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Avvisi ai naviganti: un'altra vita è possibile

(28 Dicembre 2008)

Pochi si rendono conto che il capitalismo non è solo una ideologia e una cultura, ma è anche un sistema in funzione, che dura da secoli, e che è impossibile battere sul piano democratico e teorico, ma è necessario contrapporvi un diverso modo di lavorare e produrre beni materiali, in cui si verifichino per i lavoratori migliori condizioni di vita, dignità, e uso delle proprie capacità intellettuali.

E’ ben noto il pensiero di un teorico del liberismo, Taylor, che diceva agli operai: “non vi chiedo di pensare, c’è gente pagata per questo”.

Parliamo di un sistema economico che ha condannato più della metà della popolazione mondiale alla passività, all’obbedienza, alla assenza di qualunque prospettiva di miglioramento, con la sola speranza di non essere tra le vittime di incidenti mortali, malattie, infortuni, licenziamenti.

Anche nei regimi comunisti o meglio falsamente comunisti, è storia recente che il partito ha sostituito il padrone e il “modo di produrre” non è cambiato, la tanto sbandierata dittatura del proletariato è risultata una beffa, proprio come oggi in Cina, dove il “taylorismo” è applicato come in Occidente.

Con il progressivo e definitivo spegnersi della speranza comunista, abbiamo oggi una identificazione dell’operaio con gli interessi del padrone, e capitale e lavoro risultano avere gli stessi obiettivi, come dimostra il voto operaio dato ai partiti di destra e confindustriali.

La crisi strutturale del capitalismo finanziario e manufatturiero, che senza il denaro statale sarebbe già crollato come sistema, a cui si aggiunge una crisi dell’intero ecosistema dovuta all’irresponsabile creazione del consumismo senza tener conto della sostenibilità, sono due crisi epocali provocate dalle suddette entità capitaliste, a cui, in assenza di alternativa, si continuerà a dare soldi e potere.

Mi rivolgo esclusivamente a coloro che desiderano cambiare queste logiche che condannano a morte persone e ambiente e, come me, non hanno un partito di riferimento che parli di un ciclo storico concluso e di una via nuova sia come modo di produrre, sia per la sostenibilità possibile.

I maggiori guai nella storia umana sono sempre derivati dalle grandi concentrazioni economiche, che prima o dopo si trasformano in concentrazioni di potere, come le multinazionali o i trust televisivi, che cominciano a dare ordini alla politica, come hanno fatto i petrolieri con Bush padre e figlio per le guerre irakene, o come il monopolio privato dei media che ha creato il potere del piccolo Cesare, alias Silvio B.

La logica monopolista, che si è fatta globalizzazione, è il peggior nemico degli uomini e del pianeta e oggi pretende soldi pubblici per non dichiarare bancarotta.

Io sostengo che il piccolo modo di produrre, individuale o in piccole cooperative, legato al territorio e ai consumi interni di ogni nazione, è il più avanzato e moderno ed evita la creazione degli oligarchi.

Faccio un esempio concreto: in Italia gli oligarchi, per quanto riguarda l’energia, cercano di imporre quella nucleare, che può essere in mano solo a grandissimi gruppi, e anche per le rinnovabili pensano a grandi centrali in mano industriale.

Se in Italia avessimo un movimento moderno e seriamente antagonista contro i monopoli, dovrebbe proporre il fotovoltaico diffuso, tutto in mano a piccoli e piccolissimi produttori, orizzontale su tutto il territorio, per creare milioni di nuove figure professionali che gestiscono e vendono energia elettrica.

In pochissimo tempo si otterrebbe un surplus tale di energia elettrica che lascerebbe i nuclearisti con le pive nel sacco.

La microgenerazione al posto della macrogenerazione, senza dipendere da nessuno se non dal sole (che è democratico), in moderne “FATTORIE SOLARI”, che coniugano futuro e antico, ripopolando terre abbandonate e piantando alberi da frutto vicino ai modernissimi captatori di energia, potendo vivere senza obbedire a un padrone, e potendo migliorare le proprie condizioni di vita senza sfruttare nessuno e senza essere sfruttato.

Questo è un “nuovo modo di produrre” che deve attirare milioni di persone e deve dimostrare che un’altra vita è possibile, concreta, senza inquinare, senza rischiare la propria vita e la propria salute, da soli, o con la propria famiglia o in associazione libera tra individui cooperanti.

Con l’elettricità si ha un reddito (proporzionato alla superficie di pannelli), ci si scalda, ci si rinfresca, si cucina, ci si illumina, ci si sposta con una macchina elettrica, ci si collega ad Internet con cui è possibile ogni informazione e anche far conoscere la propria esperienza, e si vive in modo sostenibile.

Chi vuole un altro modo di vivere ce l’ha a disposizione, ma nessuno ti aiuterà, dalla politica alle istituzioni, se ciò non succederà è perché ancora non si è ben compreso dove ci sta portando il “sistema”.

Ricordiamoci che il sistema in cui viviamo è fragilissimo e sono bastati tre giorni di sciopero dei camionisti per farci trovare i supermercati vuoti e le macchine a secco di carburante, mentre la scelta dell’autosufficienza energetica e anche alimentare ci mette al riparo da queste future e quasi certe calamità.

Dentro una scelta del genere c’è una ricerca di vera libertà, di indipendenza,di etica verso l’ambiente, di etica sociale e di concreto antagonismo al nucleare.

Paolo De Gregorio

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