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Il governo Berlusconi - in seria difficoltà - ricorre allo stato di polizia

(23 Ottobre 2008)

Chiunque sia dotato di un minimo di buonsenso dovrebbe aver ben compreso le parole con cui il premier Silvio Berlusconi ha esplicitato le sue minacce di utilizzare la polizia contro le proteste che stanno attraversando le scuole e le università in tutto il paese. Sono dichiarazioni gravissime e pericolose ma non imprevedibili.

1. In questi giorni era cresciuto e diventato visibile il nervosismo di un governo che si era ritenuto invincibile e a forte consenso, un governo sicuro di poter contare e giocare con una opposizione conforme alle regole della governabilità. Ma la realtà ha provocato una serie di bruschi e dolorosi risvegli: prima la durezza della vertenza Alitalia, poi la crisi globale del sistema capitalista, successivamente l’esplosione della protesta di massa e socialmente trasversale nelle scuole e negli atenei e infine lo sciopero generale e l’enorme manifestazione del 17 ottobre convocata dalle organizzazioni sindacali di base e dai movimenti sociali che ha rivelato l’autonomizzazione di una opposizione politica e sociale indipendente dalle strettoie del conformismo e delle compatibilità.

2. Più di qualche giornale non subalterno ai diktat della normalizzazione berlusconiana, ha evidenziato in questi giorni come l’entrata in movimento delle dinamiche sociali avesse cominciato a corrodere da fuori e dall’interno il blocco di consenso al governo delle destre. Ma il movimento degli studenti e la riuscita dello sciopero generale del 17 ottobre, hanno trasferito il conflitto dal piano del malessere e del disincanto a quello della lotta cambiandone significativamente il segno politico, sociale e culturale.

3. Il governo Berlusconi teme il conflitto sociale perché ne ha una visione unilaterale e che non ammette repliche, la visione dell’odio e della lotta di classe dall’alto verso il basso, dell’odio dei custodi della proprietà privata contro le istanze e gli interessi collettivi di una società. Una visione questa, che un soggetto competitore ma non oppositore come il Partito Democratico e i sindacati concertativi hanno cessato per statuto e ragione sociale di intendere come reciproca e conflittuale.

4. Il ricorso allo stato di polizia era nell’ordine delle cose ed era leggibile già nella militarizzazione dell’emergenza rifiuti in Campania o nella gestione fobica e repressiva della vita sociale nelle aree metropolitane e nelle città. In tal senso non è da ritenersi affatto casuale la dichiarazione di guerra fatta dal sindaco neofascista di Roma annunciando gli sgomberi contro i centri sociali e le occupazioni di case, una dichiarazione che ha preceduto di sole ventiquattro ore quella di Berlusconi.

5. L’emergenza democratica nel nostro paese si va facendo seria e grave. Di ciò dobbiamo essere tutti pienamente consapevoli e apprestarci ad affrontare una stagione di conflitto politico e sociale durissima. Senza cadere nelle trappole ma anche senza cedere di un millimetro sul piano degli spazi di agibilità politica e democratica. La storia e la natura stessa della libertà non consentono passi indietro. Ogni scuola o facoltà, casa o centro sociale, fabbriche o stazioni occupate sarà nelle prossime settimane un test significativo per tutti coloro che intendono sbarrare la strada allo stato di polizia.

22 ottobre 2008

La Rete dei Comunisti (Italia)
info: www.contropiano.org

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