">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Imperialismo e guerra    (Visualizza la Mappa del sito )

Democrazia

Democrazia

(17 Aprile 2013) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(La rivoluzione bolivariana)

L'agenzia di stampa del Comitato Centrale del Partito Comunista del Venezuela intervista Luciano Vasapollo

(29 Novembre 2008)

L'economista italiano, Luciano Vasapollo, professore dell'Università degli Studi di Roma La Sapienza, è stato nel nostro paese come osservatore internazionale nel processo del 23 Novembre.

Tribuna Popolare e Dibattito Aperto hanno conversato in esclusiva con lui sui risultati elettorali e la congiuntura attuale del processo rivoluzionario venezuelano.

Modaira Rubio (agenzia Tribuna Popular e Fondazione Debate Abierto): Nel suo ruolo di osservatore internazionale, qual’è la sua impressione del processo elettorale venezuelano svoltosi il 23 novembre?

Luciano Vasapollo: Il processo del 23novembre è stato trasparente. Il Consiglio Nazionale Elettorale ha offerto tutto l'appoggio e le informazioni agli osservatori internazionali. Dal punto di vista tecnico, io come professore di statistica economica, sono rimasto colpito positivamente. Il processo automatizzato è molto buono, eccellente, perché permette la conoscenza immediata del risultato. C'è molta precisione. In modo manuale si possono commettere errori. In Italia, in Europa, in generale, non abbiamo un sistema così avanzato. Il nostro sistema è manuale e si deve riconoscere il progresso del sistema elettorale venezuelano con il voto elettronico anche in particolare per quanto riguarda la parte tecnologica.

In generale, c’è stato un alto senso civico, molta tranquillità durante la giornata elettorale. Ammiro anche l’impegno delle forzate armate, il loro lavoro di collaborazione, un ruolo importante e positivo, di disponibilità ad aiutare il cittadino. I soldati riservisti hanno realizzato un grande lavoro di appoggio all'elettore. Bisogna evidenziarlo perché in Europa generalmente, le forzate armate in questi processi, compiono un ruolo solamente preventivo in caso di disordini, cioè un ruolo non direttto specificatamente ad aiutare e collaborare con la popolazione civile nel processo elettorale così come hanno fatto qui in Venezuela le forzate armate.

Per quanto riguarda la fase di spoglio e controllo del voto, c’era la parte elettronica e la parte fisica di verifica dei voti e tutto è stato molto trasparente, molto chiaro.

La gente che ha chiesto di interrompere alle 4 del pomeriggio il processo elettorale perchè presupponeva che già fosse terminato il tempo utile per votare, non aveva ragione. I seggi elettorali che non hanno chiuso lo hanno fatto perché, così come segnala la normativa elettorale, avevano ancora persone in coda alle 4 del pomeriggio. Come osservatore, non come politico, più tardi ti parlerò come politico, penso che il 23 novembre è stato fatto un passo in avanti nella democrazia venezuelana, nella struttura del processo, nella maniera in cui è stato realizzato, e ciò garantisce una democrazia piena, una democrazia consolidata.

MR: E come politico? Bisogna segnalare che Lei oltre ad essere un eminente intellettuale, è militante attivo e membro del coordinamento nazionale della Rete dei Comunisti italiani, molto legato anche ad importanti settori sindacali nel suo Paese.

LV: Adesso non ti parlo come osservatore ma come dirigente politico. La destra europea ora non può dire che c'è dittatura in Venezuela. Si conferma la tendenza da parte del popolo di sostegno a Chávez, di appoggio alla sua proposta socialista, per tanto non è una sconfitta. Ma è anche certo che presenta delle contraddizioni. Un processo rivoluzionario forte non si può permettere di perdere spazi tanto importanti come lo stato Miranda e il l'Alcaldia Mayor cioè il sindaco dell'area metropolitana, per il significato simbolico che hanno.

L'opposizione venezuelana non è forte, non è un'opposizione di cui si possa dire che abbia avuto meriti organizzativi e politici tanto da poter ottenere l'Alcaldia Mayor e Miranda. Perciò stupisce la sconfitta di Diosdado Cabello, che sembrava un leader forte del processo. Ciò significa che esiste un problema di rapporto tra il Partito, mi riferisco al PSUV, cioè di una parte dei suoi dirigenti e la gente.

