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(11 Dicembre 2008)
I padroni vogliono scaricare la loro crisi su di noi,
aumentando contemporaneamente sfruttamento e precarieta’,
annullando il contratto nazionale, risparmiando sulla sicurezza.
Politici servili vincolati all’Europa e sindacalisti di stato gli danno una mano con le campagne governative contro i “fannulloni”,
abolendo il diritto di sciopero, firmando contratti bidone.
Intanto, si continua a morire di lavoro, a ferirsi, a mutilarsi, a stressarsi.
BASTA!
Non vogliamo piu’ morire, ne vivere per la crisi dei padroni.
Siamo arrivati ad un punto dove il mugugno non basta piu’, come inadeguato ed insufficiente e’ qualsiasi tentativo di riesumazione di sinistre defunte o di “sostituzionismi” sindacali.
La crisi scarnifica la realta’, e ce la presenta nella sua esplicita durezza e chiarezza: il sistema e’ in crisi ed i padroni vogliono sperimentare possibili vie d’uscita sulla nostra pelle.
Per questo sono pronti a tutto, dalla carota della nuova concertazione al bastone della solita repressione.
La nostra risposta deve essere all’altezza dei tempi e della sfida, dei tempi del mondo nuovo della planetizzazione capitalista e della sfida del tutto per tutto.
Ci vogliono riportare indietro di 50 anni, gettarci in condizioni di schiavitu’ poco salariata e molto intermittente, senza diritti, frammentati, isolati ed in competizione con i proletari migranti.
Di fronte a questo programma padronale non basta piu’ invocare il “diritto” truffaldino e la “legge”, non basta nemmeno l’attesa messianica di presunti “autunni caldi” o l’”unita” a tutti i costi per “far cadere Berlusconi”.
La storia dei movimenti antagonisti ci dimostra che se non interveniamo autonomamente, con una nostra analisi ed una nostra organizzazione, finiremo col portare acqua ad altri mulini, elettoralmente interessati ad a noi avversi.
E’ per questo che occorre fare una proposta, e muovere i primi passi pratici in questa direzione.
Oltre l’immediatismo ed il praticismo del localismo interclassista, dobbiamo raccogliere e concentrare riflessioni ed azioni autonome degli ultimi anni, dandogli teoria, respiro, costanza e strategia, superando la tipica sinusoide movimentista.
A 40 anni dal ’68, questo e’ il nostro 12 dicembre.
Oggi come allora contro lo stato delle stragi di bombe e di lavoro.
Oggi come allora gettiamo il cuore oltre il muro, a volere l’impossibile.
La c.g.i.l. cacciata dalla porta dell’universita’ nel ’77 rientra dalla finestra nel 2009.
C.G.I.L. : CHI LAMA?
Guglielmo il pifferaio ed i suoi attacchini non cambieranno il corso delle cose.
Ha una lunga e sporca storia il “sostituzionismo” politico di marca sindacale.
Dagli “scioperi contro il terrorismo” a quelli per “l’austerita’ e l’unita’ nazionale”, da quelli per “far cadere i governi” fino all’ultimo trasformismo c.g.i.l. in funzione di riesumazione della sinistra di stato.
Da un lato si continuano a firmare accordi e contratti bidone contro i lavoratori ( solo l’ultimo e’ quello apripista Alitalia ), dall’altro si tiene il piede in 2 o 3 staffe continuando la trattativa con il governo sulla “riforma” del contratto nazionale, mediando con la sinistra fronda interna Fiom, cavalcando tutto e tutti, sostituendosi ad una “opposizione defunta”, raccogliendo le spinte della “societa’ civile” tentando di strozzarle sul nascere, incanalandole sul solito terreno di una flessibilita’ possibile e riformista.
Un ritrovato massimalismo condito in salsa movimentista.
A questo tentativo che intreccia manovre e sovradeterminazioni occulte con palesi “giornate di sciopero” si accodano utili idioti, attacchini di ogni risma ed aspiranti politicanti, obbedienti al comando del loro presunto salvatore ( oggi Guglielmo, ieri Sergio, do you remember? ), pentiti e convertiti sulla via di damasco dell’”unita’ dei movimenti” per far cadere il governo Berlusconi.
E cosi’, intanto, i generosi tentativi di gruppi di lavoratori di fare in proprio rimangono isolati sotto l’attacco concentrico di padroni-governo-sindacato di stato, senza solidarieta’ significative, esposti alla sicura repressione delle leggi antisciopero.
E’ la solita storia!
Se i movimenti non si danno una propria, autonoma, capacita’ di analisi ed organizzazione, finiscono per portare acqua al mulino di altri soggetti politici e sindacali impegnati nella faticosa ricerca di uno scranno o di una sponda perduta.
Ma la crisi lavora per noi.
Il suo approfondimento rende difficile il lavoro degli sciacalli del potere perche’ la realta’ ha la testa dura ed e’ sotto gli occhi di tutti.
Questa societa’non e’in grado di assicurarci alcun futuro dignitoso.
Dalla sua disfatta non la salveranno le manovre dei prestigiatori di palazzo, ne’ le preghiere dei loro preti.
Fare in proprio
Liberta’ per il movimento!
combat
COMBAT
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