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(26 Novembre 2008)
Le recenti vicende italiane sono l’ennesimo esempio di come, se lasciata agire impunemente, la borghesia intende gestire le future relazioni sindacali: i padroni decidono e i lavoratori si adeguano.
Lo dimostra la vicenda Alitalia, con l’imposizione ai lavoratori di una accordo per affaristi e banchieri - avvoltoi , i cui costi saranno pagati anche da tutti gli altri lavoratori chiamati con le tasse a ripianare i debiti, mentre la polpa resta agli “amici degli amici”. Per l’ennesima volta i vertici sindacali confederali si sono divisi secondo le rispettive aree partitiche di riferimento e, salvo qualche blando tentativo di opposizione, si sono adeguati alle esigenze del capitale, mentre le lotte di resistenza vedono le categorie spesso divise.
Un gran brutto precedente in vista della “riforma” del sistema di contrattazione. Governo e Confindustria impongono un’importante svolta nel modello di relazioni sindacali: al sindacato non basta essere “compatibile” per essere ammesso al tavolo, deve recepire in TOTO i programmi elaborati dal padronato.
Anche la manovra sulla scuola (troppo onore chiamarla riforma) vede la borghesia imporre il suo gioco senza alcuna contrattazione, neanche di facciata, un provvedimento “blindato”, che impone anche per i lavoratori pubblici il suo nuovo modello di relazioni sindacali.
Anche qui si prepara una pesante strage di posti di lavoro. L’accorpamento delle classi, la chiusura dei plessi di piccole dimensioni, il taglio del tempo scuola dall’infanzia alle superiori, permetterà di eliminare 150 mila lavoratori nei primi tre anni, fra insegnanti e personale ausiliario e amministrativo. … e senza ammortizzatori sociali. Se elimini un precario infatti non devi neanche licenziarlo, basta non riassumerlo! Obiettivo principale il taglio della spesa pubblica, sul cui altare, in base alla legge 133, saranno sacrificati a breve 90 mila precari di Comuni, Province, Regioni e Università.
Ma non solo: da un lato si toglie, soprattutto nella scuola dell’obbligo, un servizio importante per le famiglie che lavorano (e soprattutto per le donne che lavorano), a vantaggio di evasori fiscali e datori di lavoro che assumono in nero e non rispettano le norme di sicurezza, tutti premiati dalla L.133.
Dall’altro si spazza via un settore dove il precariato era relativamente protetto dal contratto.
Lo scopo non è solo risparmiare, ma costringerli ad accettare ogni sorta di ricatto anche ideologico. Lo scopo è cioè anche avere insegnanti asserviti alle ideologie dei gruppi dominanti.
Nella manovra Gelmini si massacrano istituti professionali e i corsi per adulti, dove si affollano figli di lavoratori e immigrati, cui si offrono percorsi scolastici brevi e impoveriti, cui seguirà un titolo di studio svalutato. Per tutti un modello unico di pensiero (a partire dall’infanzia col maestro unico), poche essenziali conoscenze di base, utili a diventare produttori e consumatori, ma possibilmente non pensanti, asservibili a una borghesia sempre più arrogante, che propone il modello: produci, consuma e crepa! I figli della borghesia avranno a disposizione le scuole private, religiose e non, finanziate dalla “dote” del Formigoni di turno e dai contributi del governo di turno (tutti soldi provenienti dalle tasse dei lavoratori), e avranno le scuole più attrezzate e gli insegnanti migliori. Il disegno di legge Aprea, prevede docenti assunti tramite concorsi indetti da ciascun istituto e la distinzione dei docenti in tre fasce, in base alla loro preparazione: indovinate a chi andranno i “peggiori”? Per i figli degli immigrati le classi ghetto. Anche qui lo scopo è chiaro: separiamoli da piccoli perché non lottino insieme da grandi! I figli dei proletari dovranno accontentarsi di maestri non solo unici ma soli, soli di fronte alle richieste sociali, abbandonati da uno stato che in Italia non è mai stato “welfare”, in una scuola che è sempre stata “di classe” perché specchio della società, ma che ora esplicitamente taglia il tempo di istruire e integrare, limitandosi a fornire “istruzioni per l’uso”, per diventare passivi esecutori all’interno del sistema produttivo.
Questa è la valenza reazionaria delle “riforme” dello stato borghese.
Ai disegni padronali si contrappone però la ripresa delle lotte di opposizione, tanto in settori del lavoro salariato privato, quanto nelle scuole.
Esemplari in questo senso le lotte dei lavoratori Alitalia, gli scioperi della scuola e la forte mobilitazione studentesca. A questo si aggiunge l'interesse mostrato da una parte del movimento studentesco verso le lotte dei lavoratori attivi. E' un segnale positivo la richiesta, da parte degli studenti dell'Onda, di uno sciopero generale per l'abrogazione immediata della legge 133 e della legge 169 (decreto Gelmini), sulla strada di una possibile unificazione dei fronti di lotta.
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