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(24 Giugno 2010) Enzo Apicella
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(25 Settembre 2008)

La vicenda Alitalia fa riflettere sulla triste situazione di questo Paese in cui, come negli Usa ma senza i controbilanciamenti istituzionali, la classe degli imprenditori e dei finanzieri è al potere e piega la Repubblica ai suoi interessi spesso del tutto loschi. La vicenda Alitalia in sostanza è una colossale appropriazione di un bene pubblico che, depurato da tutte le passività, viene regalato ad una cordata che è una sorta di Summa del Capitalismo italiano con personaggi famosi a cominciare da Colannino per avere gestito con piglio usa e getta l'Olivetti e poi Telecom, come Tronchetti Provera grande artista nell'inserire nel bilancio Telecom le sue passività e attraverso questo drenare miliardi di euro, ed altri che hanno grossi conflitti di interesse come Benetton o Li Gresti che è sopratutto un palazzinaro ed interviene in Alitalia per consolidare la sua presa su Milano in vista di Expo.

Contrariamente a quanto scrivono alcuni non ho alcuna fiducia nella "legittimità" di questa cordata e nella sua capacità di gestire Alitalia.

Per quanto riguarda la CGIL io spero che non si faccia ricattare dalla prospettiva del fallimento. Ci sono questioni che non possono essere messe da parte. Una di queste è il diritto dei lavoratori alla contrattazione collettiva della loro condizione cosa che è sempre più mal sopportata da un padronato che vuole comprimere al massimo la variabile lavoro.

Mi viene voglia di ridire come nell'autunno caldo dei metalmeccanici: il salario non è variabile dipendente. Per quanto il salario stia dentro un mercato deve anche stare dentro regole come quella prevista dalla Costituzione: deve essere dignitoso e bastevole al lavoratore ed alla sua famiglia.

Non è più così da un pezzo.

Il professore Alegi, esperto di costi comparati del trasporto aereo, sostiene che non solo il salario, ma l'intero costo del lavoro non è il pezzo più importante e significativo del bilancio Alitalia e che gli stipendi dei piloti stanno nella media europea e ce ne sono di più alti.

La verità è quella che si è lasciata sfuggire "il Giornale" di Berlusconi: in questa trattativa la posta in gioco è l'umiliazione della CGIL. Vero, verissimo: quanto succede all'Alitalia ha un riflesso, una eco anche nella più lontana officina del Paese.

Mi auguro sinceramente che la trattativa fallisca e che la Cordata si ritiri. L'opposizione sbaglia ad essere comprensiva verso Colannino e gli altri. L'opposizione farebbe bene a rimettere in discusssione tutte le privatizzazioni fin qui fatte: Poste, Ferrovie dello Stato, Telecomunicazioni, Enel.

Lo Stato leggero che vive di riflesso e tira la volata alle multinazionali come gli Usa, nell'era del liberismo predone, può riservare amarissime sorprese come quelle dei pensionati americani che non sanno come vivere ed a settanta anni sono costretti a tornare a lavorare.

Pietro Ancona

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