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La classica foglia di fico

Liberazione e la lotta degli operai Maserati

(19 Dicembre 2008)

Caro direttore, come redattore di questo giornale non credo di aver mai preso la penna in mano per scriverti pubblicamente.
Nella sezione delle lettere compare la mia firma, purtroppo, solo in calce a qualche necrologio.

Lo faccio questa volta per esprimere un senso di rabbia e di impotenza che ormai è diventato incontenibile ed anche per esprimere qualche critica sulle vicende del nostro giornale.

Non credo che "Liberazione" si meriti più di prendere buchi così clamorosi per quanto riguarda le notizie dal mondo del lavoro.
Mi riferisco alla vicenda Maserati che oggi esce, con ritardo, in prima pagina. Personalmente, ieri avevo avvertito tre responsabili del giornale a proposito della sospensione del delegato della Fiom che stava lottando per l'assunzione di un gruppo di precari.

Ma nonostante questa attenzione... E' solo l'ultima di una lunga serie, naturalmente. Serie che non sono più disposto a tollerare.

Nonostante non abbia incarichi di responsabilità, perché come è noto tu hai deciso altrimenti, cerco sempre di tenere aggiornata l'agenda degli appuntamenti e di passare le notizie, importanti e meno.
Ma così è una guerra impari.
E non sono più disposto a combatterla.

Sì, lo ammetto, ho fatto questo mestieraccio anche con una idea di militanza politica e sociale.
So che questa parola ti fa orrore, ma prendila per quello che vale, soprattutto quando racchiude un patrimonio di esperienze e saperi che sono importanti per una comunità che lotta.

Del resto, non mi pare che ci possano essere giornalisti in testate più blasonate di "Liberazione", e cosiddette di informazione, che possano vantare la "non militanza".
Per me ha il valore di una ispirazione.
Il premio più bello che ho ricevuto in questi quindici anni in cui ho fatto il redattore sindacale a "Liberazione" è stato pochi giorni fa quando un dirigente di una federazione importante mi si è avvicinato chiedendomi un incontro.
«Sai - mi ha detto - i responsabili lavoro passano ma tu rimani».

Sai, a volte le parole sono "belle parole" e basta. Come quelle che trovo scritte nel piano di rilancio del nostro giornale. «La sinistra ha il dovere di rappresentare il lavoro», c'è scritto al primo punto dei temi da affrontare.
Mi chiedo come sia possibile in un giornale dove non ci sono né le pagine per farlo in modo degno, né una organizzazione per farlo in modo puntuale. Si decanta ancora, e giustamente, la tua pagina dedicata alle morti sul lavoro.
Non vorrei però che diventasse la classica foglia di fico.

Fabio Sebastiani

Fonte

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