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(20 Ottobre 2011) Enzo Apicella

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E’ in uscita l’ultimo numero di Contropiano

(3 Dicembre 2008)

Editoriale.
La soggettività non è acqua

(…) E’ infatti la soggettività da mettere in campo quella che può orientare i contraccolpi della crisi sistemica del capitalismo verso soluzioni progressiste e non verso orizzonti reazionari (…) Il dibattito da fare e da perseguire mentre la crisi sta dispiegando i suoi effetti sul corpo sociale, diventa dunque quello sulla soggettività e la funzione concreta dei comunisti e di una sinistra anticapitalista. (…).In questo senso il dibattito e le polemiche sullo sciopero del 12 dicembre convocato dalla Cgil di Epifani per depotenziare lo sciopero convocato dai metalmeccanici e la stessa Fiom e per riproporre il gioco di sponda con il Partito Democratico verso il governo Berlusconi, è una questione che richiede una maturità adeguata alla fase e una rottura culturale con le scelte praticate fino ad oggi e che hanno prodotto sistematicamente la crisi dei movimenti sociali e di una sinistra anticapitalista realmente autonoma dalle compatibilità (…)

Come si uscirà dalla crisi globale?
O di qua o di là

Il dibattito e il dispiegarsi della crisi mettono tutte le forze anticapitaliste di fronte alle proprie responsabilità e alle proprie possibilità. Per alcuni occorre evitare che la soluzione della crisi rafforzi le ipotesi reazionarie, per altri è una occasione storica per rilanciare una alternativa complessiva di sistema.

La prima cosa che va chiarita sia dentro i conflitti sociali che si stanno delineando nel paese e nel mondo sia nei numerosi dibattiti che si stanno sviluppando sulla natura della crisi, è che questa non è “una crisi” ma l’ultima manifestazione “della crisi” che dai primi anni Settanta attanaglia il modo di produzione capitalista. E’ una crisi di accumulazione – diminuita sistematicamente da quasi quattro decenni a questa parte – ed è un processo di normalità piuttosto che una eccezione del sistema capitalista (…)

L’avviso ai naviganti di Giorgio Gattei
L’imperialismo di oggi: China Export

Nella Ricchezza delle nazioni (1776) il capostipite di tutti gli economisti Adam Smith aveva assegnato alla Cina il futuro sorpasso dell’Europa grazie alla vastità di un mercato interno già «non molto inferiore in estensione al mercato di tutti i vari paesi europei presi complessivamente». E se poi il commercio internazionale avesse aggiunto «a questo mercato interno il mercato estero di tutto il mondo, ciò non potrebbe mancare di sviluppare moltissimo le manifatture della Cina e di migliorare in grande misura le capacità produttive della sua attività manifatturiera» (A Smith, La ricchezza delle nazioni, Roma, 1995, p. 566). In seguito è però avvenuta in Europa quella Rivoluzione Industriale che in Cina (e in India) è mancata. E con l’utilizzo delle macchine nella produzione e la formazione di un proletariato di fabbrica si è prodotta in Europa una tale pletora di merci a basso prezzo che, rovesciandosi sul resto del mondo, ha finito per distruggere ogni produzione artigianale locale con cui si poneva in concorrenza.


La crisi economica e i conflitti sociali aprono spazi significativi
Le nostre proposte per una alleanza anticapitalista

Nell’assemblea nazionale di maggio, la Rete dei Comunisti ha presentato pubblicamente alcune proposte che in qualche modo delineano dei possibili punti strategici comuni per una “alleanza anticapitalista” da mettere in campo con forza in questa fase politica estremamente interessante sul piano delle contraddizioni reali (gli effetti sociali della crisi) e dei movimenti sociali (la crescita dei sindacati di base, il movimento degli studenti). Anche negli ultimi mesi abbiamo insistito affinché si entrasse nel merito dei possibili punti di convergenza e azione con le forze con cui abbiamo costruito un percorso di cooperazione stabile dalla manifestazione del 9 giugno 2007 in poi ma anche con le realtà più interessate e impegnate a ricostruire una soggettività comunista nel nostro paese. In questo ambito è importante operare un salto di qualità anche sul piano del dibattito relativo alla funzione. Il problema non è più solo o tanto quello dell’opposizione al governo ma quello di rimettere in campo l’alternativa alla crisi del sistema fondato sul modo di produzione capitalista. L’indicazione e il perseguimento del “fine” ha oggi la possibilità di essere enunciato insieme alla pratica del programma minimodi fase. Il che non è affatto irrilevante.

