">
Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro (Visualizza la Mappa del sito )
(13 Dicembre 2008)
La crisi rovinosa che sta sconvolgendo l’intero occidente capitalistico sta già mandando sul lastrico milioni di lavoratori: un’ondata di licenziamenti, esuberi e casse integrazioni senza precedenti stà falcidiando migliaia di posti di lavoro sia nelle grandi imprese che in quelle medio-piccole.
Fino a ieri i padroni e i top manager delle grandi compagnie (pubbliche e private) si sono assicurati profitti da record chiedendo ai proletari continui sacrifici e rinunce in nome di Maastricht, dell’Europa dei banchieri e del rispetto dei dogmi del mercato.
-In questi anni, grazie a questi parassiti sostenuti sia dai governi di destra che da quelli di centrosinistra, la differenza di retribuzioni tra dirigenti e dipendenti è passata da 10:1 a 1000:1: oggi un dirigente guadagna in media mille volte di più di un lavoratore.
-In questi anni la differenza tra il reddito delle fasce più povere e quello delle più ricche della popolazione è aumentato del 33%.
-Da più di dieci anni milioni di giovani sono condannati ad una precarietà permanente e alla negazione dei più elementari diritti, finanche quello alla sicurezza sui luoghi di lavoro: il risultato sono quasi 1500 morti all’anno, cifre da guerra civile!
Oggi i padroni e i banchieri, dopo aver saccheggiato tutto il possibile, pur di salvare le loro ricchezze da una crisi di cui sono i primi responsabili, chiedono ai governi di presentare ancora una volta il conto alla classe lavoratrice, smantellando quel che resta dello stato sociale. Dopo le famigerate riforme di scuola e università, ora tocca di nuovo alle pensioni, come dimostrano le ultime uscite della Marcegaglia subito fatte proprie dal governo Berlusconi.
A pagare dunque, sono sinora stati sempre e solo i lavoratori e le loro famiglie, con o senza crisi!
Tutto ciò è stato possibile anche grazie all’operato dei vertici sindacali (Epifani compreso) e dei partiti della sedicente sinistra (Rifondazione comunista inclusa), che in questi anni hanno svenduto le conquiste del movimento operaio sull’altare dei “governi amici” (Prodi) e della concertazione tra governi e sindacati sulla pelle dei lavoratori.
Per questo, lo sciopero di oggi non può e non deve servire a far pulire la coscienza a chi, come gran parte del vertice della CGIL, in questi anni ha svenduto salari, diritti e contratti; né a riportare la CGIL nella stanza dei bottoni per mediare al ribasso con un governo fascista e reazionario.
Questo sciopero dev’essere la base per rilanciare un movimento di opposizione di classe contro governo e Confindustria, un movimento di lavoratori, disoccupati e studenti unito contro il nemico comune, autonomo dai burocrati sindacali e dai politicanti del PD e della “sinistra” di governo.
Per sconfiggere i piani di governi e padroni è necessario mettere in piedi fin da ora comitati unitari di lavoratori e precari in tutti i luoghi di lavoro, per il rilancio di un vero movimento sindacale di classe e combattivo, libero da burocrati e carrieristi.
Per uscire dalla miseria prodotta dal tracollo del sistema capitalistico i proletari non hanno altra strada che costruire la propria organizzazione politica autonoma, il partito di tutti gli sfruttati, contrapposto a quelli dei padroni e alternativo alla sinistra di governo.
L’unica strada è la lotta di classe!
Per il comunismo
Napoli, 12-12-2008
Associazione marxista Unità Comunista
www.unitacomunista.it
15101