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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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Pubblico impiego: quello che il dott. Brunetta non dice!

(14 Ottobre 2008)

Il decreto DL 118 /08 del 25/06/08 proposto dal ministro della funzione pubblica Brunetta e convertito in legge ( L 133 / 08 ) dal governo, ha lo scopo di far cassa a scapito, ancora una volta dei lavoratori, ma anche quello di destare un grande dibattito in merito al problema della spesa pubblica e della produttività dei dipendenti pubblici.

Quando si parla di spesa pubblica è bene, per rendere onore alla verità,indicare le spese che incidono in maniera più evidente. Tra queste quelle militari ,che servono a continuare all'infinito le solite guerre per interessi economici e politici.

Altro capitolo della spesa pubblica di cui purtroppo non si parla sono le risorse economiche assorbite in 60 anni di repubblica dalla cassa integrazione e guadagni.Chiunque abbia la curiosità di approfondire l'argomento constaterà che la cifra con cui i vari governi hanno finanziato questo istituto è sbalorditiva.

L'unico risultato ottenuto,è stato la riduzione al minimo del rischio d'impresa,per cui di fronte a crisi di mercato o macroscopici errori di politica industriale è lo Stato ad accollarsi l'onere del mantenimento di centinaia di migliaia di lavoratori,e non dal datore di lavoro.

Di questi argomenti,come era logico, non si parla nella legge 133, ovvia per tanto la nostra bocciatura netta e di principio !

La nostra storia sindacale ci permette comunque di poter entrare nel merito del provvedimento con grande serenità ed orgoglio perchè se il tema dei “Fannulloni” va trattato noi abbiamo le carte in regola per farlo.

L'enfasi con cui si sono portati allo scoperto certi dati riguardanti l'assenteismo o la produttività nel pubblico impiego li registriamo come la scoperta dell'acqua calda in salsa demagogica !

Il clientelismo e l'assenteismo, nel pubblico impiego sono un dato costante della storia d'Italia, noi non siamo un sindacato clientelare ed anzi i più grandi avversari che abbiamo sono i raccomandati, sia dirigenti che semplici dipendenti,che non a caso aderiscono alle sigle sindacali che più ci osteggiano.

Il problema va trattato in modo serio partendo dall'alto ,li' dove si prendono le decisioni che consentono alla casta politica di nominare i dirigenti della pubblica amministrazione al di là di meriti o titoli,molte volte neppure richiesti.

In altri Paesi (vedi Francia ) esiste una scuola di formazione per chi ambisce a diventare dirigente nella P.A.,da noi prevalgono logiche spartitorie.Le segreterie dei partiti decidono chi dovrà occupare determinati posti chiave nella pubblica amministrazione.

Anche nella soluzione dei problemi seri,come la stabilizzazione dei dipendenti con contratto di lavoro atipico, abbiamo assistito,con il precedente governo, alla attivazione di procedure surreali come quella di trasformare il contratto di collaborazione in quello a tempo determinato (anticamera dell'assunzione in pianta stabile)dei portaborse dei partiti ,negli Enti Locali del territorio nazionale.

Con l'attuale legge 133/08 la situazione è divenuta paradossale,i contratti a tempo determinato hanno un limite temporale rigido,senza la possibilità di prolungamento, per le assunzioni a tempo indeterminato, infatti la nuova norma pone severi vincoli di spesa.

Noi ci siamo battuti perchè questi meccanismi distruttivi fossero azzerati ed invece scopriamo, per esempio, che si approva un decreto che colpisce indiscriminatamente chiunque si ammali con proposte operative (controllo fiscale anche con un giorno di malattia) inattuabili, se non con l'assunzione di migliaia di medici nella ASL di competenza, con il compito di arrivare a casa di tutti i malati !

Per verificare se esistono dei certificati di malattia fasulli basta inviare un ispettore dal Ministero negli uffici del personale delle pubbliche amministrazioni e richiedere copia dei certificati di malattia di un intero anno. Se la verifica mette in luce abusi o altro esistono tutti gli strumenti per intervenire,non è necessario come prevede il decreto confinare dentro casa per tante ore al giorno una persona che magari ha un problema di tipo ortopedico il cui recupero ben si concilia con il movimento.

Per il dipendente ammalato le disgrazie non finisco qui,infatti la stessa norma prevede una drastica riduzione ,delle indennità remunerate normalmente in busta paga, nel periodo di assenza per malattia.

L'efficienza di un servizio pubblico dipende da tanti fattori : la formazione del personale,che richiede investimenti non tagli ,le capacità organizzative del dirigente,la dotazione organica al completo.

