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L’ora del mazziere

(31 Ottobre 2008)

Per ora l’unica differenza è la mancanza del leader, Almirante affiancava i suoi squadristi come testimonia un’istantanea dell’assalto ai sessantottini della romana Sapienza. Perciò c’è da domandarsi perché se non il democratico e istituzionale Fini, almeno passionari del manganello come Ignazio La Russa e la rampantina Giorgia Meloni non siano stati accanto ai mazzieri del Blocco Studentesco in azione militar-giovanile a Piazza Navona. Non crediamo sarebbe stato imbarazzante per due Ministri della Repubblica essere lì a incitare i propri ragazzi, visto che non perdono occasione salottiero-televisiva o addirittura ufficiale per ricordare la propria pessima gioventù negli anni Settanta e Novanta sviscerando odio e aggressività da perfetti maestri di quello che i militanti praticano nelle piazze. L’ultimo assalto, per ora solo verbale, l’ha subito il neo direttore de L’Unità Concita De Gregorio, alla quale il prode Ignazio (chissà se conosce come Catullo trattava quel suo omonimo di due Millenni or sono) ha minacciato di turare la bocca con un turacciolo.

Crediamo che se i mazzieri tornano attivi nelle piazze politiche - uscendo dall’enclave della curva in cui con l’alibi del tifo sono stati svezzati e protetti per anni, mica solo dai presidenti dei club ma da quelli del Consiglio e dai ministri degli Interni – i propri ideologi di riferimento sono coloro che predicano a Palazzo Chigi e nelle enclavi televisive di Stato e che garantiscono impunità. Un tempo il padre di tutto il fascismo del dopoguerra che è stato il Movimento Sociale almirantiano attuava la prassi del doppiopetto, l’ha indossato a lungo anche il delfino Fini. Perbenismo esteriore e squadrismo in corpo, non a caso le anime più losche a lungo protette dal fascismo parlamentare si chiamavano Junio Valerio Borghese, Giulio Caradonna, Pino Rauti ex ragazzi di Salò, appunto. Di che risma fossero lo ricorda “Uomini e no” di Vittorini: cannibali, torturatori di partigiani, collaborazionisti delle SS che praticavano le stragi di civili come a Sant’Anna di Stazzema. Li si è tenuti fuori dalle galere e loro immediatamente ricominciarono con Gladio, i tentativi di golpe, la P2, la strategia della tensione, lo stragismo.

I figli e nipoti politici, rimescolati col neo confessionalismo e la maggioranza silenziosa dopo il rimpasto dei primi anni Novanta, siedono al governo e riportano indietro l’Italia fra conformismo classista e quelle imposizioni legislative che sono i decreti legge. A quest’Italia già vista può mancare una nuova ondata di violenza fatta di agguati e magari assassini come l’insanguinata storia del Paese ha conosciuto quarant’anni or sono. La provocazione di piazza Navona ha una funzione scenica ma potrebbe essere seguita da altro. Un maestro del torbido e dell’illegalità, mai tacitato neppure con la Presidenza della Repubblica, qual è Cossiga insinua che nell’attuale movimento di contestazione alla controriforma Gelmini basta infiltrare gli uomini giusti, magari con la striscia orizzontale sulla maglia e la P38 in mano come ai tempi di Giorgiana Masi. Anche il regime democristiano godeva del consenso dell’urna e non accettava spostamenti a sinistra e avanzate di lavoratori che richiedevano cambiamenti di rotta.

Il berlusconismo fatto regime non sopporta nient’altro che il proprio apparato di potere. Continua a coprire, proprio come la peggiore Dc, il peggior fascismo dicendo semplicemente che non esiste. Questo ha solo cambiato volto, è addirittura più presente di quarant’anni or sono perché s’è trasformato da nostalgico in neo mitizzatore d’un’esistenza egoista, aggressiva, xenofoba, antisolidale, falsamente patriottica perché dietro di essa nasconde un becero nazionalismo anche guerrafondaio. I suoi ideologi dirigono dicasteri, come La Russa, o propagandano da media lottizzati la musica che piace del lider maximo. Il desiderio di sdoganare anche il camioncino dei mazzieri tricolori è grande. Quale la prossima concessione ?

30 ottobre 2008

Enrico Campofreda

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