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I Partigiani della Pace

di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova

(25 Febbraio 2003)

Qualche sera fa, davanti a un bar in via Palestro, un vecchio partigiano comunista quasi ottantenne si rivolgeva quasi commosso ad un gruppo di suoi coetanei: "Chi avrebbe mai pensato che, arrivato alla mia età, avrei visto tante bandiere della pace esposte liberamente ai balconi della città, a testimoniare in modo così aperto il dissenso alla guerra ingiusta. Vi ricordate cosa succedeva nei primi anni Cinquanta, quando era nato il movimento dei Partigiani della Pace? Le donne del quartiere (nota: il quartiere Toselli è dedicato ai Caduti della Resistenza) avevano confezionato una bandiera, veramente enorme, cucendo insieme le strisce di stoffa con i colori dell'arcobaleno. Ne era risultata una bandiera della Pace veramente bellissima, e al centro figurava la colombina di Picasso, al posto della odierna scritta "Pace".
Di notte, poi, siamo andati in Piazza dei Signori. Ti ricordi?(e puntava il dito verso qualcuno dei compagni), c'eri tu, e tu, e tu..! Abbiamo dovuto tenere conto del passaggio regolare della camionetta della Celere, ogni venti minuti, per non farci scoprire.
Ci siamo arrampicati sulla cima del pennone portagonfalone della Piazza, e abbiamo appeso lo stendardo; era una notte ventosa e con la luna piena. Che emozione vedere il bandierone sventolare in alto illuminato dalla luce della luna! Un bel rischio; ed ora, vedere queste bandiere per tutta la città esposte senza preoccupazione mi dà tanta soddisfazione: mi fa sperare che qualcosa abbiamo seminato di buon messaggio, e i frutti forse si raccoglieranno adesso!"

Il racconto di questo bell'episodio mi ha indotto ad informarmi su questo movimento dei "Partigiani della Pace" del 1950, e di capire perché quei Partigiani della pace avevano la necessità di agire di nascosto, come se venisse compiuta una azione delinquenziale, illegale, nell'esporre la bandiera con i simboli della Pace, non della... Rivoluzione!
Per questo ho consultato la "Storia d'Italia dal dopoguerra a oggi; società e politica 1943-1988" di Paul Ginsborg, gli Struzzi 370, Einaudi, ed.1989.
A pag. 260 si trova: "Un esempio significativo della situazione (italiana) di quegli anni ci è offerto dalla campagna di "lotta per la pace", che impegnò tanta parte dell'energia e del tempo della sinistra nei primi anni '50. La guerra di Corea aveva suscitato immensi timori di un conflitto nucleare imminente, e comunisti e socialisti promossero insieme petizioni e manifestazioni in favore della pace e contro le armi nucleari...

Il poema di Mario de Micheli, apparso sull'"Unità" del 20 gennaio 1951, racchiude in sé tutto lo spirito di quel periodo:

Che bandiera stringi nel pugno Eisenhower?
Dacci notizia di quel bambino in Corea
che piange stringendo una mela
accanto alla madre colpita dal tuo piombo
...


Il filosofo Norberto Bobbio commentò all'epoca acidamente: "Curiosi pacieri i partigiani della pace. Essi si offrono per ristabilire la pace tra i contendenti. Ma dichiarano sin dall'inizio senza alcuna reticenza che dei due contendenti l'uno ha ragione e l'altro torto, che la pace si può salvare soltanto mettendosi da una parte sola."

Mi è sembrato di sentire la voce di tanti personaggi politici di adesso che si dichiarano tutti per la pace, ma dimenticano che esiste solo un popolo, quello Iracheno, e non bisogna dimenticare il popolo Palestinese, che viene costantemente aggredito nell'arco di un decennio con embargo e bombardamenti e guerra da un potere imperialista che lo vuole condannare a morte e rendere soggetto sotto le ali dell'Aquila Statunitense, e della Stella di Davide.
E poi, non ci si trova nemmeno in presenza di due contendenti!
Come può l'Iraq competere militarmente con gli USA? Tanto quanto hanno fatto gli Iugoslavi! Facendosi massacrare dall'alto, sotto caterve di bombe all'Uranio impoverito.
Bisogna dire fermamente, senza reticenze e senza equivoci, "no all'aggressione degli USA in Medio Oriente, per il Potere e per il Petrolio"!

