">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Atene. Ordine pubblico

Atene. Ordine pubblico

(4 Maggio 2010) Enzo Apicella
Grecia. Il Fondo Monetario Internazionale si scontra con la resistenza popolare

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Capitale e lavoro)

Grecia chiama Italia

(29 Dicembre 2008)

A tre settimane dall’infame assassinio di Alexis Grigoropoulos, la rivolta popolare ad Atene e in gran parte della Grecia è ben lungi dall’essere rifluita.
Per più di dieci giorni migliaia di giovani studenti e proletari si sono fronteggiati nelle strade con le forze della repressione al servizio del governo fascista di Karamanlis: un ondata di proteste partita dal quartiere di Exarchia (storica roccaforte della sinistra di classe) e rapidamente estesasi a tutta la capitale, a Salonicco, Patrasso, Larissa, Rodi, Corfù e numerose altre città elleniche.

In questi giorni, continuano a susseguirsi manifestazioni, assemblee e occupazioni, nel silenzio più totale dei mass media asserviti al potere e nonostante il governo confidasse nel riflusso natalizio. Al contrario, il sentimento di rivolta ed insubordinazione inizia ad estendersi oltre il perimetro giovanile e studentesco, diffondendosi tra larghi strati popolari, in primis pensionati, lavoratori precari e a basso reddito messi ancor più in ginocchio dalla crisi economica, e soprattutto settori di soldati in leva obbligatoria.

Ciò dimostra come ci troviamo di fronte a qualcosa di ben diverso a un “fuoco di paglia” limitato al giusto e sacrosanto sentimento di indignazione e rabbia (a cui come comunisti rivoluzionari ovviamente ci associamo) nei confronti all’omicidio a sangue freddo di un giovane di 15 anni.

L’assassinio di Alexis è stato il realtà il detonatore di un malcontento e di un sentimento di rivolta che ha radici ben più ampie e profonde, la scintilla che posatasi su un contesto sociale altamente infiammabile ha provocato l’incendio.

Ancora una volta la catena del profitto capitalista si rompe nel suo anello più debole.
Da anni la Grecia rappresenta una delle principali sacche di miseria e sottosviluppo nell’Europa dell’Euro: reddito medio pro-capite al limite della soglia di sussistenza, disoccupazione alle stelle, totale carenza di servizi e tutele sociali alle fasce più povere della popolazione, ed in più una classe politica al potere totalmente screditata agli occhi delle masse popolari per via di una miriade di casi di corruzione e nepotismo. La crisi capitalistica internazionale ha fatto il resto, esasperando in migliaia e migliaia di studenti, lavoratori e proletari una situazione già di per se insostenibile.

Dunque miseria, sottosviluppo, disoccupazione, corruzione negli apparati dello Stato, un governo di destra che prova a nascondere le proprie vergogne con la clava della repressione e di riforme privatistiche, e sullo sfondo una crisi economica senza precedenti: non ci vuole molto ad accorgersi che l’Italia è forse il paese europeo maggiormente accomunato alla Grecia per questo mix di fattori socialmente esplosivi.

E’ per questa ragione che il movimento comunista ed anticapitalista italiano deve guardare alla Grecia non limitandosi alla (pur necessaria) solidarietà internazionalista con le rivolte spontanee prodottesi sul territorio ellenico, ma guardando alla Grecia come prima ed embrionale fucina di una nuova era di scontro tra le classi sempre più inevitabile dato l’aggravarsi della crisi capitalistica internazionale. Uno scontro che è lecito prevedere attecchirà in maggior misura e con maggior radicalità proprio in quegli “anelli deboli” da cui l’Italia, ed in misura ancor maggiore il suo meridione, è tutt’altro che estranea.

Le rivolte greche ci offrono (o forse ci riconfermano) alcuni elementi di riflessione utili anche per le nostre battaglie.