Un saggio di Luciano Vasapollo
Interpretare e agire nella crisi strutturale sistemica con la cassetta degli attrezzi di Marx.

Le attuali politiche economiche neoliberiste , a partire da quelle del Keynesismo militare realizzate nell’economia di guerra prima-durante-dopo gli eventi delle guerre guerreggiate, sono un tentativo del capitale di risolvere, meglio di nascondere, la grande crisi di accumulazione a carattere ormai strutturale che si presenta con tutta la sua forza già dagli anni ’70, determinando così la struttura e le dinamiche anche dell’attuale modo di presentarsi della competizione globale tra imprese, tra paesi e tra blocchi geoeconomici e geopolitica, cioè tra poli imperialisti . Mentre fino agli ’70 Keynes e la pianificazione economica hanno influenzato l’economia, dagli anni ’80 e ’90 il monetarismo e tutto l’impianto neoliberista hanno dominato il mondo governandolo con “il mercato senza vincoli” (…)

La crisi mette in movimento un quadro sociale molto interessante
Riflessione teorica e ricadute concrete nel progetto di lavoro dell’Associazione marxista “Politica e Classe” (di Mauro Casadio)

(…) La crisi e le politiche del governo faranno crescere le contraddizioni sociali e le situazioni di conflittualità aumenteranno, mantenere gli ambiti di unitarietà delle forze sindacali di base, orizzontali, diviene fondamentale per impedire che questa crisi di sistema sia paga dalle classi sociali più deboli. Che la maturità del movimento sindacale indipendente sia tale da continuare ad essere punto unitario di riferimento per quei settori del lavoro e del sociale che avranno sempre di più bisogno di difesa e di tutela.

Dare quindi forza al movimento sindacale attraverso riflessioni e intenti comuni. Per dirla con Gramsci “Solo da un lavoro comune e solidale di rischiaramento, di persuasione e di educazione reciproca nascerà l’azione concreta di costruzione.”

Campagna europea contro la NATO.
Il 2009 sarà un anno impegnativo

(…) Il Forum Sociale Europeo di Malmoe ha lanciato per aprile 2009 - in occasione dei sessanta anni della nascita della NATO - una giornata internazionale di manifestazioni contro la NATO, le basi e i trattati militari con una manifestazione europea a Strasburgo il 4 aprile.

Il Movimento contro la guerra italiano deve recepire sin da subito questa scadenza come obiettivo intorno al quale costruire nei prossimi mesi una mobilitazione contro le politiche della NATO e le sue basi militari. La costruzione di una campagna continentale contro la NATO darà forza alle mobilitazioni "locali" contro lo scudo antimissilistico in Polonia, Repubblica Ceca, contro l'ingresso nella NATO dell'Ucraina e della Georgia, contro le basi in costruzione come quella di Vicenza o gli ampliamenti di Sigonella e Camp Darby (…) (La Rete nazionale Disarmiamoli!)

Le metropoli come filiera strategica del conflitto di classe
Intervista con Paolo Di Vetta (Blocco Precario Metropolitano)

(…)La forma del blocco e del picchetto metropolitano sono il carattere distintivo da cui prende vita anche una prima modalità di elaborazione teorica. L’idea del blocco, inteso come composizione sociale, offriva anche la spinta per ragionare non solo sulle forme di lotta ma anche sulla funzione politica di questa esperienza (….)Abbiamo lanciato l’idea del censimento dal basso per segnalare e occupare immobili privati vuoti e questa si è diffusa a macchia d’olio. La stessa cosa potremmo dire dello slogan ‘Noi la crisi non la paghiamo’, con il quale si è generalizzato lo sciopero del 17 ottobre e che ora è diventata la parola d’ordine dell’onda studentesca (…)Le pratiche di ricomposizione che oggi proviamo a mettere in campo alludono a forme di sindacalismo metropolitano, termine con il quale ci si misura da tempo e che fino ad oggi non ha prodotto riscontri organizzati e sociali degni di nota. La crisi però sta cambiando alcuni termini della questione e l’impoverimento delle persone è un dato materiale che incontriamo quotidianamente (…)