Ma ritorniamo alla seconda questione: come mai era necessario appendere la bandiera della pace di nascosto, in questa Italia tanto democratica, e resa libera e democratica, a sentire qualcuno, dalla venuta coraggiosa delle truppe Americane a spazzare via il nazifascismo?
(Inciso: per liberarci, qui nel Nord Italia, hanno devastato con i bombardamenti intere città, ucciso tanti…liberandi, e sono entrati nelle città italiane che la Resistenza Italiana e i nostri partigiani avevano già conquistato.)
L'azione di notte, in puro stile "commando", dei Partigiani della pace di Padova, si può ben comprendere andando a pag. 251 del testo di Ginsborg: "La guerra di Corea aveva drammaticamente accresciuto la divisione politica interna, comunisti e socialisti venivano ritratti come nemici e traditori della causa della democrazia e della libertà.
(Commento mio: erano passati appena cinque anni, e si erano già dimenticati i torturati, i fucilati, gli impiccati, i tanti sacrifici, come combattenti partigiani e resistenti, degli eroi comunisti e socialisti!).
Tra il 1949 e il 1951, PCI,PSI,CGIL corsero un serio rischio di vedere legalmente limitata la propria libertà di organizzazione e di riunione. La repressione poliziesca e i conseguenti procedimenti legali contro le organizzazioni di sinistra raggiunsero un livello che non venne mai più superato. I dati relativi alla sola provincia di Bologna riportano 2 morti e 773 feriti in scontri con la polizia tra l'aprile 1948 e il maggio 1954 (scontri avvenuti durante gli scioperi proclamati dalla CGIL). Ci furono 13.935 processi per resistenza alla forza pubblica, 7531 dei quali si conclusero con un verdetto di colpevolezza. Tra questi vi furono 4729 condannati per "invasione di terreni", ma anche 670 per avere venduto "l'Unità" per le strade, 1086 per aver affisso manifesti, 338 per partecipazione a riunioni e assemblee politiche, 61 per occupazione di fabbrica."
Penso che questa lettura evidenzi chiaramente il clima repressivo del tempo, e quindi ho compreso bene perché i Partigiani della pace padovani erano necessitati ad agire di notte, evitando la Celere! Potevano essere arrestati e condannati solo per esporre la bandiera della pace; e questi uomini avevano fatto la Resistenza per vedersi imposto un regime di tal fatta, spacciato per una democrazia, emanazione della Grande Democrazia Statunitense!

Colleghiamo questi avvenimenti con quello che sta succedendo attualmente sulle strade ferrate e nei porti Italiani, e passiamo a qualche personale riflessione.

Il venerdì 21 febbraio, arriva dalla Toscana di buon mattino un primo allarme, quando i ferrovieri di Livorno si accorgono di due convogli "sospetti" e, subito, affrontati i dirigenti delle FS, hanno la conferma. Si tratta di treni carichi di "armi tattiche" dirette in Turchia, e questi sono solo i primi convogli di una lunga serie. Ce ne sono ben 26 in lista di attesa, e il programma è di farne pervenire quattro ogni giorno alla base di Camp Darby.
I treni arrivano da Vicenza, dalla caserma Ederle, sede della Setaf dell'esercito USA, dove stanno per schierarsi i paracadutisti della 173sima brigata aerotrasportata.
Subito la CGIL si fa sentire con le dichiarazioni del segretario generale toscano della FILT, Roberto Martelli:" La tradizione dei ferrovieri della FILT è tale che questi lavoratori non intendono prestare la loro opera per la guerra, credono da sempre nei principi della pace, e poi i trasporti impiegano percorsi ed orari che si intrecciano con il traffico normale, con le conseguenze immaginabili in caso di incidente. I ferrovieri FILT si opporranno a tutto questo."
Sulla stessa linea il Presidente della Regione Toscana Martini, che "chiederà al Governo, nelle sedi istituzionali, di escludere l'uso di infrastrutture civili per scopi militari."
Dalla FILT nazionale viene la diffida alle FS ad impiegare personale per queste operazioni.

