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Viterbo: da “Mi manchi tanto” a “Boia chi molla”.

Come i negozi di articoli militari cercano di porre rimedio alla fine della naia

(3 Dicembre 2008)

Nel 2005, col venir meno dell’obbligo di leva, i diversi negozi di articoli militari presenti a Viterbo si sono messi alla ricerca di nuove fasce di mercato. In alcuni casi i vari gagliardetti dei corpi d’appartenenza e i cuscinetti ricamati per le fidanzate in attesa di ricongiungersi con l’amato hanno ceduto il passo ai peluche o a materiale di pura merceria.

Balza però all’occhio la riconversione - segno dei tempi - effettuata da un esercizio di questi, sito in una delle principali strade della città, via della Palazzina, che da qualche tempo ha occupata addirittura un’intera vetrina da busti, mezzibusti, statuette di Mussolini ed altre cianfrusaglie del regime fascista, comprese le bottigliette mignon di vino nostalgico.

In questi casi i commercianti arraffoni usano appellarsi al raggiro dell’antiquariato e del collezionismo, ma trattandosi di un negozio di articoli militari non se ne capisce l’attinenza. Inoltre, che cosa hanno di antiquario o collezionistico i berretti di lana col motto Boia chi molla?

Mi verrebbe da dire che se ci sono dei beoti disposti a spendere decine e decine di euro per portarsi a casa quella chincaglieria è affar loro ma mi preme rammentare che qui siamo dinanzi ad una palese, quanto ostentata e sfacciata, violazione del nostro dettato costituzionale, che punisce l’apologia di fascismo. Le forze dell’ordine dovrebbero procedere contro tali fenomeni al solo loro manifestarsi, invece assistiamo ad una continua omissione di atti d’ufficio.

Immaginiamo un attimo cosa succederebbe in Germania se un negozio si mettesse a vendere i bronzetti di Hitler, o in Spagna quelli di Franco…

Contatti e info: anpi.vt@libero.it

Silvio Antonini
Segretario e Portabandiera
ANPI CP Viterbo

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