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(17 Giugno 2012) Enzo Apicella

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Se la Posta non arriva, prendetevela con i politici

(10 Novembre 2008)

Il disordine sociale, prodotto dai politici attraverso la privatizzazione e l'esternalizzazione dei servizi che dovrebbero rimanere pubblici, ha portato un aumento delle tariffe con ricadute negative per le tasche dei contribuenti, e un abbassamento della qualità dei servizi stessi.

Anche il servizio Postale Italiano è stato degradato dalle decisioni politiche di affidare ai privati la gestione delle Poste Italiane con il conseguente passaggio del lavoro, prima svolto dai lavoratori delle stesse Poste, a diverse ditte esterne di trasporti.

E’ il caso dei disservizi del recapito della corrispondenza nelle grandi città, tra cui Torino, con gli utenti presi in giro dai politici, che avevano promesso miracoli e che, invece, con la privatizzazione, hanno solo creato gravissimi disagi alla popolazione.

Per esempio, gli utenti non sanno che i mancati arrivi delle raccomandate e di altre consegne postali non sono più di competenza dei portalettere delle Poste Italiane ma della TNT SpA.

Inoltre, a causa di una organizzazione del lavoro irrazionale, i portalettere e gli smistatori/ripartitori ogni mattina, prima di poter organizzare la propria attività, sono costretti a dover organizzare il lavoro all'azienda TNT; questo, logicamente, fa perdere tempo al postino tradizionale, a svantaggio degli utenti.

Altri problemi di immagine, poi, nascono dal fatto che l'organizzazione aziendale TNT lascia avvisi intestati delle Poste Italiane quando ritiene di non dover recapitare la raccomandata, e questo fa ricadere ingiustamente la colpa di eventuali mancati recapiti sui lavoratori delle Poste Italiane che, invece, sono stati esclusi da queste consegne.

Insomma, se la posta non arriva, la responsabilità non è dei portalettere delle Poste Italiane ma dell’organizzazione postale e degli appalti esterni, che sono il logico prodotto delle scelte politiche degli ultimi 10 anni.

Infatti, dal 1998, le Poste sono gestite da amministratori privati, prima Corrado Passera e poi Massimo Sarmi, tutti nominati dai governi.

Quello che hanno fatto questi amministratori si può riassumere in poche parole: riduzione di personale, aumento delle tariffe e passaggio delle attività a ditte esterne.

Dunque, se il risultato non è soddisfacente, la cittadinanza e il primo cittadino possono benissimo denunciare alla Procura della Repubblica le interruzioni del pubblico servizio o criticare i politici dei principali schieramenti, i quali fanno finta di non accorgersi dello sfascio sociale in corso.

I portalettere di Poste Italiane non devono essere tirati in ballo visto che pagano già sulla propria pelle, con la riduzione del personale e gli infortuni, i costi di questa gestione scellerata: non possono essere, quindi, anche incolpati per le eventuali negligenze delle ditte esterne.

Una critica, infine, deve essere rivolta ai politici torinesi che speculano sui lavoratori delle Poste e sui loro disagi, non preoccupandosi del pessimo servizio che forniscono ai cittadini e continuando a perseguire la strada della privatizzazione e dell'esternalizzazione del lavoro.
Ma oltre al danno c’è la beffa.

Ai portalettere, le Poste Italiane hanno consegnato le nuove divise taglia 62/64, una misura umiliante e non indossabile.
I politici che sanno tutto, sanno anche questo?

COBAS PT CUB

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