Anche i portuali di Livorno sono pronti ad incrociare le braccia, mentre arriva una denuncia dal SULTA che gli scali aerei civili sono già coinvolti nella movimentazione militare.

Nel primo pomeriggio, alla stazione di Grisignano di Zocco, a pochi chilometri da Vicenza, il primo treno viene bloccato, e rimane bloccato per diverse ore. Questo primo fermo prolungato è circondato da riservatezza, che risulta di difficile interpretazione.
Comunque verso le 17.30 si muove in direzione Padova-Bologna, ma subito a Padova, a Campo di Marte, il treno subisce lo stop da parte di un piccolo gruppo di cittadini del PRC e di un centro sociale, che si sdraiano sui binari con grande decisione, interloquiscono sulla necessità di rispettare la Costituzione con i funzionari della Digos presenti, e tengono bloccato il convoglio per ben 15 minuti. L'intervento della polizia sblocca la situazione, trasportando a braccia i manifestanti lontano dai binari. Assistevo personalmente al blocco.

Il treno riparte, ma dopo pochi chilometri viene fermato a Monselice da un nutrito gruppo di "Disobbedienti", che creano una situazione di stallo che andrà avanti fino alle ore 20.30. Si sparge la notizia che blocchi vengono predisposti da cittadini e lavoratori a Ferrara, Bologna, fino a tutta la Toscana.
Il "treno della morte" è costretto da un movimento non violento a tornare verso Vicenza.

Si sta costruendo in Italia una rete civile che tenterà di bloccare stazioni, porti ed aeroporti per impedire le partenze di mezzi con materiale militare.
Il ministro della difesa Antonio Martino ha inviato alle commissioni parlamentari una lettera in cui viene esposta la decisione del Governo di concedere, su richiesta degli Stati Uniti, l'utilizzo della rete di trasporto italiana, spiegando che si tratterebbe di "attività contemplate negli accordi con gli alleati, vigenti in conseguenza del Trattato Atlantico".
Ma questo non si può fare! Non si può ridurre tutta una nazione a servitù militare, non esiste nessun trattato che lo imponga, nessuna decisione della Nato che tenga; esiste solo la protervia e l'arroganza di ordini superiori dei generali Statunitensi che comandano gli spostamenti di armi e di armati lungo le nostre linee di trasporto, sempre sotto scorta armata dei loro militari, attraversando le nostre stazioni e le nostre città.
Viene alla mente la concessione della rete ferroviaria da parte del Governo di Salò ai nazisti Hitleriani, sotto scorta dell'esercito tedesco.
A questi ordini il nostro Governo accede di buon grado, ma, concedendo l'uso delle nostre infrastrutture, ha fatto entrare illegalmente la guerra in Italia, tentando di abrogare di fatto l'articolo 11 della nostra Costituzione, che ripudia con fermezza e per sempre la guerra!
I vertici di Trenitalia spa sono corresponsabili perché trasportano la guerra sulle loro linee.(Ma non hanno treni a disposizione per trasportare i manifestanti contro la guerra a Roma!). Servi!!

