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Il punto sulla campagna di boicottaggio dell'economia di guerra israeliana

comunicato del Forum Palestina

(21 Febbraio 2003)

Come prevedibile, la campagna di boicottaggio delle relazioni economiche e commerciali tra Italia ed Israele, ha cominciato a provocare reazioni e polemiche che ne confermano la validità come strumento di pressione sulle autorità israeliane.

La campagna di boicottaggio era stata annunciata nella manifestazione nazionale per la Palestina del 9 marzo, definita nel primo dossier sul boicottaggio presentato a Roma in aprile e poi nell'assemblea nazionale del Forum Palestina ad aprile a Firenze.

A giugno era stata "testata" con una prima settimana di iniziative in varie città davanti ai centri commerciali, alle sedi di Generali e Telecom (che hanno consistenti investimenti in Israele) e davanti al Parlamento. Le iniziative davanti ai centri commerciali avevano già rivelato l'efficacia di questa iniziativa. L'indicazione del boicottaggio di alcuni prodotti di largo consumo vincolati a società israeliane o che fanno affari con società israeliane, ha suscitato la curiosità dei "consumatori" ed ha consentito di registrare la preoccupazione e la ampia simpatia di cui gode la lotta di liberazione del popolo palestinese. Ancora una volta la società "reale" si è rivelata più avanzata della "società politica" che appare perennamente subordinata ai ricatti dei mass media e alle ipocrisie sul presunto antisemitismo "di sinistra". Aver bypassato il ceto politico ed aver impostato la campagna di boicottaggio sul rapporto diretto con la gente è stata e resta la scelta migliore.

A settembre, andando alla manifestazione europea di Marsiglia, abbiamo potuto verificare come solidarietà con la resistenza palestinese e la campagna di boicottaggio andassero crescendo e concretizzandosi nel resto d'Europa coinvolgendo settori della politica e della cultura assai ampi. Il ritardo della sinistra e del movimento italiano era dunque tutto "soggettivo" ed ascrivibile all'opportunismo.

A dicembre, in occasione delle feste natalizie la campagna è dunque partita con un invito di massa a non consumare e non acquistare i prodotti israeliani o di società in affari con l'economia israeliana. Migliaia di lettere sono state spedite alle famiglie in diverse città italiane e si è proceduto ad alcuni presidi di controinformazione davanti ai centri commerciali.

La reazione dei gruppi e dei commentatori filo-israeliani, non è stata immediata ma ha atteso, come purtroppo prevedibile, la cornice della "Giornata della Memoria" per aprire il fuoco a palle incatenate contro la campagna di boicottaggio e gli esponenti politici della sinistra che, a torto o a ragione, ne vengono ritenuti responsabili. Gli attacchi contro l'appello dei docenti universitari francesi e italiani, contro i compagni del Circolo "Agorà" di Pisa, contro il deputato dei Verdi Mauro Bulgarelli, contro i gestori di una libreria di sinistra a Roma, finanche contro il libro di Alberto Asor Rosa, sono partiti nei giorni precedenti e successivi alla giornata che celebra la liberazione degli internati dai campi di concentramento nazisti. La sintesi di questa escalation di articoli, lettere, prese di posizione, è ben riassunta dai tre articoli comparsi su "Libero" del 13 febbraio.

Ultima vicenda, in ordine di tempo, le polemiche sulla sospensione dell'accordo della vergogna tra la holding romana ACEA e le autorità israeliane sullo sfruttamento delle acque. Prima la denuncia del Forum Palestina, poi un appello firmato da giornalisti, sindacalisti, docenti, consiglieri comunali e deputati, infine le interrogazioni presentate al Comune di Roma e in alcune città toscane dove l'ACEA sta rilevando diversi servizi, hanno fatto "scoppiare il caso" costringendo il Comune di Roma (azionista di maggioranza) e la stessa ACEA a sospendere l'accordo o addirittura negare che questo ci sia mai stato. Tesi questa smentita da un articolo del Sole 24 Ore del 10 dicembre (scaricabile anche dal sito stesso dell'ACEA) che sosteneva invece il contrario. Sia nel caso che l'accordo sia saltato, sia che sia stato congelato, questo è forse il risultato più importante ottenuto finora dalla campagna di boicottaggio. Occorre però vigilare perchè tenendo conto dell'orientamento fortemente filo-israeliano del sindaco di Roma, non è peregrino ritenere che l'accordo sia stato sospeso fino al Forum Mondiale sull'Acqua di Firenze a marzo. In quella sede sarebbe stato spinoso per il comune di Roma gestire un accordo tra la propria azienda e Israele proprio su una questione esplosiva e conflittuale come l'acqua. La fretta con cui gli assessori comunali sono intervenuti nella vicenda rende realistica questa nostra preoccupazione.

