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(23 Ottobre 2008)
Proprio quando la pubblicità delle banche che invitava a destinare il proprio TFR ai fondi pensione è del tutto scomparsa, proprio mentre l'economia capitalistica è in piena crisi, con il crollo di banche e borse in tutto il mondo, …. CGIL-CISL-UIL+UGL (+ cosiddetti autonomi CONFSAL-FIALS), si accingono a dar vita nientemeno che ai FONDI PENSIONE DEL PUBBLICO IMPIEGO!
FONDI PENSIONE che, ancora prima della crisi, erano comunque in perdita, –2,7%, rispetto al +2,0% garantito dal TFR (ossia una differenza del 4,7%!!) ed anche sul lungo periodo, gennaio 2000 - giugno 2008, nessun fondo ha raggiunto il rendimento del TFR, + 27,7%.
I nomi scelti per questi “prodotti” (cioè ai nostri soldi in tasca loro) non sono frutto di casualità: SIRIO per ministeri, parastato e agenzie fiscali e PERSEO per enti locali e sanità, (e COMETA fondo dei lavoratori privati, metalmec-canici e chimici, che ha perso ben 7 milioni di euro grazie alle “sicurissime” obbligazioni USA Lemhan Brothers).
Questi signori costituenti simili “sòle” vivono infatti in uno spazio profondo e buio, in una galassia a miliardi di anni luce dal mondo dei lavoratori! Ma anche senza il canocchiale spaziale “hubble” è ben visibile come questa “sòla” fosse il vero ed unico scopo di CGIl-CISL-UIL+UGL e CONFSAL (FIALS), avendo “accettato” sin dal 1994 il calcolo contributivo delle nostre pensioni riducendocele.
Visibile anche a occhio nudo invece lo sciopero del sindacalismo di base il 17 scorso che ha riscosso una buona partecipazione di lavoratori (senza permessi e distacchi). Così la manifestazione milanese che ha ribadito con forza la priorità degli interessi “spiccioli” dei lavoratori rispetto ai “grandi” interessi di banche, assicurazioni con tutto il loro codazzo di partiti e partitini parlamentaristici tutti uniti, dal più piccolo al più grosso, nell'affrontare la “crisi” nazionalizzando i falliti, cioè: privatizzare i profitti e socializzare le perdite.
Ma persino questo slogan, apparentemente “oppositivo”, è impreciso addolcendo una realtà in cui lor signori non socializzano affatto le perdite perché i falliti (e complici collegati) non si accolleranno alcuna conseguenza della loro crisi, anzi ne beneficeranno. Il loro “risanamento” consiste infatti solo in un aumento di liquidità immessa sul mercato e/o in un aumento del debito pubblico, con conseguente perdita di posti di lavoro ed aumento dei prezzi, per non parlare del ben noto, successivo quanto inevitabile, “risanamento del bilancio pubblico”. Altro che “socializzare le perdite”, le conseguenze ricadranno solo sui lavoratori. E non è detto sia sufficiente. Tali misure rinvieranno solo la crisi approfondendola, facendocela pagare ancora più cara.
Per questo la misura migliore contro la crisi
è che se la paghino i falliti, . . . fallendo !
Sin.Base Sindacato di Base - Genova
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