Innanzitutto che le rivolte nascono sempre spontanee e circoscritte ad ambienti giovanili-studenteschi, ma che in corso d’opera o sono in grado di allargarsi e saldarsi con l’insieme della classe sfruttata e del proletariato (sia quello di fabbrica che quello precario principalmente diffuso nelle metropoli), la sola capace di inceppare e mettere in ginocchio il meccanismo di accumulazione del profitto, oppure sono condannate inevitabilmente alla sconfitta per mano della repressione.
Con ogni probabilità, le proteste in Grecia si sarebbero sedate in poche ore se nel frattempo il movimento non si fosse allargato a settori significativi di lavoratori, pensionati, precari, disoccupati, immigrati, molti dei quali hanno solidarizzato attivamente praticando in alcuni casi le stesse forme di lotta radicale (contrariamente a quanto accaduto in Italia nell’epoca no global, quando la caccia al “black block” e all’incappucciato divenne quasi sport nazionale anche all’interno del movimento…).

In secondo luogo, gli eventi greci mettono ancora in evidenza (semmai ce ne fosse stato ulteriore bisogno) come i vecchi rottami stalinisti del “socialismo reale” siano del tutto irrecuperabili ad una prospettiva di trasformazione rivoluzionaria dell’esistente. Ne ha dato un’ennesima e brillante prova il KKE, partito che, a differenza degli arcobaleni e delle Rifondazioni nostrane, fa continuo sfoggio di una fraseologia e di parole d’ordine ispirate alla purezza marxista-leninista, per poi prendere le distanze dalle lotte, denigrandole ed infamandole con la solita tecnica tesa a bollare i rivoltosi come “agenti infiltrati del governo”.
C’è qualcosa che non quadra se quello stesso governo Karamanlis i cui infiltrati sarebbero stati prontamente “smascherati” dai vertici del KKE…è subito accorso in sostegno del KKE stesso lodandone il senso di responsabilità e la pronta condanna delle “violenze” di strada!!!
Visto il silenzio tombale dei diretti interessati, saremmo curiosi di conoscere l’opinione in merito di quelle realtà politiche presenti in Italia (non solo degli ultimi detriti di nostalgici presenti nel Prc e nel Pdci, ma anche qualche “distratto” ammiratore all’interno della sinistra di classe) che da anni indicano il modello-KKE come alternativa “comunistissima” (oltre che garanzia di successi elettorali) al riformismo liberaldemocratico ed elettoralmente suicida di Bertinotti e compagnia… Ma è altamente probabile che ci troveremmo di fronte all’ennesimo triplo salto mortale teso a giustificare, magari in nome della rivoluzione… l’appoggio de facto al governo Karamanlis!

Da parte nostra non abbiamo riserve, ne distinguo da fare: siamo al fianco dei rivoltosi greci (tutti), e solidarizziamo con quelle organizzazioni comuniste (come nel caso del KOE e dell’EEK) che lavorano da comunisti dall’interno delle lotte, a differenza di quei burocrati parolai sempre pronti al compromesso pur di salvare qualche comoda poltrona “in nome del socialismo”.

Nell’epoca della barbarie il sistema di produzione capitalistico non può più concedere alcunché alla classi sfruttate: al contrario è costretto ad attaccare qualsiasi diritto e garanzia pur di potersi mantenere in vita.
Nell’epoca della barbarie ogni via riformista (per quanto “radicale” essa sia) e ogni mediazione parlamentarista, che fino a qualche decennio fa poteva offrire qualche pannicello caldo attraverso politiche redistributive compatibili col capitalismo, non sono più soltanto delle illusioni, bensì delle vere e proprie trappole da cui i comunisti farebbero bene a tenersi alla larga, concentrando i loro sforzi e le loro forze (ancora troppo esigue) al difficile lavoro di ricomposizione di classe e all’altrettanto impegnativo lavoro di costruzione dell’organizzazione politica dei comunisti, autonoma dalla borghesia e dalle sinistre del riformismo senza riforme, e libera da utopie movimentiste e nostalgie di capitalismi di stato.

In Grecia come in Italia…

Solo la lotta paga!!!
Per un polo autonomo di classe
Per il comunismo


27-12-2008

Associazione Marxista Unità Comunista
Movimento campano per la costituente comunista
www.unitacomunista.it;

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «La Grecia brucia!»

Ultime notizie dell'autore «Associazione Unità Comunista»

7252