Occorre pensare ad una fase di iniziative verso i maggiori gruppi economici italiani che hanno investimenti sul mercato israeliano: Telecom, Generali, Unicredito.

E' possibile pensare ad una campagna di disdetta degli abbonamenti, delle polizze e dei conti correnti. Se qualcuno già pensava di farlo per motivi suoi suggeriamo di motivarlo con il boicottaggio. E' importante rilanciare l'invio delle lettere che minacciano le disdette indicando chiaramente le proporzioni e i vantaggi del mercato interno italiano e di quello israeliano. Dove gli conviene investire? Il mondo del business va preso sui nervi sensibili.

IL METODO DI LAVORO

1) Al momento non è possibile sapere quali siano i risultati della campagna di boicottaggio sui prodotti indicati nel dossier e nelle liste. Certo è che la pubblicità negativa è sempre un problema per i marchi. Occorre dunque insistere nella circolazione dei volantini, degli adesivi e dei manifesti che invitano al boicottaggio.
E' importante anche far conoscere e far circolare i due appelli dei docenti universitari. E' a disposizione anche la Risoluzione del Parlamento Europeo del 10 aprile 2002 (approvata a maggioranza) in cui si chiede l'embargo delle forniture militari a Israele e la sospensione del Trattato di associazione commerciale di Israele all'Unione Europea.

2) E' altrettanto importante preparare con cura - anche nei dettagli - il materiale di informazione. Occorre spiegare bene che il boicottaggio riguarda l'economia di guerra israeliana perchè le spese militari assorbono gran parte del bilancio di quel paese e servono al mantenimento dell'occupazione militare e coloniale dei territori palestinesi. Che è diretto non contro la popolazione (o coloro che in Italia si sentono "israeliani" e qui il discorso sarebbe lungo ma è anche noto) ma contro l'establishment politico-militare-economico che gestisce l'oppressione della popolazione palestinese. Che non è un boicottaggio contro Israele in quanto tale ma contro la politica dei suoi governi (confermata tra l'altra dai risultati elettorali). Che non è un boicottaggio contro le aziende gestite da ebrei ma contro aziende che fanno affari con il mercato israeliano (in questo senso possono essere gestite anche da italiani, francesi, americani, turcomanni o arabi che siano).
E' importante anche sottolineare sempre la dimensione internazionale ed europea della campagna di boicottaggio.
Questi non sono dettagli perchè le lobby filo-israeliane giocano sempre sull'equivoco cercando di presentare la campagna di boicottaggio come una campagna anti-ebraica. E' una argomentazione che dobbiamo saper smontare pezzo su pezzo con precisione.

3) Sul sito del Forum Palestina, troverete la casellina con gli indirizzi di posta elettronica di tutti gli organi di informazione (giornali, televisioni etc.). Basta cliccare e si apre la cartella per inviare il messaggio al destinatario. USATELA!!! Dobbiamo prendere l'abitudine di scrivere o di rispondere puntualmente ad ogni lettera o articolo che esce e che contiene falsità e strumentalizzazioni. Se non la pubblicano rimandatela ogni giorno. Le lettere devono essere brevi. Le cose importanti vanno dette subito all'inizio. Rispondete lettera su lettera, articolo su articolo. Non trascurate affatto questo strumento. Abbiamo verificato che funziona.
Già nell'assemblea nazionale di Firenze avevamo chiarito che per fare un bilancio di una campagna di boicottaggio occorre qualche anno. La lentezza e l'efficacia con cui la campagna è partita anche in Italia confermano questa valutazione. L'assemblea nazionale del Forum Palestina (prevista per marzo), ci permetterà di confrontarci sulle esperienze fatte e sulle proposte per il futuro.

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