Fermare i vagoni carichi di armamenti è un tentativo di ripristinare l'ordine democratico e costituzionale, che il Governo italiano ha infranto.
Ed ecco, come negli anni Cinquanta, si invoca l'ordine e l'ex generale Luigi Ramponi, presidente di AN della commissione difesa della Camera, parla: "Nessuno ha il diritto di bloccare la circolazione!" (Però, il traffico normale sulla rete ferroviaria non è stato assolutamente impedito.)
La Digos di Padova raccoglie immediatamente l'invito e dichiara che i manifestanti più riconosciuti del blocco di Monselice verranno denunciati alla Procura di Padova, con la conseguente apertura del fascicolo processuale: questo per avere difeso la Costituzione!

L'interposizione ai treni "della morte" innervosisce la maggioranza di governo: Alleanza Nazionale invoca misure d'ordine pubblico, il pugno di ferro, "contro poche decine di scalmanati che creano gravi disagi." Per Franco Servello (AN) il blocco rappresenta "un atto di eccezionale gravità e un pericoloso precedente".
Il portavoce di Forza Italia, Sandro Bondi arriva a dichiarare: "Queste azioni di blocco sono da considerarsi politicamente alla stregua di un vero e proprio tradimento. Chi boicotta è un traditore! Coloro che hanno messo in atto iniziative volte ad impedire ai convogli militari di raggiungere la base di Camp Darby hanno commesso reati gravissimi. La magistratura ha il compito di individuare e punire i responsabili di queste azioni."
Si ripete la storia: negli anni Cinquanta davano del traditore ai Partigiani della pace, e li processavano, come abbiamo visto in precedenza. Dovremo aspettarci processi contro cittadini che intendono far rispettare il dettato Costituzionale?
Ma è forse da processare quel macchinista di treno che con altri ha scritto un foglio informazioni, appeso poi nelle bacheche delle stazioni di Toscana, per spiegare che sui binari sono in circolazione convogli carichi di carri armati, di munizioni, di materiale tattico vario, ma anche di missili, a poca distanza dai treni dei viaggiatori e delle merci?
I ferrovieri non vogliono essere coinvolti in questo traffico di armi, sono molto preoccupati, e per questo si mobilitano non solo per la sicurezza propria e dei cittadini, ma perché sentono che è loro dovere opporsi alla guerra.
Non a caso il governo pensa di sostituire i macchinisti di servizio con i militari del genio ferrovieri, di solito utilizzati anche in caso di sciopero.

A fianco dei ferrovieri, i portuali!
Roberto Piccini, presidente della Compagnia dei portuali di Livorno, e dell'associazione che raccoglie tutte le compagnie italiane(Ancip), anticipa che i portuali italiani incroceranno le braccia di fronte ai carichi di armi: "Nel caso in cui avessero intenzione di utilizzare le banchine commerciali, abbiamo già detto che non lavoreremo. E anzi: vigileremo perché le banchine siano lasciate ad un traffico di pace, non utilizzate per favorire la guerra. Un porto come quello di Livorno ha una grande tradizione di pace…Credo che ci penseranno due volte prima di far arrivare un carico bellico."

La tradizione democratica toscana viene ribadita dalle espressioni pubbliche del Sindaco di Livorno, Lamberti, e dai presidenti provinciali Nunes e Frontera: "Abbiamo chiesto ufficialmente alle autorità militari di Camp Darby di far conoscere che tipo di materiali vengono trasportati dai convogli ferroviari. Con i nostri consigli esprimiamo una forte posizione di contrarietà".

E l'opposizione politica, come si esprime rispetto a questa azione di popolo e di lavoratori, ferrovieri, marittimi e aeroportuali?
I leader dell'opposizione si badano bene dall'esprimersi sul boicottaggio!
Generalmente viene raccomandato che ogni protesta si mantenga sul terreno della non violenza e del rifiuto delle provocazioni, "che sia subito sospeso il transito dei treni che trasportano armi, anche perché il parlamento ancora non si è pronunciato sulla concessione agli Usa delle infrastrutture".(Da il Sole che ride!). E quand'anche il Parlamento si pronunciasse a favore, allora diventerebbero illegittimi i blocchi e le proteste? In questo modo si vuole difendere la Costituzione?
Il ds Violante dichiara di non condividere il metodo del blocco dei convogli ferroviari, ma non disconosce la protesta.