Bologna. Il movimento degli studenti nel cuore di un modello di governance in crisi
“Se passano i decreti l’università pubblica è finita” (di Federico Orlandini)

Il mondo universitario a Bologna ha iniziato far sentire la propria voce a inizio Ottobre. Sin dalla prima assemblea d'ateneo sono emerse alcune caratteristiche fondamentali per la crescita del movimento: il dialogo e l'azione comune con i ricercatori; la collaborazione attiva con gli studenti medi ( i quali quest'anno sono stati fermamente organizzati e decisi, e hanno in più occasioni dimostrato capacità di creare mobilitazioni mai viste a bologna negli ultimi anni e di coinvolgimento degli altri settori della scuola); l'estensione dell'iniziativa a quasi tutte le facoltà (….)a Bologna il mondo universitario si è mosso creando un buon livello di conflitto. Ma non basta, deve crescere ancora quantitativamente. È fondamentale il radicamento nelle facoltà raggiunto, e si sta ancora lavorando su questo aspetto. Sono ancora in formazione e in gestazione laboratori e iniziative. E questo è il primo passo (…)

Alitalia. La “malavertenza”.
Appunti su una vicenda che indica la nuova dimensione in cui è immerso il conflitto.

E’ evidente che la querelle/Alitalia, al di là dei pur importanti aspetti attinenti gli sviluppi di una significativa vicenda aziendale, segnala, pesantemente, l’evolversi ed il modificarsi di alcuni fattori che caratterizzeranno la prossima linea di condotta del padronato (pubblico e privato) e i modelli futuri delle relazioni sindacali e sociali. Non è un caso che attorno al pasticciaccio di Alitalia si sono agglutinate e delineate alcune tendenze che fotografano lo stato dell’arte di un fondamentale segmento del capitalismo italiano[1] e non sarà difficile immaginare che quanto accaduto nella vertenza Alitalia si ripercuoterà contro le libertà di lotta e di organizzazione politiche e sindacali ancora vigenti nel nostro paese (…)

L'impegno ad aprire il dibattito sulla Cina.

Ci giungono forti sollecitazioni ad aprire sulle pagine del giornale un dibattito sulla situazione cinese. Alcuni articoli pubblicati su Contropiano hanno suscitato interesse e dissensi e quindi vale la pena aprire una discussione nel merito già dal prossimo numero.

INSERTO:
L’ONDA LUNGA DEL MOVIMENTO.

(….) Il Governo nega, così, qualsivoglia responsabilità sociale, fingendo di non intendere che il consenso non è fatto accessorio. E sembra affatto intenzionato a concedere legittimità alcuna a quello che continua a definire un “movimento di pochi facinorosi politicizzati”. Ogni tipo di mediazione politica, persino la più semplice interlocuzione, è di fatto impedita. Impedita esattamente dall’alto dei provvedimenti calati sulle teste di studenti, lavoratori e famiglie relative, che, per tutta risposta, si organizzano alla (ri)conquista della propria visibilità sociale, dello spazio sociale collettivo ad essi proprio. Autonomamente. In modo autorganizzato e senza rappresentanza alcuna se non quella più diretta ed immediata. Senza più delegare a partito od organizzazione alcuna una battaglia, un piano rivendicativo e d’interesse che sentono innanzitutto come proprio (…)


L’uso dei fascisti contro i movimenti non è un problema di oggi
Il presente come storia già conosciuta

La puntuale azione di infiltrazione, provocazione e aggressione dei gruppi fascisti verso i movimenti degli studenti non è una caratteristica di queste settimane. L’escalation che abbiamo visto deflagrare platealmente nella manifestazione del 29 ottobre sotto il Senato con i gravi fatti di Piazza Navona, presenta innumerevoli punti di connessione sull’uso sistematico dei fascisti (e delle loro coperture negli apparati di polizia) contro i movimenti sociali che entrano in campo nell’agenda politica nel nostro paese. Da questo punto di vista, la storia aiuta a capire e la storia non è un esercizio di ricordi ma sono esperienze concrete e memoria indispensabili per capire come muoversi adesso, in questa fase storica e politica che vede tutto il milieu anticomunista più viscerale – impregnato da un odio di classe palpabile e visibile a tutti – avere in mano tutti gli strumenti di governo e di manipolazione (…)

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