C’erano problemi di l'efficienza su alcuni problemi gestionali, come il fatto di non risolvere i bisogni della gente: la raccolta della spazzatura, l'insicurezza ed altri flagelli. Oggi si deve andare avanti pensando che una cosa è il partito con un fine elettorale ed istituzionale ed altra cosa è il partito con la preparazione ideologica di dirigenti che si occupa del lavoro con la gente, con le masse, con i sindacati, con i movimenti sociali, perché altrimenti succederà di nuovo ciò che è successo ora.

Le critiche che sto facendo sono quelle di unn intellettuale e militante rivoluzionario come me che è amico e fratello del PSUV e del processo rivoluzionario socialista bolivariano e quindi la critica è fra fratelli e rivoluzionari.

In un processo di transizione come quello in corso qui in Venezuela, la lotta di classe è presente dovunque e il PSUV deve confrontaris con la lotta di classe anche al suo interno. Ciò lo dico con molta responsabilità. All'esterno c’è la lotta con la borghesia, con la destra, con il fascismo, con l'imperialismo. All’interno, con gli opportunisti, gente che è presente solo per gli incarichi burocratici, senza un vero impegno rivoluzionario. Io parlo come rivoluzionario e come amico del processo e spero che questa critica serva per dare forza al processo.

La presenza comunista è importante non solo in Venezuela ma in tutte parti del mondo, perché in questo momento storico per il superamento del modo di produzione capitalistica la lotta deve avere un contenuto di lotta di classe. Senza questa prospettiva, si otterranno solo certi risultati ma non la trasformazione del modello capitalista. Questo è l’apporto dei comunisti in questo e in tutti i processi rivoluzionari.

MR: Lei è un economista marxista come spiega l'attuale crisi economica e finanziaria mondiale?

LV: Gli economisti marxisti non pensano che sia una crisi finanziaria come i neokeynesiani. Noi pensiamo che questa non sia una crisi finanziaria. È una crisi economica, strutturale e sistemica del capitalismo, che è iniziata approssimativamente nel 1971 con la fine dell'accordo di Bretton Woods, quando gli USA imposero la loro logica di accumulazione attraverso l’indebitamento ed eliminarono la relazione tra l’emissione di moneta e le riserve auree. Questo permise di creare un'economia basata sul debito, sul debito interno, estero, pubblico e privato. Gli USA come superpotenza militare imposero il loro sistema economico. Noi non crediamo che si tratti di aiutare il modello capitalista. Il modello di accumulazione del capitale è in crisi. Non significa che non stia accumulando ricchezze, ma che non lo fa nella maniera idonea alla sua espansione. Questa crisi è peggiore di quella del '29, in quanto quest’ultima era solo economica e finanziaria. Oggi il capitalismo dimostra che non può sopravvivere perché la crisi economica e finanziaria è accompagnata dalla crisi monetaria, ambientale, d’alimentazione, energetica, etica e morale del capitale. Questo non significa che il capitalismo crollerà da solo. C’è bisogno di una soggettività di classe, di una soggettività rivoluzionaria che trasformi la crisi in un nuovo modo di produzione che per noi deve essere il socialismo. Oggi quella soggettività di classe, sta nelle mani di forze politiche e movimenti che non hanno la forza di produrre i cambiamenti radicali. Tuttavia, non si può confondere la strategia con la tattica. La strategia comunista non deve essere quella di aiutare a risolvere la crisi capitalista, ma quella di inasprire il conflitto di classe, il conflitto sociale in forme di rivendicazione tattica, come la lotta degli operai per la riduzione dell’orario di lavoro, per migliorare le condizioni salariali, per le nazionalizzazioni di imprese strategiche, sempre relazionando il tutto all'aspetto strategico di conquistare con tali rivendicazioni tattiche la fase del potere politico per la classe operaia, per spingere alla trasformazione verso il socialismo.

MR: Rispetto al Venezuela, Lei come specialista, quali effetti pensa possa portare la crisi sulla nostra economia?

