabilità.

    Vogliamo ricordare, che circa tre anni fa, ha imposto a tutte le Asl ed alle Aziende Ospedaliere venete un piano finalizzato a ridurre il numero degli Infermieri Professionali nelle dotazioni organiche ed a sfruttare ulteriormente e palesemente gli Operatori Socio Sanitari, i quali nati come lavoratori di “supporto” all’Infermiere si trovano di fatto a sostituirlo.

    La Regione Veneto ha creato un’ulteriore figura professionale - l’“Operatore Socio Sanitario Specializzato” - affidandogli nuove competenze in ambito curativo, senza però riconoscergli alcun tipo di inquadramento normativo e/o contrattuale !
    Nella nostra Regione sono circa 6000 gli Operatori Socio Sanitari che hanno conseguito l’attestato di qualifica di “OSS Specializzato”, a seguito di corsi formativi con 250 ore di tirocinio svolto presso reparti ospedalieri, e dopo aver sostenuto onerose spese di iscrizione.
    Anche i tirocini hanno rappresentato aspetti di sfruttamento per personale impiegato, magari già da anni, nelle realtà ospedaliere.

    Il sindacalismo di base vuole denunciare come la creazione di questi nuovi profili anzichè rappresentare una opportunità di riqualificare l’assistenza sanitaria alla persona, si sia rivelata in realtà vendita di illusioni per gli aspetti concernenti alla formazione, ed un ripiego, un risparmio economico, un tentativo di far svolgere ad altro personale, non infermieristico, mansioni infermieristiche per quanto riguarda gli aspetti occupazionali.

    L’adesione allo SCIOPERO NAZIONALE del 17 ottobre rappresenta ANCHE il primo momento di lotta nella vertenza avviata da COBAS Sanità nei confronti dell’Asl 12 Veneziana per:

    una adeguata DOTAZIONE ORGANICA;
    adeguate e DIGNITOSE CONDIZIONI LAVORATIVE (inclusi i capi di vestiario forniti in dotazione);

    SICUREZZA per utenti e lavoratori;
    PARITÀ DI DIRITTO DI RAPPRESENTANZA ALLE ALTRE OOSS NELLA CONTRATTAZIONE AZIENDALE.

    17 ottobre 2008

    COBAS Sanità Venezia

    Fonte

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