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(1 Settembre 2011) Enzo Apicella

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12 dicembre 2008, il primo sciopero generale della grande crisi

Approfittiamo dell’occasione.

(12 Dicembre 2008)

Volantino distribuito da operai a operai in migliaia di copie alla new holland di modena e oltre (ferrari, maserati, terim, hera, sassuolo e carpi).
dopo attenta lettura e' stato appiccicato nelle bacheche dagli operai...

Lo sciopero generale può e deve essere l’occasione per una dimostrazione di rabbia, un inizio di ribellione, di resistenza accanita contro gli effetti di una crisi, che loro, i padroni e il loro sistema di produzione e di scambio hanno provocato. Gli operai presi singolarmente sono sopraffatti dai problemi immediati e cercano soluzioni individuali, non ne troveranno una sola.

Solo collettivamente ci potremo difendere veramente e cominciare a pensare alla grande: se i padroni e tutti i loro sostenitori e rappresentanti politici hanno fallito devono farsi da parte, la crisi spinge verso un cambiamento epocale, agli operai la possibilità di proporsi come una nuova classe dirigente, con un nuovo modo di produzione, che libera le forze produttive dalle catene del profitto estorto a tutti i costi ed in qualunque condizione. Loro escono dalla crisi con le guerre, distruggendo mezzi produttivi e uomini, trasformando la società in una caserma, hanno già iniziato.

Per scaricare le responsabilità del disastro economico mettono operai contro operai, Stati contro Stati, riscoprono nazionalismo e protezionismo. Ogni padrone che licenzia i suoi operai attribuisce questa scelta ad altri, alla finanza allegra di cui fino al giorno prima ha fatto largo uso, al credito bloccato, al consumo che si contrae dopo aver per anni schiacciato i salari …
Il padrone diventa così sfacciato che chiede al suo schiavo un’alleanza per risollevarsi dalla crisi nel momento stesso in cui lo mette alla fame. Ma dove sono finiti tutti i profitti che hanno accumulato spremendoci in questi anni? Perché, solo per fare un esempio, noi dobbiamo vivere con 700 euro al mese di cassa integrazione e loro continuare a vivere da ricchi come se niente fosse successo? Perché dovremmo accettare questa condizione in silenzio o elemosinando qualche spicciolo dallo Stato, noi, i produttori a salario di tutta la ricchezza materiale che loro hanno distrutto e stanno distruggendo?

Lo sciopero generale è l’occasione per trovarsi tutti in piazza, chi sta ancora lavorando e chi è già in mezzo ad una strada, per dare inizio ad un movimento contro la crisi che è solo agli inizi. Stanno precipitando nella condizione operaia tanti e tanti colletti bianchi che avevano una fiducia illimitata e riverente verso il “loro datore di lavoro” che da un momento all’altro li ha licenziati. Se hanno imparato qualcosa saranno in piazza al nostro fianco. Lasciamo ai capi sindacali escogitare ricette per salvare capre e cavoli, profitti ed occupazione, profitti e salari, come si sono messe le cose non funzioneranno.

O gli interessi dei padroni o quelli degli operai, così la crisi pone il problema, così va risolto. Non facciamoci sfuggire l’occasione del primo sciopero generale della grande crisi e non sia la solita, silenziosa processione.

Associazione per la Liberazione degli Operai

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