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(13 Settembre 2010) Enzo Apicella
La scuola dopo la controriforma Gelmini

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Noi non paghiamo la vostra crisi!!!

Sabato 29/11 corteo per la scuola a Milano

(27 Novembre 2008)

Il decreto Gelmini e la finanziaria Tremonti attuano, anche nella scuola pubblica, una politica di tagli sui salari, sui servizi pubblici, sulle pensioni, nel pubblico impiego, mentre aumentano le voci di spesa pubblica a favore dei capitalisti come, ad esempio, le spese militari, gli appalti nelle grandi opere, i salvataggi di banche e assicurazioni, le sovvenzioni a favore delle strutture sanitarie e scolastiche private, la svendita di Alitalia.
In sostanza, si tratta della politica di privatizzazione dei profitti e di socializzazione delle perdite, scaricando, ancora una volta, il peso della crisi sulle spalle dei lavoratori, dei pensionati e degli studenti.
Stiamo assistendo ad un attacco sferrato su vari fronti, dal tentativo di smantellamento del pubblico impiego alla riforma della contrattazione nazionale a favore di quella aziendale e individuale, alla sempre più diffusa precarizzazione occupazionale, passando per un irrigidimento della politica repressiva e razzista dello stato (dispiegamento dell’esercito nei centri abitati, “avviso ai naviganti”, provocazioni della manovalanza fascista, etc..). L’obiettivo? Sempre lo stesso, dividerci, renderci più ricattabili e quindi più sfruttabili…
Ma, come dimostrano le lotte nelle scuole e nelle università e gli intensi scioperi di questi giorni, è possibile dire di NO. Questa ampia mobilitazione di tutto il mondo della scuola, che ha coinvolto direttamente ampi settori sociali, ha messo in evidenza la forza che può avere una collettività in lotta, che può essere vincente se riesce a radicarsi e coordinarsi a livello nazionale e a collegarsi con le lotte e le esperienze degli altri settori lavorativi. Questo ci hanno insegnato gli studenti francesi che nel 2006 hanno impedito l’entrata in vigore del decreto sul CPE (Contratto di Primo Impiego).

Una prima occasione di costruzione di una lotta unitaria è sicuramente lo sciopero generale indetto per il 12 Dicembre.

Con il decreto Gelmini il governo prevede anche:

-Riduzione dell’orario settimanale nelle scuole superiori
-Aumento di 4-5 alunni per classe
-Ritorno del maestro unico e abolizione del tempo pieno alle elementari
-Chiusura delle scuole con meno di 500 alunni
-A cui si aggiunge la Mozione Cota sull’inserimento di alunni immigrati in “classi ponte” per lo studio della lingua italiana

e quindi tagli ai docenti, ai tecnici, al personale ATA e amministrativo, e supersfruttamento per i “fortunati” che rimangono; disagi per i genitori, in particolare per le madri lavoratrici che dovranno sempre più fare i salti mortali per accudire i propri figli e nel frattempo conservarsi un lavoro spesso precario e sottopagato, se non addirittura pagarsi di tasca propria la permanenza pomeridiana dei figli a scuola; ed infine l’evidente svuotamento dell’offerta formativa pubblica, se così si può chiamare.
Le “riforme” della scuola degli ultimi venti anni si pongono l’obiettivo di distruggere la scuola pubblica e di realizzare un modello scolastico ideologico di tipo nozionistico (visto che tutte le attività di supporto concreto alla didattica come i laboratori, le uscite formative etc., verranno eliminate), classista e razzista, dove tutti potranno accedere ad un’istruzione di base pubblica ma portata, grazie ai tagli, ad una pessima qualità e pochi “eletti” ad una buona istruzione specialistica privata e a pagamento, favorendo, ancora una volta, l’aumento dei profitti della chiesa, dato che le scuole private sono prevalentemente confessionali.
Questo ai fini della riproduzione di una società divisa in classi dove solo chi ha le possibilità può accedere ad un sapere di qualità e successivamente alla detenzione del potere. Ai proletari, invece, è destinata una scuola-parcheggio dove potranno “svilupparsi” privi di qualsiasi strumento critico ed essere così pronti per essere sfruttati e poi gettati via a seconda delle esigenze e degli interessi capitalistici delle imprese.

Non ci interessa qui difendere la scuola di oggi, perché non è questa la scuola che vogliamo, come dimostra da tempo l’ingerenza degli interessi aziendali, pubblici o privati che siano, nell’organizzazione degli ordinamenti universitari e che incide sulla dequalificazione dell’insegnamento e sulla parcellizzazione del sapere. Fattore che ovviamente ha delle ripercussioni anche sull’insegnamento nelle scuole visto che i docenti sono formati dalle università. Questo forse spiega perché la formazione odierna non prevede anche il passaggio di alcuni valori educativi fondamentali come il rispetto, la tolleranza, la solidarietà, la sensibilità ma anche il coraggio e il senso critico.
Quello che ci interessa è rivendicare un’esistenza più dignitosa, imponendo i nostri bisogni sociali, abitativi, occupazionali e formativi che non possono e non devono essere subordinati agli interessi del profitto di pochi, non un privilegio di qualcuno, ma una garanzia per tutti. Quello che ci interessa è costruire nuovi rapporti sociali non più basati sullo sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente ma sulla costruzione collettiva di un sapere critico.
Questa lotta per essere vincente deve riconoscersi ed unirsi con tutte le altre lotte. Per noi non sarà facile, ma neanche per loro!!

PARTECIPIAMO UNITI
ALLA MANIFESTAZIONE CITTADINA
DI SABATO 29 NOVEMBRE
CON CONCENTRAMENTO A LIMA ALLE ORE 14.30
E ALLO SCIOPERO GENERALE
DI VENERDÌ 12 DICEMBRE

Milano, novembre 2008

Panetteria occupata

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