LV: In questa crisi generale del capitalismo, si va ad approfondire la divisione sociale e la divisione internazionale del lavoro. Il Venezuela ha un ruolo particolare dovuto alla sua condizione di paese produttore di petrolio. Il prossimo anno si approfondirà la crisi e la dipendenza energetica e si creerà un grande problema riguardo l'importazione ed esportazione internazionale del greggio. Il Presidente Chávez deve dare al paese una struttura produttiva. Questa struttura si può creare a partire dalla nazionalizzazione delle banche, per controllare il futuro del tipo di investimenti, che deve essere prevalentemente investimento produttivo ma con carattere sociale, che permetta l'assistenza medica, l'educazione, le case per la popolazione. Perciò il controllo della banca deve stare nelle mani dello Stato, perché in caso contrario le riserve si esauriranno e sarà difficile avere mezzi per i programmi sociali. In secondo luogo, si deve dare alla gente un sistema produttivo, si deve dare al popolo una mentalità diversa, collettiva, perché se lo Stato è solo assistenziale, la mentalità sarà sempre individualista: "Il governo mi deve dare". Se lo Stato controlla il sistema produttivo nazionale diversificato, in cui partecipano cooperative, imprese socialiste, distretti produttivi socialisti, ciò significa dare una forza produttiva, dare coscienza di classe alla gente che entrerebbe in una dimensione di relazione collettiva e non individuale.

Chávez ha fatto molte cose buone e positive, ha dato dignità al popolo venezuelano, ma dopo 10 anni, si deve consolidare unn forte sistema di sviluppo.

Bisogna nazionalizzare ma in senso socialista. Molti governi di destra nazionalizzano. Quando avviene che la nazionalizzazione può definirsi di carattere socialista? Quando la stessa si occupa non della piccola impresa, ma delle imprese strategiche, delle banche, dei grandi settori produttivi e del sistema finanziario per garantire l'investimento produttivo ma con carattere sociale.

La transizione socialista è lunga ma deve essere iniziata immediatamente con forme di rapporto non monetario, dove si riconosca il ruolo del mercato ma senza passare attraverso le leggi di accumulazione del capitale e dando risultati sociali.

MR: che ruolo gioca il movimento comunista internazionale di fronte a questa crisi del capitalismo mondiale?

LV: Per i comunisti che hanno rapporti con le masse, con i lavoratori, con il mondo sindacale, bisogna andare in due direzioni: nell'ambito internazionale e nell'ambito nazionale.

Il carattere generale della crisi è internazionale. L'imperialismo nordamericano ed europeo sono in crisi, l'unica maniera di rispondergli è con una nuova internazionale comunista, i comunisti devono dare risposta al capitalismo ed all'imperialismo in modo internazionale.

A livello nazionale, se i movimenti non si danno come obiettivo di prendere e mantenere il potere per cambiare il modo di produzione si può dare avvio ad un piccola trasformazione progressista ma non a un cambiamento sociale, a un cambiamento di sistema.

In Italia la situazione è molto difficile. Il trionfo storico che ebbe il partito comunista tradizionale nella classe operaia e lavoratrice è stato perso. Anche per questo per il momento la nostra organizzazione non ha la forma di partito ma appunto si chiama rete. I partiti non nascono per decreto. Oggi si deve rinforzare il rapporto con le masse, con i sindacati di base, con i movimenti sociali e quindi si devono rafforzare questi aspetti dell'intervento e così costruire il partito.

Per questo vedo che in Venezuela, senza nessuna intenzione di voler dare consigli o raccomandazioni, è necessario rispettare la presenza del Partito Comunista. In questo momento la sua esistenza è fondamentale per dare al processo rivoluzionario un riferimento politico basato sulla lotta di classe e sulla visione del socialismo scientifico. La sua presenza è fondamentale come riferimento ideologico. In ogni paese, il movimento comunista deve valutare le sue realtà e i suoi momenti storici ed operare secondo la situazione.

Caracas, 27.11.08.

Modaira Rubio Stampa TP/FDA

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «La rivoluzione bolivariana»

6701