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(15 Agosto 2012) Enzo Apicella

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    Serve una rappresentanza politica della classe operaia per cambiare le cose

    Il capitalismo e la sua rappresentanza politica non avranno pietà.

    (14 Ottobre 2008)

    I Comunisti Italiani stanno da una parte sola, quella dei lavoratori: ne sosteniamo sempre ed ovunque la lotta e le rivendicazioni ma sentiamo che oggi comunisti e sinistra di classe debbono agire per dare prospettiva, risposte, rappresentanza politica.

    Classe operaia, mondo dei lavori, precari, lavoratori pubblici aggrediti da una vera e propria proletarizzazione e dall'abbassamento delle condizioni di vita, non possono continuare a subire l'aggressione ai diritti sociali ed alla stessa convivenza civile in un contesto politico che li ha privati di voce politica, di rappresentanza, appunto.

    Non è ulteriormente possibile che il tessuto economico si fondi sullo sfruttamento di una classe operaia sempre più precaria, assunta in modo interinale da agenzie private oppure con contratti a tempo deterninato coi quali gli imprenditori previligiano solo il loro profitto e non rispettano i diritti dei lavoratori, col beneplacido di una normativa avallata dagli ultimi governi del paese, autentica voce del padronato e degli interessi di un moderno capitalismo speculativo che, oggi come ieri, non ha scrupoli ed è stato per giunta malauguratamente aiutato dagli ultimi portavoce dei partiti della sinistra.

    Pochi mesi fa, l'ex presidente della Camera, parlando del direttore generale della Fiat e di altri come lui, parlava di "padroni buoni", facendo il paio con chi, nell' attuale Pd, ambiva alla proprietà di banche e non a tutelare i diritti dei lavoratori. E così la filosofia si è propagata in provincia, nei territori dove il capitalismo ha insediato i propri stabilimenti ed ha ricevuto in cambio accoglienza, agevolazioni, compartecipazione nella concertazione delle politiche amministrative. Questo è ciò che è avvenuto a Suzzara ed in altri siti di interesse Fiat e non solo: in cambio oggi arriva precariato indiscriminato, delocalizzazione, licenziamenti, cassa integrazione da Pomigliano a Bergamo, disgregazione sociale e rabbia. Sono forse questi i risultati di quel pragmatismo liberal - riformista di cui si ammanta il PD di governanti e amministartori che hanno condiviso tali scelte?

    Nessuna critica: ognuno fa le proprie scelte; per quetso comunisti e sinistra di classe devono fare le loro, impegnarsi per rappresentare questa "moderna" classe operaia, sempre più sfruttata, priva di garanzie sociali ed economiche, ostaggio di un blocco socio - economico che, a destra come al centro, non li rappresnta e nemmeno può farlo.

    Senza lavoro, senza salario, senza prospettive, perchè ciò impone il mercato e gli interessi del capitalismo: all'IVECO di Suzzara in estate non sono stati rinnovati 400 contratti di lavoratori interinali (la parte più debole che dipende da agenzie private, i moderni uffiici per l'impigeo che "piazzano a numero e a tempo" operai, muratori, infermieri, dipendenti pubblici e laureati secondo le esigenze: risorse umane usa e getta, per i quali nessuno è responsabile). Ieri non sono stati rinnovati 160 contrratti a tempo determinato, contro gli stessi accordi sindacali sottoscritti, da domanai non ci saranno commesse e avanza lo spettro dello stop agli impianti. Eppure poco meno di un anno fa, fra il gaudio generale, nel pieno vigore di quella perversa concertazione pragmatica del potere amministrativo presentata come la soluzione di tutti i problemi, IVECO aveva assunto (precari), chiesto urbanizzazioni, agevolazioni, fatto promesse di un futuro radioso per un territorio che sembrava dipendesse dai suoi voleri:purtroppo è stato proprio così!

    Nel frattempo, però, la forza e la rappresentanza delle classi sociali più deboli si è affievolita sempre più e lo stesso sindacato stenta a reggere l'impatto con una realtà senpre più preoccupante e priva di prospettive.

    La protesta dei lavoratori è giustissima e va sostenuta: vanno date risposte. E le istituzioni, a partire da quelle locali, devono fare la loro parte, scegliere la tutela del lavoro ed anche saper cambiare opzioni amministrative consolidate, rinnovare i propri strumenti di intervento diretto nelle politiche attive, sostenere i lavoratori dipendenti, i precari, partendo da quello di cui possono disporre.

    Non si tratta di irriducibili idee passionarie o di semplice solidarietà, come si vuol far credere, ma di diritti e di scelte: la situazione è grave ed il conflitto non potrà essere fermato, giacchè è in gioco la stessa compatibilità delle classi subalterne ad un sistema ingiusto, diseguale ed arbitrario insopportabile che bisogna lottare per cambiare.

    Monica Perugini - capogruppo Pdci consiglio provinciale di Mantova

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