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Palestina: il regime sionista sequestra tre pacifisti. Riotta fa finta di nulla

(22 Novembre 2008)

La mattina del 18 novembre, al largo delle coste di Gaza, la Marina israeliana ha attaccato pescatori e attivisti dell’International Solidarity Movement. Le navi da guerra hanno circondato diverse barche da pesca, sequestrando 14 pescatori e 3 attivisti internazionali.
Tra i pacifisti arrestati, Andrew Muncie, Darlene Wallach (Usa) e Vittorio Arrigoni.
Sono state informate del rapimento le ambasciate della Gran Bretagna, degli Stati Uniti e dell’Italia. I pescatori stavano pescando a 7 miglia al largo delle coste di Deir Al Balah, in acque gazesi, ben all'interno dei limiti di pesca definiti negli accordi di Oslo del 1984!
I tre attivisti sono stati portati al centro di detenzione dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv dove hanno passato la notte. Questa mattina sono stati trasferiti a Ramlè alla prigione Maasiyahu. I motivi di questo trasferimento sono, al momento, sconosciuti.

Ieri Vittorio Arrigoni ha telefonato alla sua famiglia e ha comunicato che, durante l’arresto e il trasferimento dai pescherecci alle navi da guerra, sono stati colpiti con le pistole che sprigionano scariche elettriche e poi lasciati immersi in acqua per mezz’ora. Vittorio è anche titolare del blog GuerrillaRadio.

Pare le condizioni di questo carcere non siano brutte (quello di Ramlè) e che loro si trovino insieme ad altri attivisti stranieri e non con criminali israeliani. Pare anche che abbiano deciso di resistere pacificamente e di opporsi alla loro espulsione.

I 15 pescatori palestinesi sono invece stati rilasciati questa notte e sono rientrati a Gaza.
Questa mattina attendevano l’arrivo di due avvocati e del Console italiano Felip.

L'arresto di Vittorio, come degli altri due attivisti, è illegale. Secondo quanto riferito al Ministero per gli Affari Esteri dal Consolato generale di Gerusalemme, che si è subito attivato, Vittorio aveva già un decreto di espulsione da Israele dal 2005 e potrebbe essere considerato recidivo: questo aggraverebbe notevolmente la sua posizione. C'è da considerare però che, secondo il Diritto internazionale, l'arresto di Vittorio è avvenuto in acque internazionali (a 7 miglia dalla costa di Gaza) per cui è da ritenersi (sempre per il Diritto Internazionale) del tutto illegittimo.

Il caro Vittorio sconta il fatto di non aver voltato lo sguardo di fronte a quell'obbrobrio che è il lager di Gaza, di non aver accettato che la politica criminale e genocida del governo israeliano si manifestasse impunemente, senza che qualcuno avesse difeso la dignità e la libertà dei fratelli palestinesi. Da anni, ormai, manifestiamo il nostro dissenso, gridando Gaza vivrà e supportando le cause dei fratelli palestinesi, ma pare che la cortina fumogena della disinformazione italiana continui a funzionare bene ed a tenere nascosto questo crimine immondo.

Quel lager a cielo aperto (Gaza), messo in piedi dallo stato israeliano con la connivenza delle democrazie occidentali deve essere liberato, così come devono essere liberati tutti i prigionieri palestinesi detenuti illegalmente nelle carceri israeliane. Deve essere liberato subito il nostro Vittorio, così come tutti gli altri attivisti detenuti illegalmente da uno stato razzista qual è quello israeliano.

La notizia è circolata per tutta la giornata nella "blogosfera", sulla stampa e sulla BBC, ma non ha trovato eco nel frivolo TG1, troppo impegnato a raccontarci le paturnie menopausiche di Hillary Clinton e le bravate del nano che fa cucù settete alla Merkel (sperando non le abbia messo una mano sul sedere). Non conta nemmeno che la notizia riguardi un cittadino italiano. Sapete com'è, nell'informazione italiana che si preoccupa, a fronte di 3000 morti per un terremoto in un paese del terzo mondo, di tranquillizzarci per prima cosa che "nessun italiano è rimasto coinvolto", se un nostro connazionale viene invece arrestato in Palestina, il fatto non sussiste.

Nel silenzio concordato tra i media sulla Palestina, a parte qualche reportage sui catfight tra cristiani che si rotolano nel fango davanti al Santo Sepolcro, giusto per movimentare le giornate, si fa finta di fare informazione e giustificare lo stipendio dell'inviato. La lezione è che in Occidente di ciò che accade in quel lembo di terra non deve interessare. Non è cosa nostra, secondo la stampa embedded e secondo i dettami israeliani.

Tutta la nostra solidarietà va a Vittorio e a tutti quelli che, come lui, sosno detenuti per le loro scelte politiche.

Contro il regime sionista, per la libertà di tutti i detenuti politici! A pugno chiuso!

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