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Atene. Ordine pubblico

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(4 Maggio 2010) Enzo Apicella
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La rivolta morale dei giovani greci

(11 Dicembre 2008)

Il premier Kostas Karamanlis – oggi presente al Parlamento di Bruxelles come gli altri leaders dell’Unione Europea – spera di superare l’impasse dell’infuocata protesta giovanile come la crisi che lo colpì nell’agosto 2007 quando, a seguito dell’altro fuoco degli incendi che devastarono ampie zone dell’Elide e della mitologica Olimpia, trovò nella remissione del suo mandato l’àncora di salvezza. Allora con le elezioni di settembre riuscì a riavere maggioranza e premierato, oggi cerca di marginalizzare la protesta con populistici aiuti finanziari a chi ha subìto i danni della rabbia giovanile. Danni ingentissimi che ammontano a oltre 200 milioni di euro nella sola Atene. Le elezioni, dopo lo sciopero generale di ieri, continuano a reclamarle solo i socialisti del Pasok ma potrebbero rivelarsi una tattica tutt’altro che utile al partito di Papandreou junior.

Scegliere fra lui e il rampollo di Nuova Democrazia sta diventando per gli elettori greci un busillis senza reale via d’uscita tanto i due schieramenti sono coinvolti da anni in una speculare gestione del potere costellata di scandali (l’ultimo riguarda tangenti che la Siemens ha versato a uomini della maggioranza) ma che seguono la medesima logica: favorire apparati privati che diventano lucrosi per le aziende e i politici che ricevono prebende per sé e le casse di partito. Insomma quell’aria d’immensa Tangentopoli che faceva dire all’infangatore del socialismo italiano, al secolo Bettino Craxi, “così fan tutti”. Il sistema corrotto, familistico, autoreferenziale da decenni perpetuato dalle caste dei Karamanlis, Papandreou, Mitsotakis che arricchisce già straricchi armatori e costruttori edili per l’unico grande business su cui si regge l’economia ellenica, trasporti navali e turismo, scontenta chi non può rientrare nel giro delle spartizioni.

E’ certo che parecchi kukulofori (gli adolescenti incappucciati che mettono a ferro e fuoco i centri urbani) provengono anche dai ceti medi che vedono soffocate le prospettive di futuro economico, e proprio l’ennesima verifica elettorale richiesta dal Pasok non appare alla popolazione come foriera di alternative. Nell’ultima tornata la sinistra comunista e quella antagonista hanno accresciuto i consensi ma con il loro 14%, pur in un’improbabile alleanza con gli Ortodossi Popolari (3,8% nel 2007), non potrebbero scalzare il bipartitismo affaristico che s’è finora diviso gran parte degli elettorato. Che, come nel resto d’Europa, è costituito da un iper realistico individualismo rivolto a personali interessi e non trova conveniente opporsi a chi gestendo il potere può fornire lavoro, guadagni, favori in uno spaccato che va dal grande accumulo alla semplice sopravvivenza.

Un quieto vivere che appare meno quieto ai figli di certi padri collusi, che sull’onda d’una ideologia ribelle e di profonde sensibilità reclamano una scossa morale. Contro la società del mercimonio senza ideali, in opposizione ai politici di cui Nuova Democrazia o Pasok sono modelli assolutamente contigui a difesa del capitale, dei privilegi, delle caste. Naturalmente in prima fila ci sono i marginali, i disoccupati, i giovani impoveriti dal precariato delle poche centinaia di euro su cui hanno un forte ascendente le organizzazioni anarchiche. Le quali, storicamente presenti nel panorama antagonista sin dalla lotta alla dittatura dei colonnelli, hanno sensibilmente aumentato il proprio seguito. Nella capitale dove contavano qualche centinaio di attivisti hanno da almeno un paio d’anni attorno ai tremila militanti. Loro hanno guidato gli assalti ai commissariati che oggi hanno segnato l’ennesima mattinata di scontri assieme alla protesta davanti all’enorme carcere di Koyrdallos, dove già il mese scorso ci fu una rivolta dei detenuti contro il sovraffollamento.

La lotta al sistema consumistico e repressivo ha visto il movimento anarchico, i No global orientare un’ampia fetta di liceali inferociti per l’uccisione del giovane Alexis e una delle loro richieste accanto alle dimissioni del governo, all’incriminazione dell’assassino di Grigolopoulos, è lo scioglimento delle famigerate Mat (le squadre antisommossa). Intanto la magistratura della capitale ha confermato l’accusa di omicidio volontario per l’agente sparatore Epaminonda Korkoneas. La tesi d’aver esploso due proiettili in aria e un terzo che rimbalzando a terra ha accidentalmente colpito lo studente anarchico non regge di fronte alle decine di testimonianze di passanti. La sua ulteriore versione d’aver ricevuto sull’auto di servizio alcune bottiglie molotov è risultata falsa, si trattava di bottiglie vuote lanciate all’indirizzo dei poliziotti in palese atteggiamento aggressivo. Le molotov sono comparse certamente numerose ma nelle ore seguenti alla morte del ragazzo.

Sul comportamento intimidatorio assunto dalle forze dell’ordine (ora il ministro Pavlopoulos sta facendo retromarcia e dichiara che ogni eccesso repressivo verrà punito) si sono pronunciati numerosi commentatori. Intervistato stamane da RadioTre un giornalista della tivù ellenica ha sostenuto come la polizia del suo Paese sia diventata una banda armata al servizio d’interessi privati. Ha confermato come la situazione politica non offra sbocchi credibili in quanto la crisi identitaria coinvolge l’apparato dei due colossi di maggioranza e opposizione interessati al massimo a scambiarsi i ruoli, non a progettare una reale trasformazione o una rigenerazione etica. Un po’ come da noi.

11 dicembre 2008

Enrico Campofreda

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