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La primavera americana

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(3 Ottobre 2011) Enzo Apicella
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(29 Ottobre 2008)

Mai, come in questo momento storico, è chiaro che tutte le teorie e le pratiche del liberismo sono carta straccia, al cospetto di un mondo dominato dal capitalismo e dalla globalizzazione multinazionale, che ha prodotto crisi gravi e strutturali, come quella finanziaria, quella ambientale, le continue guerre, la fame per 800 milioni di abitanti, la piaga della sovrappopolazione, la distruzione delle foreste, la distruzione della vita marina per eccesso di prelievo di pesce.
Se il comunismo “reale” è fallito, proprio perché lontanissimo dalle sue teorie ispiratrici, il capitalismo reale è doppiamente fallito, lo abbiamo davanti agli occhi, naturalmente per chi vuole vederlo, ma non crolla perché vi è un grande vuoto politico ed è assente un progetto di superamento delle distruttive logiche capitaliste, e non esiste una nuova classe politica capace di affrontare la situazione.
Vi sarebbe un gran bisogno di un movimento totalmente laico e pragmatico, che affrontasse i problemi senza tener conto delle ideologie né delle religioni, e fosse ispirato dagli scienziati, dall’imperativo categorico della sostenibilità che ogni nazione deve raggiungere nel rapporto tra numero di abitanti e risorse a disposizione, senza dipendere da nessuno, che mettesse al primo posto l’autosufficienza energetica prodotta in modo moderno e diffuso dalle energie rinnovabili, rivoluzione assolutamente indifferibile se vogliamo avere un futuro come genere umano.
Bisogna avere il coraggio di affermare che il consumismo che conosciamo oggi è INSOSTENIBILE, e continuare a testa bassa nel dire che dobbiamo rilanciare economia e consumi è da stupidi irresponsabili.
Uno dei fattori che è più responsabile della crisi è il “grande modo di produrre” e di distribuire le merci, fatto da grandi gruppi internazionali, che va sostituito con il “piccolo modo di produrre” locale, legato al territorio, alle tradizioni alimentari, a km zero (o quasi) di trasporto, realizzato per soddisfare i bisogni interni e non per l’esportazione, e queste merci devono essere prodotte e distribuite con energie rinnovabili, con motori elettrici spinti da batterie caricate dal sole.
Il problema è avere una classe politica capace di guidare una rivoluzione industriale e tecnologica, almeno nei settori della agricoltura e della energia, che ci trasformi in un paese autosufficiente e con emissioni sostenibili di gas-serra.
Al capitalista Berlusconi, che in Europa cerca alleanze per differire nel tempo la diminuzione del gas serra, vanno gli applausi convinti di Confindustria e degli operai, che sono il blocco sociale più forte che non accetta la evidenza di un modello di sviluppo sbagliato e in crisi che andrebbe urgentemente abbandonato.
Ma essendo l’economia, insieme con i mezzi di informazione, al 100% in mano a privati, non vi è alcuna possibilità di invertire la tendenza e andremo avanti fino a sbattere il muso. Solo paesi come la Russia e la Cina, dove esiste ancora un forte controllo dello Stato, potranno decidere qualche politica diversa, anche se per ora non aderiscono nemmeno al superato e insufficiente trattato di Kyoto.
Einstein affermava che due cose sono infinite, l’universo e la stupidità umana.
Noi disponiamo di mezzi per ridurre drasticamente le nascite e non li usiamo per dare retta alle idiozie delle religioni, disponiamo già di tecnologie energetiche che lascerebbero petrolio e carbone sotto terra e non le installiamo, lasciamo crepare di fame 800 milioni di persone che potrebbero essere salvate con le inutili spese per gli armamenti, tagliamo le foreste, invece di piantarle e proteggerle, per fare cose inutili come casse da morto, parquet, barche di lusso, facciamo arrivare il cibo agli obesi togliendolo agli affamati, non sappiamo dove mettere le scorie radioattive ma facciamo centrali nucleari, prepariamo altre guerre anche se è evidente che non si vincono più anche con l’esercito più potente del mondo.
Finora hanno deciso tutto le forze economiche private, ci hanno incasinato fino al punto di non ritorno, gli attuali dirigenti politici di tutte le razze sono stati burattini subalterni, se non nasce ora qualcosa di nuovo di fronte a questo sfacelo siamo fritti.

Paolo De Gregorio

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