Ridurre i problemi ad un giorno in più di malattia è un approccio perdente e vessatorio.

I dirigenti della P.A. hanno avuto sempre un grande potere, rafforzato da un anacronistico codice disciplinare che i sindacati concertativi hanno permesso di inserire nei CCNL nazionali.

Si registrano innumerevoli casi che dipendenti della P.A. si sono dovuti rivolgere al giudice del lavoro (a proprie spese!)per riuscire a lavorare ! Sono numerosi i casi di mobbing (fenomeno molto esteso in Italia)a danno di dipendenti contro cui il dirigente si accanisce per ragioni le più diverse, ma nessuna legata al rendimento lavorativo.

Altra questione della massima importanza è il riconoscimento della causa di servizio in relazione all'infortunio sul lavoro.Anche in questo ambito il decreto intende sterilizzare la normativa in vigore.

Sarebbe molto facile rendere ridicoli i presupposti di una legge che dovrebbe annullare gli sprechi, ma che risulterà impotente perchè non mette in discussione interessi,anche consociativi,ormai strutturati.

Un solo esempio : Nel comparto della sanità esistono reparti e servizi con due dirigenti (primari),uno universitario ed uno ospedaliero. Basterebbe un confronto tra gli esami svolti nei servizi interni ad un ospedale,e le richieste archiviate con la prescrizione del medico di base per accorgersi di quanti amici degli amici continuano ad utilizzare le strutture pubbliche come ambulatori privati senza pagare un euro.

Ci sono patologie strettamente collegate ai diversi ambiti lavorativi che sono evitabili solo avendo a disposizione gli strumenti adeguati (Dispositivi di Prevenzione Individuale) previsti già dal Dlgs 626/94,obbligatori, ma quasi mai messi a disposizione dei dipendenti.

Questo fatto,statisticamente provato,ha provocato migliaia di infortuni sul lavoro o il manifestarsi di patologie professionali.

Siccome la responsabilità è del massimo dirigente o dei preposti debitamente incaricati,visto che le sanzioni previste dal Dlgs 626/94 sono economiche e penali, ci saremmo aspettati fortissime multe da pagare e migliaia di avvisi di garanzia per altrettanti dirigenti della Pubblica Amministrazione.Ad oggi non registriamo nulla di tutto questo.

Queste argomentazioni spiegano lo stato di efficienza della pubblica amministrazione,le cui cause dipendono dalle politiche di gestione ed amministrazione del Pubblico Impiego in Italia.

La legge 133/08 introduce diversi elementi negativi. Due i più importanti :

1)Interviene sulla derogabilità al ruolo dei contratti nazionali di lavoro.

2)In continuità con la politica del precedente governo,depotenzia il Dlgs 66/03.

Riteniamo centrale la questione dell'orario di lavoro nella politica sindacale.

Non vogliamo esaltare le qualità del Dlgs 66/03, ma riteniamo che era ed è uno strumento utilizzabile per una azione sindacale incisiva che rimetta al centro della discussione il problema dell'orario di lavoro e di conseguenza delle dotazioni organiche.

Abbiamo iniziato delle cause sul territorio nazionale per recuperare i riposi compensativi così come previsti dal Dlgs 66/03 riferiti agli anni 2003/08 e denunciando comunque la violazione delle 11 ore di riposo tra un turno di lavoro ed il successivo.

La classe politica,notoriamente assenteista in Italia, attua politiche clientelari ed anacronistiche che portano alla devastazione dello stato sociale,ad una inefficienza della Pubblica Amministrazione che ben si concilia con il desiderio di appaltare parte dei servizi ad aziende private magari politicamente affini !

La casta politica è stata ben descritta da un recente libro che ha avuto un grandissimo successo e che descrive, nei particolari, le nefandezze del clientelismo e la protervia del potere.

La casta sindacale”,(che descrive il potere economico e politico dei sindacati confederali) e “La paga dei padroni”( dove vengono rivelati gli importi percepiti dai managers pubblici e privati),due libri che con il primo descrivono costi ingiustificati,ancora più intollerabili, per alcune frazioni della stessa borghesia, in questa fase di crisi economica.

Queste “disfunzioni” sono connaturate al sistema economico – politico basato sul libero mercato,un modo di produzione che ha fatto il suo tempo e del quale ci dobbiamo liberare per porre le premesse per una società senza sfruttamento.

In tutti i posti di lavoro bisogna organizzarsi per battere questa politica governativa che fa ricadere sui lavoratori la crisi economica e politica di un sistema marcio e putrescente.

SLAI COBAS PUBBLICO IMPIEGO

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