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Rifugiato o clandestino?

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Contro il razzismo bipartisan, solidarietà a Pasquale Pedace.

(2 Novembre 2008)

Pasquale Pedace è stato protagonista, il 24 agosto scorso, di una vicenda rivelatrice. Nella stazione ferroviaria di Siracusa si è trovato per caso di fronte ad una operazione di polizia contro immigrati ed ha protestato verbalmente per il selvaggio trattamento che a questi era riservato. Per questo motivo è stato arrestato ed incredibilmente accusato di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni.

Il 24 ottobre si è tenuta a Siracusa la prima udienza del processo a Pasquale, che il 20 febbraio dovrà essere presente in aula per la seconda. Egli, più noto come Antonio, da anni impegnato in SR (Socialismo Rivoluzionario), è stato tra gli organizzatori della grande manifestazione antirazzista che si è svolta a Roma il 4 ottobre.

In quel momento di piazza, si è espressa l'indignazione di ampi settori – soprattutto giovanili – contro il razzismo dilagante in Italia, anche perché promosso con sempre maggiore forza dalle istituzioni.

E’ evidente, a questo punto, che un eventuale atteggiamento ostile da parte dei giudici nei confronti di Pasquale Pedace assumerebbe un significato più complessivo, di condanna nei confronti di chi si oppone ad una situazione che sta sconfinando nell’apartheid.

Il ciclo di provvedimenti e di leggi vessatorie nei confronti degli immigrati portato avanti, in questi anni, dal centrosinistra (legge Turco-Napolitano) come dal centrodestra (legge Bossi-Fini), sta avendo uno sviluppo inquietante. Come se non bastasse il Decreto sulla sicurezza targato Maroni, che abroga di fatto l'eguaglianza di fronte alla legge, su spinta della Lega si pensa di introdurre, nelle scuole, le classi separate per i bambini immigrati. Nelle cosiddette classi-ponte non si imparerà solo l’italiano ma anche l'educazione civica ed il rispetto delle tradizioni culturali locali. In sostanza, i piccoli immigrati dovranno capire subito il ruolo che gli spetta nella società italiana. Quello di manodopera a basso costo, priva dei più elementari diritti, sfruttata, magari, da quella piccola e media impresa del nord est che è base sociale ed ispiratrice delle proposte della Lega. Ora, se provvedimenti del genere incontrano il favore di ampi settori della popolazione e se episodi di razzismo come quello di Siracusa si svolgono, talvolta, nell’indifferenza di molti, ciò è dovuto anche ad una massiccia campagna mediatica.

Certo, in essa le punte più estreme sono raggiunte dal Giornale di proprietà berlusconiana. Qui l’esplicita istigazione all’odio razziale è il pane quotidiano. Quando a Ponticelli vi fu il pogrom contro i Rom, Il Giornale – operando in sinergia con le reti televisive Mediaset – si schierò con la “folla inferocita”, auspicando, neanche troppo velatamente, che l’odio contro la perseguitata etnia divampasse in tutta la penisola.

Più recentemente, in un editoriale del quotidiano in questione, il decano Mario Cervi è arrivato a definire la Romania come la “vergogna d’Europa”. Anche per uno che ha speso molte energie, in passato, a minimizzare i crimini di Pinochet non è poco e comunque l’idea che i romeni siano sì comunitari, ma di serie B, non poteva essere espressa in modo più efficace. Ma se la stampa berlusconiana esprime queste posizioni, non può non suscitare sdegno il lavoro dei quotidiani di centrosinistra come Repubblica. Proprio l’organo di stampa fondato da Scalfari gioca su un doppio tavolo: quello dell’integrazione, con il supplemento Metropoli e quello della campagna contro gli immigrati, svolta nelle pagine di cronaca del quotidiano. Metropoli si rivolge direttamente agli immigrati, ne raccoglie le recriminazioni (se rivolte contro il governo e non contro i sindaci di centrosinistra), concede qualcosa al multiculturalismo (“il kebab è buono”) ed “educa” gli immigrati ai valori della convivenza in questa avanzata democrazia occidentale. Sulle colonne del quotidiano, invece, si cavalca la cosiddetta “emergenza sicurezza”, amplificando a dismisura singoli episodi di cronaca nera, qualificati per nazionalità, e facendo capire che gli sceriffi di centrosinistra che amministrano varie città sono più incisivi del governo sul terreno della repressione. Il messaggio che complessivamente ne esce fuori è chiaro: siamo favorevoli alla presenza degli immigrati purché lavorino e rispettino le regole, con molta gradualità possiamo concedergli qualche diritto, ma la loro posizione è comunque speciale ed essi rimangono sott’occhio più degli altri.

Come si vede, un discorso più articolato ma strettamente imparentato con quello svolto dal governo e dai suoi media. Ora, in questo quadro di promozione bipartisan del razzismo, vanno sostenuti tutti i possibili momenti di rottura. Vanno appoggiate rivolte come quella di Castelvolturno dopo la strage di Camorra, denunciando che Maroni invoca l’esercito contro la “guerra civile “ in quell’area perché ha paura degli immigrati che insorgono e non della criminalità organizzata, che è invece un’alleata nel contenimento del conflitto sociale. E va sostenuto chi, come Pasquale Pedace, con il coraggio che deriva da precise scelte ideali, non esita a schierarsi contro le prepotenze operate dalle forze dell’ordine, anche quando sono approvate dai più.

Lo vogliamo dire con chiarezza: Pasquale merita davvero una solidarietà piena.

Roma, 2 novembre 2008

Corrispondenze Metropolitane – Collettivo di controinformazione e d’inchiesta

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