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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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Lavoratori italiani e immigrati, stessi padroni, stessa lotta!

volantino distribuito alla manifestazione degli immigrati del 16/10

(19 Ottobre 2008)

Da quando ha vinto le elezioni, il governo di centro-destra (quello dei ministri che portano i maiali davanti alle moschee e che riducono l'esistenza dei lavoratori immigrati a una patente a punti con finale sequestro di persona) ha dato altro ossigeno al clima di razzismo ormai dilagante in Italia. Ma Berlusconi non ha fatto altro che riprendere in chiave apertamente reazionaria gran parte dell’orientamento antiproletario, razzista e imperialista portato avanti dal governo Prodi- D’Alema-Ferrero con il sostegno della «sinistra radicale»: ha esteso lo stato d’emergenza a tutto il territorio nazionale per “risolvere il problema immigrati” e ha votato il “pacchetto sicurezza” che Amato non era riuscito a fare passare e imponendo leggi razziali, come quella delle impronte digitali per i bambini Rom, versando lacrime di coccodrillo di fronte allo scempio degli incendi che nel frattempo distruggevano i campi nomadi di Ponticelli. Maroni d'altronde, complice l'intero governo, ha risposto ai fatti di Castelvolturno con l'invio di truppe nel Casertano, chiedendo apertamente maggiore fermezza nei confronti degli immigrati.

L'accelerazione della crisi ha imposto un attacco sempre più feroce e generalizzato alle condizioni di vita dei lavoratori e, in particolare, di quelli immigrati, che in Italia - ricordiamo - non sono neanche considerati cittadini di seconda categoria, poiché non hanno automaticamente accesso alla cittadinanza nonostante siano nati in Italia. Razzismo e xenofobia, islamofobia e propaganda anti-Rom, squadrismo di stampo fascista e retate della polizia sono alcuni degli strumenti attraverso i quali il capitale radicalizza la concorrenza tra i lavoratori italiani e quelli immigrati. Non è difficile prevedere che, nell'immediato futuro, perdurando l'attuale rapporto di forze politico e sociale, gli immigrati si troveranno sempre più sotto il fuoco di un’offensiva, diretta e indiretta, promossa dalla classe dominante, il tutto nel quadro di una politica istituzionale governata dalle leggi razziste varate negli ultimi anni dal centro-sinistra come dal centrodestra (leggi Turco-Napolitano e Bossi-Fini in particolare), leggi che il governo Prodi si è ben guardato dal modificare. Mantenere aperto il “problema immigrati” è funzionale agli interessi della borghesia perché mantiene in uno stato di crescente ricattabilità una fetta sempre più consistente del proletariato, aggravando l’atomizzazione della nostra classe fra disoccupati e lavoratori attivi, precari e stabilizzati ecc. Al contempo, permette di scaricare il malessere sociale in modo reazionario, demagogico e razzista.

Se di fronte alla ferocia dell’aggressione padronale e razzista del governo, la risposta delle organizzazioni sindacali e politiche italiane era stata molto al di sotto delle necessità, le reazioni di Castelvoltrno e le manifestazioni di Milano, Caserta e quella di Roma del 4 ottobre nonché quella del 16 ottobre indetta dal Comitato Immigrati in Italia costituiscono una risposta molto più chiara. Un esempio per tutti: malgrado lo sciacallaggio della stampa che si interrogava su quanti ghanesi di Castelvolturno fossero dei trafficanti (e di conseguenza se la fossero cercata), gli immigrati hanno reagito duramente, innalzando barricate e scontrandosi con la polizia; e mentre i fratelli di quei braccianti, asse portante dell’industria agricola campana, si ribellavano a Castelvolturno, si manifestava a Milano per ricordare Abba. Anche qui, in prima fila, si schieravano i fratelli e i figli di quegli immigrati che, nell’ultimo periodo, sono stati alla testa di alcuni dei conflitti sociali più rilevanti del Milanese, da quello dell’Ortomercato a quello delle cooperative appaltate da DHL, dove lo sfruttamento del lavoro ricorda, sotto molti aspetti, il caporalato nel Mezzogiorno.

Questo “risveglio” degli immigrati costituisce un segnale positivo nella direzione di una prospettiva politica di unità di classe, condizione imprescindibile per rovesciare l’attuale rapporto di forze. Sta ora all’avanguardia di classe italiana combattere la xenofobia istituzionalizzata e le politiche estere imperialistiche della propria borghesia sulle quali fa leva il razzismo, per far sì che la ribellione di Milano e di Caserta, che ha fatto emergere tendenze radicali e classiste, e la combattività dei figli e delle figlie delle banlieues italiane non vengano strumentalizzate da associazioni laiche o religiose, da mediatori culturali filo-istituzionali che si candidano a mediare fra le comunità straniere e la borghesia italiana.

Tra i responsabili della radicalizzazione delle tendenze reazionarie e razziste all’interno della classe operaia italiana, come hanno dimostrato le precedenti elezioni, è anche la politica collaborazionista e subordinata delle direzioni delle confederazioni sindacali che, invece di dare uno sbocco sociale al malessere latente, ha coperto le politiche anti-proletarie e imperialistiche di Prodi, disgregando ulteriormente la nostra classe nella contrapposizione fra lavoratori italiani e stranieri, reggendo in tal modo il gioco alla borghesia.

In questo quadro, sarebbe compito di tutte le organizzazioni sindacali e politiche combattive e classiste, a cominciare dal sindacalismo di base e da quei settori che dicono di voler offrire una prospettiva alternativa al dialoghismo di Epifani, dare una prospettiva unitaria alle diverse lotte e vertenze attualmente aperte, facendosi promotrici di una lotta intransigente e incondizionata al razzismo e per la difesa dei diritti specifici degli immigrati, a cominciare dal permesso di soggiorno e di lavoro automatico per chi arriva sul territorio italiano, dalla concessione di pari diritti per i lavoratori immigrati e italiani, dalla chiusura dei CPT, dalla concessione automatica della cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia, dal diritto alla casa per tutti, dalla fine delle campagne razziste istituzionali contro gli immigrati in generale (Rom e musulmani in particolare) e dall’abolizione di tutte le leggi razziste varate negli ultimi anni.

Solo la costruzione di un movimento dal basso autoorganizzato, che esiga il fronte unico da tutte quelle organizzazioni che dicono di volersi schierare contro la politica di Berlusconi e della Confindustria, e che includa l’opposizione alla politica interna xenofoba e alla politica estera imperialistica, è capace di volgere a favore della nostra classe il rapporto di forza esistente, perché l’attacco ai lavoratori immigrati, alle loro famiglie e ai loro figli è un attacco indiretto contro tutti i lavoratori. Ribadiamo la parola d’ordine che dovrebbe accompagnare tutte le mobilitazioni sociali che si annunciano e a cui dovremmo dare seguito nelle prossime settimane, a cominciare dalla giornata di sciopero generale indetto dal sindacalismo di base per il 17 ottobre : Italiani, immigrati, una è la lotta degli sfruttati !

Manifestiamo il 16 ottobre, Repubblica, h18
Sciopero generale del sindacalismo di base, venerdì 17 ottobre, Repubblica, h10

Collettivo Comunista Via Efeso (Roma): info@viaefeso.org
Corrispondenze Metropolitane: cmetropolitane@yahoo.it

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