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(20 Settembre 2009) Enzo Apicella

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Disoccupiamo le fabbriche di morte

(24 Ottobre 2008)

Tra poco inizieranno a costruire lo stabilimento per assemblare centinaia di cacciabombardieri americani di ultima generazione, gli F35. Forse i lavori cominceranno già nei primi mesi del prossimo anno.
Vogliono costruire questo stabilimento dentro il recinto dell'aeroporto militare di Cameri (installazione di cui ignoriamo il preciso status giuridico).
Nel 2009 questo aeroporto compirà cent'anni: un bell'anniversario, non c'è che dire. Si tratta del principale impianto dell'aeronautica militare dedicato alla logistica ed alla manutenzione di velivoli da guerra. Ma non solo: recentemente è ritornato pienamente operativo, ospitando alcuni Tornado, certo impegnati in operazioni di sostegno alle imprese belliche in corso.
Ed ora, a dieci chilometri scarsi da Novara, vogliono pure far nascere una fabbrica di morte e di devastazione. Con la solita risibile scusa: posti di lavoro e progresso tecnologico.
Ma i posti di lavoro saranno in realtà pochi e maledetti. Ed il progresso tecnologico, ove applicato alle costruzioni militari, non è certo cosa desiderabile, né per la nostra comunità né per il genere umano nel suo complesso.
Per non parlare dell'enormità della spesa prevista: circa un miliardo di dollari solo per costruire lo stabilimento. Soldi prelevati dalle tasche dei contribuenti. Come pure dalle solite tasche verranno prese le somme per acquistare più di cento velivoli, a partire dal 2013, allo scopo di rinnovare il parco cacciabombardieri dell'aeronautica militare italiana. In tutto ci si avvicinerà, molto verosimilmente, alla cifra di venti miliardi di euro.
Tutto ciò mentre si taglia la spesa sociale (per la sola istruzione pubblica un taglio di quasi otto miliardi di euro per i prossimi quattro anni). Tutto ciò mentre il mondo attraversa una gravissima crisi economica.
Ma i nostri governanti non risparmiano molto sulle spese di morte. Solo un minimo di prudenza li fa rinunciare, almeno per il momento, all'acquisto immediato di un prototipo di F35 da utilizzare per prove e collaudi. Una piccola rinuncia dettata dalla tragicità della congiuntura economica, che però non blocca le intenzioni belliciste e di riarmo delle forze militari italiane.
Ma noi continueremo ad opporci con determinazione al progetto di costruzione e di acquisto degli F35: per difendere la nostra terra da devastazioni ed inquinamento, per difendere le nostre coscienze che non si vogliono rendere complici di bombardamenti e di assassinii più o meno tecnologicamente avanzati.
È per questo che ci troveremo a far festa ed a gridare il nostro no alla fabbrica degli F35. Ci ritroveremo proprio nel periodo in cui si incontrano i militaristi, che quest'anno preannunciano sontuosi festeggiamenti a novant'anni dalla “vittoria”, cioè dalla fine di quello schifosissimo macello che è stata la Prima Guerra Mondiale.
Noi ci troveremo a Novara, il primo novembre di questo triste 2008.

Programma:

Alle ore 14.00, in centro città (P.zza Gramsci), comincia il presidio comunicativo e di protesta, con:
Il teatro dell'oppresso
Laboratori e trucco per bambini
Giocolieri @ Writers
Mostra dei Luoghi Resistenti

Al parco pubblico di corso Trieste angolo via Bovio, nel quartiere di Sant'Agabio, faremo festa con il concerto:

Ore 19.00 - Novara Hip Hop con: TERZO GRADO e GORAMAN
Ore: 21.00 -
ASSALTI FRONTALI
[locandina]

Disoccupiamo le fabbriche di morte.
Liberiamo le città e le campagne dalle sconcezze del militarismo.

