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Progetto Comunista nella mobilitazione contro la guerra

un comunicato di Marco Ferrando

(27 Febbraio 2003)

Cari compagni, care compagne, gli avvenimenti in corso, in relazione alla mobilitazione contro la guerra, richiedono un nostro posizionamento netto. Mi riferisco in particolare alla questione delle forme di lotta. E' importante che Progetto comunista sostenga, "in prima fila", l'azione di blocco dei cosiddetti "treni di morte", entro una linea di guerra alla guerra che rivendichi la centralità dell'azione diretta e di massa. Ciò implica una nostra chiarezza attorno alla questione della "disobbedienza".

Noi contrastiamo la cultura e il programma della "disobbedienza" quale linea generale che contrappone di fatto un "antagonismo" interno alla società borghese alla prospettiva rivoluzionaria socialista. Più in particolare combattiamo nel modo più netto la pratica della disobbedienza quale rappresentanza mediatica a fini mediatici del "partito disobbediente" (Casarini): una pratica che danneggia lo sviluppo del movimento di massa, ignora il tema stesso della sua qualificazione programmatica e della sua autodifesa, combina il simbolismo dell'immagine con la subordinazione alla "sinistra verde" (Cento) e quindi a forze di centrosinistra.

Naturalmente dobbiamo continuare a criticare quelle concezioni e quelle pratiche nello stesso movimento contro la guerra: ma dobbiamo far questo a partire da una nostra concezione e pratica che esplicitamente rivendichi l'azione diretta antimilitarista.

In quanto comunisti rivoluzionari, rivendichiamo ogni forma di rottura con la legalità borghese che favorisca lo sviluppo della radicalizzazione di massa, della coscienza di massa, dell'organizzazione di massa. Ciò vale, in termini esemplari, proprio nella lotta antimilitarista.

L'azione diretta contro la guerra appartiene alla migliore tradizione del movimento operaio, anche italiano. Nel 1911 il Partito socialista italiano e ampi settori sindacali contrastarono l'impresa di Libia del governo Giolitti anche ricorrendo a forme radicali d'azione diretta tese a bloccare treni e convogli militari (con un particolare impegno della Gioventù socialista). Contro la guerra del Vietnam, come è noto, fu praticato il boicottaggio attivo delle navi americane nei più importanti porti italiani.

Nell'opposizione alla guerra all'Irak dobbiamo richiamarci a quella tradizione, di classe e di massa, contro altre logiche e impostazioni. Ciò significa:

1) Sostenere e partecipare ai blocchi ferroviari contro i convogli di guerra rivendicando la loro estensione e soprattutto l'allargamento della loro base di massa. Questo vuol dire contrastare apertamente sia le pressioni "legalitarie" della destra del movimento, sia ogni concezione dei blocchi come pratica simbolica e separata del "partito disobbediente";

2) Rivendicare, dentro la proposta centrale dello sciopero generale, il pieno impegno delle organizzazioni sindacali nella pratica del boicottaggio della guerra, a partire in queste ore dal blocco dei treni che trasportano armi e dalla preziosa collaborazione in atto tra settori di ferrovieri e manifestanti. Questo significa criticare le oscillazioni della Cgil e di Cofferati, stretti tra la volontà di egemonizzare il movimento e i propri legami col centro liberale (vedi il tentativo di Cofferati di combinare il sostegno al boicottaggio nei porti con la dissociazione del blocco dei treni);

3) Denunciare, in ogni occasione, quelle posizioni di attacco alla radicalità del movimento provenienti dalle file del centro liberale (oggi in particolare da settori dalemiani), comeriprova della necessità più generale di "rompere col centro". Dimostrando che "radicalità e unità"... col centrosinistra sono inevitabilmente contraddittori (con buona pace di Bertinotti).

In sostanza: proprio perché contrastiamo la disobbedienza come recita d'immagine di una tendenza politica neoriformista e aclassista, contrapposta al marxismo rivoluzionario, rivendichiamo la "disobbedienza" come pratica di massa subordinata a una prospettiva rivoluzionaria e di classe.

Questo posizionamento può consentirci oltretutto un utile intervento sulle contraddizioni presenti nella stessa area della disobbedienza (che non sono né poche, né insignificanti). E questo è tanto più importante nel momento in cui quell'area può attrarre forze e simpatie in nuovi settori giovanili, anche del Prc.

Marco Ferrando

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