Comunque, è nel pieno rispetto delle leggi che i lavoratori dei trasporti si stanno mettendo di traverso al movimento bellico!
A quando le forze politiche di opposizione saranno in grado di mettersi loro di traverso alla guerra! Quando saranno in grado di impedire al Premier Berlusconi di affermare che per ottenere la pace bisogna preparare la guerra?
Quando si vedranno tanti politici sdraiati sulle traversine dei binari ad impedire il traffico di morte?

Stucchevoli alcune dichiarazioni sindacali.
Di fatto Cgil, Cisl, Uil non sconfessano i tentativi di boicottaggio dei trasporti, e ci mancherebbe altro! A boicottare il via vai di armi e soldati per tutta Italia si stanno impegnando direttamente i lavoratori, che richiedono interventi decisi dalle segreterie confederali.
Ma il segretario della CISL Savino Pezzotta sbuffa: "La pace non si fa con il blocco dei treni".
Dal "Corriere della sera" del 23 febbraio 2003, a pag.5, nell'articolo
" Blocchi e scontri, ma i treni arrivano a Camp Darby" si legge:
"La CGIL veneta che, venerdì, aveva innescato la prima contestazione, si chiama fuori. "Noi siamo contro la guerra senza se e senza ma. - dice Oscar Mancini, segretario della camera del lavoro di Vicenza - Ciò premesso, non aderiamo al blocco dei treni. La palla oramai è passata ai disobbedienti..." Sic! Sarebbe interessante conoscere le ragioni di questo improvviso "chiamarsi fuori"!
Il segretario generale della CGIL Guglielmo Epifani raccomanda che "l'opposizione alla guerra va sempre condotta secondo un rigoroso principio di difesa della legalità."
Benissimo! Ma a frantumare il principio di legalità è stato il Governo, e contro questo atto bisogna fare contrapposizione decisa e dura, non sono necessarie raccomandazioni di non disturbare eccessivamente il manovratore,…che tanto i treni arrivano comunque a destinazione.

I treni vengono condotti da personale civile, al quale bisogna garantire l'assoluta impunità in caso di obiezione a guidare treni con carichi bellici, e questa garanzia deve essere fornita dai sindacati, che in caso contrario devono scatenare immediatamente lo sciopero.
Questa è la maniera di essere sindacato!
Inoltre, in caso di sostituzione del personale civile con il genio ferrovieri, i militari devono ricordarsi che hanno giurato sulla Costituzione Italiana e non degli USA, che devono rispettare l'articolo 11, non solo gli ordini di superiori asserviti, e che c'è un popolo di giuristi democratici pronto alla loro difesa, assieme al popolo grande di tutti coloro che dicono "no alla guerra, no in mio nome!".
I sindacalisti democratici e i politici dell'opposizione non dovrebbero tanto interessarsi dell'osservanza del principio di legalità da parte dei cittadini, ma dovrebbero urlare ai parlamentari che voteranno per la guerra, anche avvallati dalle risoluzioni ONU, che non riusciranno ad uccidere il principio di cittadinanza e la sovranità del popolo, costituito non da sudditi ma da cittadini liberi.
Questi sono i veri traditori, gli onorevoli che tradiscono la Costituzione democratica, laica, antifascista, che si sentono forti della loro immunità parlamentare, che non vogliono recepire i segni della coscienza pubblica che non vuole più farsi violentare.
E chiamano traditori i Partigiani della Pace, solo perché questi vogliono garantire veramente la Pace, "con impegno, fatica e perseveranza", vogliono garantire la forza del Diritto, e non il diritto della forza, la potenza della verità e non della menzogna, la ricerca delle cause delle ingiustizie immense che affliggono gli uomini di questo mondo.


Padova,23 febbraio 2003

Curzio Bettio
Soccorso Popolare di Padova

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