Lockheed Martin e Alenia
firmano il primo contratto di produzione per l'F-35


Vale 15 milioni di dollari il primo contratto di produzione per le ali del caccia F-35 Joint Strike Fighter firmato poco fa da Robert Bolz e Giancarlo Anselmino per Lockheed Martin e Alenia Aeronautica. Nessun dettaglio per ora sugli altri sviluppi italiani del programma, dall’acquisto di due esemplari LRIP allo stabilimento di Cameri (NO), il cui finanziamento dovrà essere deciso con la finanziaria 2009 attualmente in discussione.
L’Aeronautica Militare e la Marina Militare pianificano al momento l’acquisto di 74 F-35A convenzionali e 57 F-35B a decollo corto/atterraggio verticale, destinati a sostituire dal 2013-2014 gli AMX del 32° Stormo e gli AV-8B imbarcati.
Il contratto siglato oggi a Roma copre per ora i non ricorrenti e le attrezzature ed è il primo di una serie che gradualmente, attraverso i lotti Low Rate Initial Production (LRIP) da 2 a 6, porterà l’azienda torinese a diventare la seconda fonte di produzione per le ali del JSF: un ruolo che allo stato attuale potrebbe raggiungere le 1.200 serie per un valore di sei miliardi di dollari nell’arco di 25 anni. Nella LRIP 2 saranno coinvolti gli stabilimenti Alenia di Nola (NA) e Foggia. Nella LRIP 3 inizierà la produzione di parti in metallo e in compositi. Nella 4, che coinvolgerà anche Caselle (TO) e Casoria (NA), sarà prodotto il cassone alare centrale e nella 5 i cassoni delle semiali esterne. La produzione di ali complete arriverà nella LRIP 6.

Dalla fase LRIP 3 partiranno anche i contratti per i sottosistemi, nella quale saranno coinvolte aziende italiane quali Selex Galileo, Selex Comms, Sirio Panel e Aerea. «Rispetto a quando firmammo il primo Memorandum of Understanding due anni fa, il valore delle opportunità di business per le aziende italiane è più che raddoppiato», ha detto Bolz a Dedalonews, Vice President dell’integrazione industriale globale dell’F-35. «Opportunità e non contratti», sottolinea, ricordando che il programma è costruito attorno al concetto di "best value" e che le selezioni tengono quindi conto di prestazioni, prezzi e risultati. Dal proprio canto Alenia quantifica l’impatto occupazionale in Italia del programma JSF a pieno regime in 10.000 persone.
A questo potrebbe aggiungersi un altro miliardo circa legato alla Final Assembly and Check Out (FACO) di Cameri (NO), una struttura di 60.000 mq coperti e 500 persone specializzate sulla quale il governo italiano dovrà decidere entro fine anno per consentire l’avvio dei lavori nei primi mesi del 2009 e le prime consegne di aerei completi a fine 2013.
Dal punto di vista della produzione, la FACO consentirebbe di svolgere in Italia il montaggio delle sezioni costruite in USA, Gran Bretagna e Italia (un’attività di altissima precisione, spiega Lockheed, che utilizza scali con allineamento laser e controllo digitale) ma anche l’installazione di alcuni sistemi e l’applicazione dei delicatissimi trattamenti esterni che conferiscono al JSF le sue avanzatissime caratteristiche di bassa osservabilità. «Il governo americano ha approvato l’applicazione dei "coatings" da parte di tecnici italiani», spiega Bolz, sorvolando con eleganza sull’importanza di questa cruciale tecnologia. Il processo si concluderebbe con le prove in volo e l’accettazione da parte di un gruppo di piloti delle due ditte e delle forze armate. La FACO, che al momento lavorerebbe per Italia e Olanda, potrebbe poi diventare il polo manutentivo e logistico europeo.
Tutto questo è ancora nel futuro, verso il quale il primo piccolo contratto LRIP 2 costituisce un passo concreto.

da DedaloNews - 25 Settembre 2008

http://www.nof35.org/

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